INVITI racconto di Francesca Pascuzzi

Sulla scrivania dell’ufficio era in bella mostra la foto di una donna, con alle spalle un ragazzo di tredici anni circa e in braccio un bambino di pochi mesi. La foto era abbastanza grande e ben visibile dalle scrivanie circostanti. Marco, impiegato in una agenzia assicurativa da oltre dieci anni, il lunedì non arrivava mai in ufficio dopo le nove. Quel giorno, però, era in ritardo. Verso le nove e trenta Tommaso – sulla cinquantina, calvo, con barbetta bianca, magrolino e con piccoli occhiali sul naso –collega di Marco da circa sei anni, iniziò a preoccuparsi del ritardo e mentre, col telefono in mano componeva il numero di casa, ecco Marco spalancare le porte dell’ufficio con un grande sorriso e l’espressione di chi è troppo felice per preoccuparsi del ritardo al lavoro. A prima vista Marco poteva sembrare più giovane dei suoi cinquantasette anni. Era abbastanza robusto ma aveva capelli ancora neri, ricci e folti, guance paffute e lisce, occhi grandi e luminosi, statura media. Sempre ben vestito. <<Buon giorno>> disse con un’intonazione scherzosa, mentre avanzava verso la scrivania con la foto. Posò la borsa che teneva in mano sopra i documenti. <<Che fine hai fatto oggi? Ti stavo chiamando a casa, ero preoccupato>> disse Tommaso sistemandosi gli occhiali sul naso come per guardarlo meglio. <<Ah! E’ tardi forse? Che importa? Dopo quello che ho saputo possono anche licenziarmi se vogliono, io rimarrò comunque allegro oggi>>. <<Ehi, come sei positivo, che diavolo ti è successo? Un’altra partita vinta?>> chiese Tommaso. <<Già! Mio figlio è proprio bravo a calcetto! Credo che finirà per diventare un giocatore professionista>> disse Marco togliendosi la giacca. <<Esagerato, ha solo tredici anni, aspetta a dirlo>> disse Tommaso che osservò come nel weekend aveva preso qualche chilo. <<E’ questa che guardi?>> gli chiese Marco mettendosi la mano destra sulla pancia. <<Ti sei ingrassato, eh? Tua moglie ha ancora sfornato quegli ottimi dolci che fa la domenica?>> chiese Tommaso. <<Eh già! Non riesco a resistere. Basta il profumo che viene dal forno e mi ritrovo con l’acquolina in bocca>> disse guardando la foto. <<Beato te che sei sposato con una donna così generosa e femminile. Mia moglie non si è mai sognata di cucinarmi dei dolci solo per farmi contento>> disse Tommaso. Marco rimase per un attimo a guardarlo con un’espressione compiaciuta. Adorava essere invidiato dal suo collega, per questo gli piaceva parlare della propria famiglia. In ufficio era famoso per i racconti delle partite giocate dal figlio più grande; per i viaggi che d’estate faceva con tutta la famiglia; per la bella donna che era sua moglie, più giovane di lui di almeno venti anni, che tutti i colleghi conoscevano, anche se solo in foto.
Finalmente Tommaso e Marco si misero seriamente a lavorare e durante la pausa pranzo Tommaso gli chiese se per la domenica dopo accettava un suo invito per pranzare insieme con tutta la famiglia: <<Certo mia moglie non cucinerà come la tua, ma se le do una mano verrà fuori un pranzetto coi fiocchi. Allora, che ne dici di venire con moglie e figli? Non fare come l’altra volta che li hai lasciati a casa>>. Marco si sentì innervosire. Un pranzo a casa di Tommaso? In sei anni la loro amicizia era rimasta confinata tra le mura dell’ufficio, tranne quell’unica volta che fece lo sbaglio di accettare il suo invito. <<Sei molto gentile, lo dirò a mia moglie, vediamo se le va di venire>> rispose con la voce tremante. Per tutto il pomeriggio non riuscì a prestare troppa attenzione al lavoro. A fine giornata Tommaso e Marco uscirono insieme dall’ufficio e salutandosi l’amico gli disse: <<Allora chiedi a tua moglie se può per domenica. Comunque questa volta non accetto rifiuti>>. Marco si sforzò di sorridere.
I suoi occhi erano persi nel vuoto mentre l’autobus lo portava verso casa. Sceso alla sua fermata entrò in un negozio di alimenti. Fece un po’ di spesa bastante per una sola persona. Camminava lentamente verso casa quando alzò lo sguardo alle finestre spente del secondo piano. Che tristezza tornare e…trovarla vuota! Nessuna traccia di bambini o di dolci appena sfornati. In penombra solo una tazza per la colazione che era ancora sul tavolo della cucina. Marco accese le luci, si tolse gli abiti e indossò una comoda tuta blu. Tornò in cucina e iniziò a prepararsi da mangiare. Apparecchiò per uno, si versò la minestra nel piatto e sospirando iniziò a mangiare, solo, come sempre era stato nella sua vita. Niente moglie, niente figli, niente partite. Solo, con i suoi sogni e le proprie bugie che servivano, però, a dargli la forza per continuare.

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