"La contessa bianca", di James Ivory

Quello di Ivory è un film curato, ben girato, preciso, ma nonostante tutto rimane anonimo, non riesce a infondere calore per la storia d'amore tra Todd e Sofia, stilizzati e lontani, legati a stereotipi e a personaggi già visti, nè tantomeno commuove.

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La contessa bianca di James Ivory, ultima collaborazione tra il regista e il produttore Ismail Merchant scomparso nel maggio del 2005, si svolge in una Shangai dove si è riunita un'umanità in fuga (dal nazismo, da rivoluzioni o semplicemente da se stessi). Il sottile equilibrio in cui questi personaggi vivono è continuamente in pericolo tra fantasmi del passato e l'immane tragedia del secondo conflitto mondiale. In questa Casablanca orientale, luogo popolato da disperati e da disillusi, si assiste a una progressiva disintregrazione dei rapporti umani tra i personaggi, frammenti di un mondo impazzito come Todd Jackson (Ralph Fiennes), un ex diplomatico cieco, con un passato da dimenticare, diventato un imprenditore con un sogno da realizzare, un uomo che si è chiuso in se stesso per non vedere e sentire il caos e la violenza di un mondo sull'orlo dell'abisso, o come Sofia (Natasha Richardson) un'aristocratica russa costretta a prostituirsi per sopravvivere e a sfamare la propria famiglia, che ad eccezione di sua figlia Katya, è pronta a rinnegarla e abbandonarla per inseguire i fasti di un passato che non tornerà, o come il sinistro Matsuda (Hiroyuki Sanada) ambiguo personaggio che preannuncia l'invasione delle truppe del Sol Levante di Shangai (avvenuta il 14 agosto 1937).

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La contessa bianca è un film curato, ben girato, preciso, ma nonostante tutto questo rimane anonimo, non riesce a infondere calore per la storia d'amore tra Todd e Sofia, stilizzati e lontani, legati a stereotipi e a personaggi già visti, nè tantomeno commuove. Ivory sembra avere il timore di imprimere con chiarezza e determinazione la propria firma, nascondendosi dietro alla competenza dei mezzi a sua disposizione e alle immagini di classica bellezza che realizza. La forma, le emozioni, la struttura narrativa sono sapientemente controllate, dosate e gestite, ma il risultato, nonostante una storia con un forte impatto emotivo, si presenta annebbiato e opaco.


Cinema dell'assenza, quello di Ivory è la rappresentazione di un mondo in cui i personaggi sono intrappolati in una terra di nessuno, incapaci di convivere (l'illusione di un locale dove tutti sono benvenuti è di breve durata) e di amare (per la famiglia di Sofia è la reputazione a prevalere sugli affetti ed è Todd a insistere che i rapporti con Sofia siano solo di carattere professionale) in una Shangai distante e indifferente, un'oasi popolata da esiliati, da profughi e da disperati che respirano un'atmosfera di rovina e di decadenza e una tragedia preannunciata sin dall'inizio. E dove l'abbraccio finale tra Todd e Sofia, finalmente riconciliati con il proprio cuore, riesce a scuotere quel torpore che ci accompagna per tutto il film.

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Titolo originale: The White Countess


Regia: James Ivory


Interpreti: Ralph Fiennes, Natasha Richardson, Vanessa Redgrave, Lynn Redgrave, Allan Corduner


Distribuzione: Medusa


Durata: 138'


Origine: USA-Germania-Cina-Gran Bretagna, 2005

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