"Ilaria Alpi era una persona molto determinata e con un grandissimo senso della sua professione…" – Incontro con Giovanna Mezzogiorno

All'incontro per la presentazione di “Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni” si è discusso poco del film e molto di giornalismo. Ilaria Alpi siamo dovuti andare a cercarla tra i minimi scampoli di un'intervista alla luminosa quanto serena Giovanna Mezzogiorno…

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Il clima è infuocato alla conferenza stampa che segue la proiezione per la stampa del film Ilaria Alpi. Il più crudele dei giorni. I giornalisti dei vari quotidiani italiani si accavallano in contorsioni verbali pur di strappare una risposta il più aderente possibile alla verità, come se la Corte Suprema di Cassazione si fosse spostata al cinema 4 Fontane assieme ai suoi magistrati. Il tema è invero scottante, una giornalista e il suo cameraman sono stati uccisi barbaramente ed i loro colleghi, oggi, in un certo senso, scorgono nel film e nei loro autori non tanto i fautori della messinscena di un delitto, ma i testimoni oculari di quello stesso delitto. Niente di male, ma le domande poste a regista e sceneggiatori si sono fermate sul chi, come, quando e dove della sentenza, della Corte di Assise, sulla responsabilità dell'Esercito Italiano e via storicizzando. E il film? Un po' di film, perché è questo che in realtà ci interessa, siamo dovuti andare a cercarlo tra i minimi scampoli di un'intervista alla luminosa quanto serena Giovanna Mezzogiorno, testimone, almeno cinematograficamente, più vicina ad Ilaria Alpi.

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E' vero che per calarti nel personaggio di Ilaria Alpi hai addirittura studiato la sua gestualità?

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Direi di no, ho visto molti filmati su Ilaria, ho parlato ovviamente con Luciana e Giorgio Alpi. Ho cercato di capire la sua personalità, il suo modo di approcciarsi al lavoro e il modo di affrontare questa vicenda e quindi più in generale la sua professione. Quello che vorrei dire è che noi non abbiamo fatto un lavoro di imitazione poiché sarebbe stato sbagliato. Copiare una persona, cercare di scimmiottare i sui gesti, il suo modo di parlare, generalmente sono delle cose molto pericolose. Ho cercato semmai di assomigliare a Ilaria nel suo modo di essere, nel modo in cui ha deciso di affrontare in un certo senso la sua vita e in particolare questa vicenda.



Lo studio quindi si è improntato più sulla ricostruzione del quotidiano di Ilaria?



E' stato fatto chiaramente uno studio anche abbastanza dettagliato per esempio sulla ricostruzione dei costumi, della maniera in cui lei si vestiva. Però, ecco, non l'ho voluta copiare. Anche perché io e lei comunque siamo persone molto diverse, sia fisicamente che caratterialmente. Lei aveva l'età che io ho adesso più o meno quando io avevo 13 anni, quindi insomma è stato fatto più un lavoro di comprensione di Ilaria, più che di cercare di imitarla.



Hai detto di aver cercato di capire il suo modo di essere; dunque studiandola, da attrice, che idea ti sei fatta della persona che in qualche modo dovevi interpretare, chi era secondo te Ilaria Alpi, com'era?



Credo di aver capito che Ilaria fosse una persona molto determinata, con un grandissimo senso della sua professione e quindi della profondità del suo lavoro. Con un grandissimo senso di giustizia e anche di ingiustizia. Ripeto una persona estremamente determinata nel voler portare a termine delle cose nelle quali credeva. Una persona con una grande ambizione, chiaramente "ambizione" nell'accezione positiva del termine, perché andare in guerra in un paese con una persona all'inizio sconosciuta [il cameraman Miran Hrovatin], in più essere una delle prime donne inviate di guerra, ecco, tutto questo richiedeva coraggio e ripeto una grandissima determinazione. E lei li aveva, perché amava il suo lavoro, credeva nella suo professione e nella sua utilità. Una persona di grinta e buona fede.



Come ti sei trovata nell'interpretare un personaggio realmente esistito?



La difficoltà di fare personaggi realmente vissuti consiste come dicevo nell'errore tragico di fare un'imitazione, anche se effettivamente esistono più appigli per costruire un personaggio di questo tipo, perché ci sono persone che possono raccontarti aneddoti ecc., tuttavia sussiste una responsabilità molto forte, chiaramente soprattutto nei confronti di Luciana e Giorgio Alpi, nei confronti dei conoscenti ecc. ecc.



Come si è svolto il tuo lavoro con Rade Sherbedgia [attore che interpreta il cameraman Hrovatin, conosciuto anche per le interpretazioni in Prima della pioggia, Eyes wide shut, Mission Impossible II, ecc]?



Quello che abbiamo cercato di fare sia io che Rade lavorando con il regista, è stato quello di dare verità a questi personaggi, cioè, non fare la parodia dei giornalisti che vanno a fare gli inviati di guerra, che volendo potrebbero anche possedere una serie di cliché, noi semmai abbiamo cercato di dare la sensazione e l'emozione di due persone normali nell'atto del proprio lavoro, fatto bene, con passione e concentrazione. Cercavamo la verità, ma senza isterie, senza fanatismi e sovreccitazione, ecco abbiamo cercato di dare l'idea di due persone che si trovano insieme in viaggio, che si raccontano cose e condividono momenti, preoccupazioni, tensioni, insomma una normalità in una situazione che completamente degenera: la verità. Senza fare la parodia del giornalista inviato di guerra che francamente era una cosa alla quale avremmo potuto cedere.



In ultimo, cosa ti ha insegnato questo film, o meglio, quale riflessione ti ha suggerito?



Io penso che questo film metta in luce un problema veramente grande. Quello della libertà di ognuno di esercitare la propria professione onestamente. Adesso poi purtroppo questo film esce anche con una coincidenza agghiacciante, quella della guerra. Per ritornare al film comunque ciò che interessante è la domanda che pone: possiamo dire quello che sappiamo, possiamo fare il nostro lavoro, possiamo farlo liberamente? Se un giornalista un domani scoprisse delle cose gravi, importanti, le potrebbe dire, sarebbe libero di farlo? Io credo di no!



 


 


 

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