La programmazione di Fuori Orario dal 12 al 18 novembre

Suleiman, Vigo, Straub-Huillet, Gianikian-Ricci Lucchi, Wiseman. E le luci del varietà con Carosello napoletano. Da stanotte.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Domenica 12 novembre dalle 2.30 alle 6.00

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

LUCI DEL CINEMA’ (12) 

Rivista, varietà, avanspettacolo tra cinema e televisione

a cura di Paolo Luciani

CAROSELLO NAPOLETANO

(Italia, 1953, col., dur., 120′)

Regia: Ettore Giannini

Nastro d’Argento a Mario Chiari per la scenografia

Con: Paolo Stoppa, Leonide Massine, Achille Millo, Agostino Salvietti, Clelia Matania, Tina Pica, Maria Fiore, Maria Pia Casilio, Giacomo Rondinella, Sophia Loren, Nunzio Gallo, Dolores Palumbo, Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli, Carlo Mazzarella, con il Gran Ballet du Marquis de Cuevas, il Ballet Africain de Keita Fodeba, il French Can Can di Miss Joan Baron

Le vicende di un cantastorie vagabondo e della sua numerosa famiglia sono il pretesto per narrare, sotto forma di sceneggiata, l’origine di molte e giustamente famose canzoni napoletane. La musica è la storia stessa della città; si compone così un affresco storico delle miserie e delle gioie di una città capace di resistere a tutto.

“… Remigio Paone…colse il suo più memorabile successo con CAROSELLO NAPOLETANO, di Ettore Giannini. Due anni di preparazione, oltre 60 persone impegnate, un costo vicino ai 70 milioni: il grande spettacolo costruito intorno alle più suggestive canzoni di Napoli ebbe un successo strepitoso di pubblico e di critica, anche all’estero (caso più unico che raro nella storia del teatro “leggero” italiano). Merito di Giannini, , dello scenografo Gianni Ratto, delle coreografie di Ugo Dell’Ara, dei costumi di Maria De Matteis. Fra gli altri attori e cantanti (Giacomo Rondinella, Nunzio Gallo) c’erano anche due giovani sconosciuti comici che in quello stesso anno avevano avuto un curioso successo a Parigi con uno spettacolo intellettuale: si chiamavano Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli”. (da SENTIMENTAL, Il teatro di rivista italiano, Almanacco Bompiani, 1975).

“…Giannini e Paone hanno fatto CAROSELLO NAPOLETANO per questo: perché gli italiani un poco, e gli stranieri molto, amino questa splendida e terribile città così riflessiva ed ingenua, impudica e casta, timida ed aggressiva, avara e generosa, che sembra non avere segreti e ne ha molti, e che ha soprattutto il pudore del suo maggiore cruccio: il tormento dell’imprevisto. Mai sicuri a Napoli, dai turchi di allora ai liberatori di ieri…”. (Lucio Ridenti, FOLLIE DEL VARIETA’, Feltrinelli, 1980)

FOTO DI GRUPPO: NA SERA ‘E MAGGIO – puntata n. 5

(Italia, 1979, col., dur., 53′)

Regia: Maurizio Ponzi

Con: Beniamino Maggio, Dante Maggio, Enzo Maggio, Pupella Maggio, Rosalia Maggio, Margherita Maggio, Rino Gioielli

Maurizio Ponzi riunisce tutta la “dinastia Maggio”, tra i più veraci rappresentanti della tradizione del teatro napoletano, da quello di strada alla sceneggiata, dall’avanspettacolo al cinema popolare; e con loro non solo cerca di ricostruire la loro storia familiare ed artistica, ma si concentra su un genere dove i Maggio eccellono, la sceneggiata napoletana, di cui vengono mostrati due esempi.

GIOCHIAMO AL VARIETE’ – IL BEL VESUVIO BLU

(Italia, 1980, col.,  dur., 55’ circa)

Regia: Antonello Falqui

Presentano Carlo Giuffrè con Laura D’Angelo e Patrizia Garganese; con Peppe Barra, Leopoldo Mastelloni, Marisa Laurito, Renato Carosone, Angela Luce, Mariano Rigillo, La Smorfia

Puntata dedicata a Napoli della serie GIOCHIAMO AL VARIETE’, con cui la nostra televisione, all’inizio degli anni ’80 decide di omaggiare l’avanspettacolo ed il teatro di rivista, nelle diverse articolazioni regionali. La tradizione teatrale napoletana è universalmente ed unanimemente  considerata la più ricca, anche e soprattutto sul versante del teatro leggero; in questa puntata si incontrano dei protagonisti storici di quella tradizione con quelli che allora ne erano degli emergenti  ed apprezzati continuatori.

 

Venerdì 17 novembre dalle 1.40 alle 6.00

CINEMA: UNA TERRA PER CHI NON HA PATRIA (1) 

a cura di Fulvio Baglivi

IL PARADISO PROBABILMENTE     PRIMA VISIONE

(It Must Be Heaven, Francia-Canada, 2019, col., 98’)

Regia: Elia Suleiman

Con: Elia Suleiman, Tarik Kopty, Kareem Ghneim, Gael Garcia Bernal

Vincitore del Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, l’ultimo film di Elia Suleiman lo vede ancora protagonista davanti e dietro la macchina da presa. Il regista palestinese interpreta se stesso, un cineasta stanco di vivere nella claustrofobica Palestina occupata da decenni che intraprende un viaggio alla ricerca di un posto migliore. Ma da Parigi a New York, il silenzioso Elia, trova un mondo fatto di checkpoint e divieti, di frontiere e limiti in cui la dimensione surreale è amplificata dalla presenza asfittica del protagonista, che nelle diverse situazioni ricorda ora Buster Keaton ora Jacques Tati.

“Qualcuno, scommettiamo, obietterà una certa superficialità delle trovate di Suleiman. Ma il fatto è che il suo discorso si concentra proprio sulla superficialità della percezione comune, sull’equivoco di ciò che si dà a vedere, sull’illusione della chiarezza, della trasparenza. E della libertà.  Suleiman osserva, con la sua maschera muta e leggermente frastornata. Ma c’è differenza tra sguardo e sguardo. Bisognerebbe ripeterlo, oggi forse più che mai. E quello di Suleiman è uno sguardo attivo. Come quello di Tati (e alla Tati è anche tutto lo straordinario lavoro sull’amplificazione e la sottolineatura dei suoni). Come quello di Herzog e di Ferrara. È un occhio che “interviene” sulla neutralità apparente del dato reale e la trasforma, la trasfigura. Ma solo per arrivare al cuore del senso, all’angolo nascosto o all’invisibile più scoperto e indifferente, quello che abbiamo sotto al naso e non vogliamo vedere.” [Aldo Spiniello, Sentieri Selvaggi]

À PROPOS DE NICE (A PROPOSITO DI NIZZA)

(Francia, 1930, b/n, dur., 22’, muto),

Regia: Jean Vigo, Boris Kaufman

Sceneggiatura: Jean Vigo

Fotografia: Boris Kaufman

Restauro: Gaumont con il supporto di CNC presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée

Il ritratto di una città che è anche un saggio rivoluzionario d’avanguardia. Nel marzo del 1930 Vigo e Boris Kaufman (il fratello di Dziga Vertov) girano insieme a Nizza quattromila metri di pellicola che finiscono di montare a maggio, definendo il film “punto di vista documentato”, insieme falso documentario e autentico pamphlet: “In questo film – interprete una città le cui manifestazioni sono significative – si assiste al processo di un certo mondo. In realtà, non appena indicate l’atmosfera di Nizza e lo spirito della vita che vi si conduce (e che si conduce anche altrove, purtroppo!), il film muove alla generalizzazione degli insulsi divertimenti, messi sotto l’insegna del grottesco, della carne e della morte, ultimi bruschi trasalimenti d’una società che si abbandona, fino a darvi la nausea e a farvi complici di una soluzione rivoluzionaria”. (Jean Vigo, Verso un cinema sociale, 14 giugno 1930)

“La magnificenza visiva dell’opera di Vigo si spiega così: per la prima volta l’immagine non è come la vede l’occhio, né come la vede l’obiettivo, o come l’obiettivo la registra, ma come sarebbe se l’obiettivo avesse una vita propria, un cervello. Di qui la fantasticheria, la trasfigurazione, la scoperta perpetua: l’inedito in A propos de Nice (Henri Langlois, Vingt-cinq ans de cinéma, 1956). 

FRAMMENTI ELETTRICI N. 1 – ROM

(Italia, 2001, col., dur., 13’)

Regia: Yervant Gianikian, Angela Ricci Lucchi

Zingari in Italia negli anni ’40. Emigrazione di una famiglia su un carro tirato da un cavallo. La camera 8mm crea un ritratto delicato, “Ospitale”. Attitudini “modello” del gruppo familiare che ospita gli zingari.

FORTINI/CANI

(Italia, 1976, colore, 83”)

Regia: Jean-Marie Straub e Danièle Huillet

Con: Franco Lattes, Luciana Nissim, Adriano Aprà

Le riflessioni letterarie (da I cani del Sinai) di Franco Fortini sulla Guerra dei sei giorni, Marzabotto e il capitalismo formano l’ossatura del discorso politico-poetico di Straub-Huillet sulla guerra, i massacri, la rimozione, quindi anche la così detta “questione palestinese”. Un film che ha per protagonista lo spazio, che contiene la storia, i vivi e i morti. Uno spazio in cui risuonano forte la parola e il pensiero lucido e spietato di Franco Fortini.

 

Sabato 18 novembre dalle 1.45 alle 7.00

CINEMA: UNA TERRA PER CHI NON HA PATRIA (2)

a cura di Fulvio Baglivi

CITY HALL                                                       

(USA, 2019, col., dur., 264′, v. o. sott., it.)

Regia: Frederick Wiseman

L’amministrazione di Boston e i suoi rapporti con la comunità nel capolavoro del regista americano presentato alla Mostra di Venezia nel 2019.

“Il governo di una città riguarda quasi ogni aspetto della vita. La maggior parte di noi non ne è consapevole, o dà per scontati servizi fondamentali come la polizia, i vigili del fuoco, la sanità, il dipartimento degli affari dei veterani, l’aiuto agli anziani, la manutenzione dei parchi, le autorizzazioni per varie attività professionali, la registrazione di nascite, matrimoni e morti insieme a centinaia di altre attività che tutelano i residenti e i visitatori di Boston. Il film spiega anche i vari modi in cui l’amministrazione dialoga con i cittadini su temi che comprendono giustizia razziale, edilizia accessibile, azioni sul clima, e i problemi collegati a chi non ha una casa. City Hall mostra un governo cittadino che riesce a offrire un’ampia varietà di servizi a una popolazione eterogenea”.

(dal catalogo della Mostra di Venezia, 2019)

“Ho girato City Hall per dimostrare che è necessario avere un governo se si vuole vivere bene insieme. City Hall ritrae un’amministrazione che offre un’ampia varietà di servizi importanti e necessari in una delle maggiori città americane, la cui popolazione ben rappresenta la storia della diversità̀ degli Stati Uniti” (…) Il montaggio è un modo di trovare una forma, di spiegare la realtà a me stesso. Le migliaia di ore che ho girato nel corso degli anni comportano centinaia di migliaia di scelte – di soggetti, di luoghi, di momenti – durante le riprese e il montaggio. Si tratta quindi chiaramente di fiction, o di ciò che una volta ho definito scherzando reality fiction. Visiono il girato a mano a mano, tutte le sere, con il mio operatore, ma non monto progressivamente. Le giornate sono troppo stancanti e il montaggio è un’operazione molto precisa, non è un’attività mentale”. (Frederick Wiseman)

L’AQUARIUM ET LA NATION     

(Italia, 2015, col., dur., 31’, v.o. sott., it.)

Di: Jean-Marie Straub

Con: Aimé Agnel

Per i primi sei minuti non c’è suono, il film è muto come un pesce, come a segnare la ricerca di un’empatia, di un rapporto orizzontale con quegli esseri costretti e silenti nella loro dimensione artificiale. La luce di Straub (e Huillet), che ci ha fatto sentire gli alberi e le pietre, dona una lingua finanche ai pesci, l’essere muto per eccellenza. Ma non sentiamo niente, c’è una quiete innaturale, come prima di una tempesta, di un’eclisse o di un terremoto. Il silenzio assorda, manca l’aria, Straub ci mette davanti allo specchio, ci mostra i vetri che ci separano l’un l’altro, l’estraneità e la solitudine. Nella seconda parte c’è un uomo in una stanza, non parla, legge, fermo nella sua posizione, riflette alla luce delle credenze, dei miti e soprattutto sotto le molteplicità delle strutture mentali se “ha ancora senso la nozione di uomo”. Colui che si/ci interroga è Aimé Agnel, psicologo junghiano e scrittore di cinema, soprattutto per i Cahiers jungiens de Psychanalyse, dove ha pubblicato saggi sulle immagini “dall’inconscio” in Fellini, esterno/interno in Ford, sulla separazione tra suono e immagine in Sur quelques films vraiment sonores in cui affronta film di Bergman, Godard, Oliveira e Straub appunto.

 

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array