Joe Biden riapre il dibattito sulla net neutrality

Ad un passo dalle elezioni midterm il gradimento di Joe Biden è in netto calo. Il presidente ha però delle frecce nel proprio arco, come il ritorno alla regolamentazione del web come bene comune

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Il dibattito sulla neutralità del web con gli anni sembra soltanto destinato a crescere, specialmente negli Stati Uniti, patria di colossi come Google e Amazon. Negli ultimi anni, con l’aumento degli utenti che hanno accesso a internet e l’arrivo della pandemia di Covid-19, insieme alla conseguente necessità di una connessione stabile per la maggior parte dei cittadini del mondo, si è discusso tanto su che cosa significhi davvero net neutrality. Molte delle persone che hanno accesso a internet spesso non hanno nemmeno chiaro il concetto o non ne hanno mai sentito parlare. Questo perché in Italia e in generale nel Vecchio Continente la net neutrality è generalmente mantenuta e salvaguardata. Ogni persona ha accesso a qualsiasi contenuto online senza troppe differenze di prezzo. Oltreoceano invece la situazione, anche per motivi geografici, si fa molto più complessa e rappresenta da anni un dibattito fra Democratici e Repubblicani, i primi a favore, i secondi contro la neutralità del web.

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Le motivazioni addotte dal partito conservatore sono riconducibili alla necessità di favorire una diversificazione dell’offerta e un incentivo per le aziende, secondo un principio liberista. Insomma chi paga di più, ottiene più visibilità (se è un’azienda) e più contenuti (se è un utente). Inutile dire che questo comporta anche e soprattutto un aumento dei costi di accesso ad internet per le persone, facendo sì che il principio di democraticità che dovrebbe essere alla base dell’accesso alla rete venga meno.

Le decisioni della presidenza repubblicana sono state di fatto volte a favorire i guadagni delle telco, le grandi aziende di telecomunicazioni. Trump insieme al presidente della FCC (la commissione federale per le comunicazioni) dell’epoca, Ajit Pai, ha abrogato quello che nel 2015 era stata l’entrata dei servizi di banda larga all’interno della classificazione prevista nel Titolo II del Communication Act del 1934. Obama aveva quindi trasformato internet in un bene di pubblica utilità e, se è vero che le decisioni di Trump non hanno di fatto causato stravolgimenti particolari nella struttura della rete americana, è giunto il momento di rendere chiare le leggi a tutela della libertà di accesso al servizio.

Biden ha chiamato quindi in soccorso nella sua operazione Tim Wu, colui che potremmo dire ha reso noto il termine di net neutrality. Quello che il leader democratico sta cercando di mettere in atto è una diffusione più capillare della banda ultra-larga negli Stati Uniti. Inoltre, senza ombra di dubbio, il ripristino effettivo della net neutrality metterà un freno al controllo economico degli Isp statunitensi come Verizon e Comcast. Last but not least, come direbbero gli americani, l’amministrazione Biden in questi mesi ha spinto affinché la democratica Jessica Rosenworcel ottenesse il ruolo di presidente dell’FCC, rendendo tutto il processo molto più semplice.

Le manovre a favore della net neutrality sembrerebbero al momento essere uno dei pochi elementi a cui il presidente, in carica da un anno, può fare affidamento per un ritorno della sua credibilità fra i cittadini americani. I più recenti sondaggi quotano il gradimento dei cittadini americani per il loro rappresentate al 33%. Un numero bassissimo, addirittura inferiore da quello registrato da Trump lo scorso gennaio, dopo gli assalti a Capitol Hill. Le motivazioni? A quanto pare Biden ha gestito (e sta continuando a gestire) la pandemia in modo inadeguato, non portando avanti una serie di provvedimenti che avrebbero aiutato la popolazione statunitense. Inoltre sempre più in crescita è l’inflazione e ancora non sono passate proposte di legge a tutela del diritto di voto tanto attese. Quello che ora la maggioranza democratica teme è che alle elezioni midterm di quest’anno, previste a novembre (ovvero a due anni dall’Election Day 2020), i repubblicani ritornino all’attacco con il favore del popolo, capeggiati ovviamente da Trump.

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