Inmusclâ, di Michele Pastrello

Disponibile su Chili dal 13 dicembre, interpretato da Lorena Trevisan, il nuovo mediometraggio di Michele Pastrello Inmusclâ è un viaggio psicologico che conferma lo sguardo libero del regista

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Il mediometraggio Inmusclâ di Michele Pastrello è una ricerca perpetua. Una donna sola cammina in una natura gelida e inospitale attaccando volantini per la scomparsa di qualcuno. Il suo percorso di ricerca però inabissa sempre di più dentro sé stessa, in un luogo interiore che sembra celare un trauma misterioso.
Come una nuova Alice nel paese delle (gelide) meraviglie, anche la donna di Inmusclâ sembra rinchiusa in un enorme spazio aperto. Compie un cammino che sembra ripetersi uguale e anche il suo corpo subisce continui traumi, cambiamenti e ferite che lei cerca di curare senza successo. Attraverso un portale-specchio arriva in una dimensione infantile e tenebrosa, in cui si incontra con un vecchio trauma radicato così profondamente da essere ormai coperto di muschio e detriti.

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È qui che si fa forte la componente psicologica del film di Michele Pastrello, suggerita dalla didascalia iniziale dello psicanalista freudiano Erik Homburger Erikson: “L’essere umano plasma inconsciamente variazioni di un tema originario che non è stato in grado né a superare né a convivere: egli cerca di combinare un fenomeno che nella sua forma nodale gli è indicibile, incontrandolo perpetuamente.” Questa ci offre la giusta chiave interpretativa di tutto il mediometraggio.  E infatti il percorso di Lorena Trevisan, protagonista di Inmusclâ, ha proprio queste caratteristiche. Ella cammina in spazi che le sono estranei eppure molto familiari, compie azioni frequenti ma ogni volta la confondono, incontra creature misteriose da cui è spaventata, pur avendole già conosciute in un tempo passato e in un trauma indicibile.
I meravigliosi paesaggi che Michele Pastrello usa per raccontare il suo Inmusclâ contribuiscono a un’atmosfera tetra, pungente come i rovi in cui la donna spesso inciampa, gelida come la neve in cui affonda stremata, minacciosa come i lupi che sembrano inseguirla. La luce sempre uguale senza alcun movimento del sole suggerisce una storia senza tempo e senza luogo. Il cielo bianco come la neve avvolge la protagonista di smarrimento da ogni lato e proietta lo spettatore nella stessa sensazione.

Il percorso di Michele Pastrello mette un altro tassello ben posizionato, con preziosi richiami ai lavori precedenti, il genere horror presente in 32, la componente psicologica presente in Ultracorpo, la dimensione intima e la riflessione sull’essere umano rintracciabili anche in Awakening e The Little Child. Il regista conferma di possedere uno sguardo libero e la capacità di affrontare delicate tematiche senza lasciarsi ingabbiare da generi o meccanismi produttivi infruttuosi. Stavolta il regista aggiunge alla sua produzione preziose collaborazioni, come la poetessa Bianca Borsatti che interpreta la voice over in lingua clautana. Una variante unica della lingua minoritaria friulana usata in tutto il film, comprese didascalie e titoli.

Il mediometraggio Inmusclâ è disponibile su Chili dal 13 dicembre.

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