INFINITY FESTIVAL – Naomi Kawase: il cinema come segno dell’esistenza

L’Infinity Festival di Alba, offre un omaggio alla più giovane cineasta giapponese contemporanea, con una retrospettiva che comprende cortometraggi e lungometraggi, testimonianze commosse e commoventi di un essere e fare cinema tra i più originali del nostro tempo

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA POSTPRODUZIONE, CORSO ONLINE DAL 17 GIUGNO

--------------------------------------------------------------

Mai come nel cinema di Naomi Kawase possiamo rinvenire la palpabilità della vita, la sua materialità vibrante, i segni del suo essere nell’attimo in cui si compie e già non è più. Per questo è difficile parlare dei suoi film, relegare alla fissità della parola scritta (lei che alla parola preferisce il suono e gli odori del silenzio…), il compito di trascrivere gli umori e le emozioni che nascono dalla loro visione, un perenne divenire di immagini che si susseguono con quel candore e quella drammaticità mai esplicita propria di uno sguardo volto alla continua ricerca del sé nell’altro, e dell’altro attraverso gli infiniti modi con cui il sé si rapporta al mondo. E per questa tensione romantica che lo anima, per questa spinta che lo trascende e lo sollecita al superamento di quella solitudine del senziente, a cui si è comunque condannati, il cinema della Kawase è senz’altro un cinema spirituale, un percorso di autocoscienza teso a cercare nell’illusoria fisicità dell’opera filmica un luogo dove abitare, dove riporre i volti e i paesaggi della propria memoria, custodirli e preservarli dall’incedere del tempo che prelude alla morte e lasciare una traccia indelebile del proprio vissuto.
Ma si tratta appunto di un dolce e crudele miraggio, di una rassicurante fata morgana a cui la Kawase si rivolge sempre con grande consapevolezza. La giovane cineasta giapponese mostra infatti costantemente di percepire la vacuità del suo gesto nel preciso istante in cui lo compie: filmare, riprendere, racchiudere in un quadro è sempre un’operazione dolorosa, imperfetta, non-conclusa. Del resto, come circoscrivere il fluire della vita, la circolarità degli eventi che si ripetono giorno dopo giorno con quella ritualità disarmante e commovente, senza avvertire il disagio dei propri mezzi? Sarà per questo che nelle sue inquadrature spesso le voci restano fuori campo, come echi vicini e lontani di una vita dagli argini indefinibili, e i corpi e i volti entrano ed escono dal campo visivo a suggerire la presenza di una realtà che esiste al di là del cinema, al di là del suo essere soggetto del guardare. In questa ammissione d’inadeguatezza sta tutta la bellezza, la nostalgia, la pienezza della sua opera, racconti autobiografici, diari intimi pudicamente lasciati aperti, in cui si avverte il desiderio panico di comprendere il mondo, conoscerlo e soprattutto sentirlo.

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------
La Kawase utilizza la macchina da presa come tramite, un prolungamento reale e ideale di se stessa, per osservare in maniera differente (ma non artificiosa) la natura, gli oggetti, le persone, per istaurare con loro un dialogo fatto anche di silenzi, di attese e di momenti d’imbarazzo e creare una complicità, una comunione profonda a cui tutti siamo chiamati a partecipare. Un cinema denso di confessioni e di rivelazioni, in cui gente comune, uomini, donne, bambini e anziani depositari di una cultura contadina ormai sulla via della dissoluzione (basti pensare a “Storie di gente di montagna”) sono scrutati e indagati con amorevole discrezione, per raccontare frammenti di un Giappone che è anche quello che ha generato e cresciuto Naomi Kawase. Un Giappone che è al contempo antichità e modernità, tradizione e innovazione, come ben mostra il lungometraggio “Caleidoscopio” (1999), dove la Kawase ridefinisce i modi di sentire e comunicare attraverso le geografie urbane di una Tokyo vista dalla prospettiva di due donne, l’una proveniente dalla campagna, l’altra dalla città. Si è parlato spesso infatti di quanto l’origine, la terra, le radici siano un tema fondante e ricorrente per la Kawase, che della ricerca e del riconoscimento della propria identità, ha fatto il principio e il fine del suo essere/fare cinema. Fin dai suoi primi cortometraggi, infatti, basti pensare a “Una piccola grandezza” del 1989 (dove si avverte la contrapposizione vuoto/pieno) o soprattutto a “Il gelato di papà” (1988), la regista manifesta il desiderio di tracciare un percorso segnico teso a ricostruire, non senza traumi, l’immagine della sua famiglia dispersa e in particolar modo del padre, figura assente ma immanente, personaggio frammentato in mille schegge di memoria, tra voci, discorsi e fotografie disseminate (proprio come i sementi coltivati dalla nonna) per tutti i suoi film.Eppure il cinema della Kawase, per quanto si configuri come viaggio a ritroso alla riscoperta di una discendenza patrilineare, è un cinema-madre, un cinema che genera e si rigenera attraverso la ripetitività e la circolarità dei suoi temi, che partorisce figli che parlano sempre un po’ di lei, pur prendendo ognuno una propria strada, e che dopo una sofferta gestazione, alleva e nutre i sogni, i pensieri e le emozioni finalmente separati dal proprio grembo, divenuti oggetti di sguardo e quindi di conoscenza. Proprio come quel dolore della perdita del padre, che diventa comprensibile e quindi sopportabile, solo quando (grazie alla maieutica del tatuatore-filosofo di “Kyakarabaa”) emerge con tutta la sua disperazione e prende le forme indelebili di un tatuaggio, che inscrive il corpo, proprio come lei inscrive la pellicola.

--------------------------------------------------------------
OPEN DAY SCUOLA SENTIERI SELVAGGI, IN PRESENZA/ONLINE IL 7 GIUGNO!

--------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative