IL RISVEGLIO racconto di Annalisa Aprile

Dalla tensione delle labbra, il sogno in corso non doveva essere dei più rassicuranti, tanto che nel giro di due minuti l’unico occhio visibile (l'altro insieme a tutto l’emisfero sinistro sprofondava pesantemente nel cuscino), si apre di colpo per richiudersi dopo un secondo… giusto il tempo di lanciare uno sguardo infantile un po’ atterrito dall’ambiente circostante nella luce artificiale dell’alba!
Al terzo tentativo M. riesce a vincere sul sonno e lentamente ruota il busto verso l’esterno, finendo col sedersi sul lato destro del letto… il freddo immediato sotto la pianta dei piedi lo spinge brutalmente verso la realtà: doveva uscire da quel pericoloso stato di incredulità, lavarsi alla meglio, vestirsi in fretta (tanto più che pantaloni e giacca grigia risaltavano magnificamente sulle mattonelle giallognole)… priorità assoluta: allontanarsi da quel luogo ostile prima possibile!
Solo ora, calpestando accidentalmente la seta blu di quel vestito troppo scollato per una cena di lavoro (… può una notte cambiare tutto?!), gli viene voglia di osservare l’enigmatica donna che gli dormiva, ultrasensuale, accanto… anche se solo per dieci secondi esatti… assorbiti interamente dalle variazioni di luce rossastra delle infinite ciocche sparse disordinatamente sulla nuca, che le lasciavano scoperta appena una sottile fascia di pelle trasparente prima della bordura del lenzuolo.
Confuso, perlustra seminudo il resto dell’appartamento inciampando tra gli effetti personali di un’ estranea … localizzato a stento il bagno, apre il rubinetto e rimane immobile, con i vestiti in mano, davanti allo specchio (mentre lei si rigira, come infastidita, tra le lenzuola ), chiedendosi ossessivamente… se tutto questo gli stesse accadendo davvero, fino a quando non viene colpito a tradimento da schizzi d’acqua gelata sulla pancia, che contribuivano a dargli quella netta sensazione di pericolo… buttare via dieci anni d’amore misto a faticosissimi compromessi coniugali… e per cosa poi … non c’erano risposte lì in mezzo ad inutili rossetti e cremine profumate, che assistevano indifferenti alla scelta più difficile della sua vita… comunque appena presa andava scritta nero su bianco… per non tornare indietro
Finalmente davanti alla porta d’ingresso, nel suo completo… più grigio del solito, si accende una sigaretta , la prima dopo un anno, nella speranza di un po’ di lucidità … necessaria a comunicarle (sul retro di una casuale busta da lettere) che non aveva intenzione di vederla di nuovo "… perdonami! M.".
Spegne la sigaretta a metà, e decide che non è tempo di scegliere niente…non qui , non ora… stringe la busta in mano, accartocciandola quasi con rabbia , apre la porta e lascia quel dannato appartamento, rilassando tutti i muscoli del corpo fino alla punta estrema delle dita…
M.: – “ Ciao amore , stai bene?” – accarezzando, commosso, il portaritratti d’argento sulla sua scrivania – “certo che me ne ricordo, non preoccuparti sarò a casa per le sette! ”
L: – “Mi raccomando puntuale, tanto lo so, daranno la colpa a me, come sempre… tua madre fa così da dieci compleanni ormai !… Ma , è successo qualcosa ?… No, è che hai una voce un po' strana … Commenti del capo sulla cena !?… Sono contenta … ti amo anch’io!”.
L. abbassa lentamente la cornetta, sorridendo alla stessa foto di loro due, incorniciati ora dalla carta da parati, mentre con la mano sinistra sposta tutti i capelli al lato del collo, le davano fastidio a volte, così ricci e dispettosi, ma era bello quando M, ipnotizzato, la osservava, intenta a radunarli tutti dietro la nuca!
La stanza da letto… un disastro: tutto fuori posto… compreso il suo vestito preferito che giaceva calpestato ai piedi del letto… (stando all’etichetta interna) avrebbe dovuto portarlo in tintoria !…
Posata la tazza di caffè troppo amaro, trascina la spazzatura verso la porta… guardando con curiosità una mezza sigaretta rimasta, chissà da quanto, indisturbata nell’angolo vicino al portaombrelli… appena sul pianerottolo, si china per raccogliere da terra una cartaccia che spinge a fatica dentro il sacco della spazzatura già pienissimo.
Nel frattempo è arrivato l’ascensore ed L., senza un filo di trucco, davanti allo specchio, finisce di sistemarsi alla meglio i ciuffi sfuggiti alla presa del fermaglio…

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