La programmazione di Fuori Orario dal 26 dicembre al 1° gennaio

Su Fuori Orario da stanotte al 1° gennaio la fluviale ‘storia di un italiano’ di Alberto Sordi, doppio Godard (Le livre d’image e Passion in v.o), Antonioni e Guerra-Tarkovskij

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Domenica 26 dicembre dalle 1.40 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

IO È UN ALTRO

autoritratti, memorie, sdoppiamenti (5) 

a cura di Fulvio Baglivi Lorenzo Esposito, Simona Fina, Roberto Turigliatto

STORIA DI UN ITALIANO (nuova edizione)

(Italia, 1979-2021, col., e b/n, durata totale 191’)

Di: Alberto Sordi

Scritto da: Alberto Sordi, Rodolfo Sonego, Giancarlo Governi, Tatiana Morigi

Una versione breve, in quattro puntate, commentate, di un’opera unica nel panorama cinetelevisivo italiano. Iniziata nel 1979 Storia di un italiano è un programma televisivo ideato e voluto da Alberto Sordi, che si fece portare a casa sua le copie 35mm dei suoi film e una moviola per visionarli. Attraverso spezzoni e brandelli delle sue interpretazioni, regie, interviste Sordi ideò una serie televisiva a puntate, scritta anche insieme a Rodolfo Sonego, che inizia nel 1979 con due serie da sei puntate prosegue nel 1981 in otto puntate e termina con undici puntate nel 1986. Un autoritratto fiume, un mosaico che il suo interprete/autore costruisce attraverso il luogo comune e i costumi degli italiani ma che si fonda su un intenso e intimo lavoro di revisione e ripensamento attraverso il cinema.

 

Venerdì  31 dicembre dalle 3.50 alle 6.00

IO È UN ALTRO

autoritratti, memorie, sdoppiamenti (6) 

a cura di Fulvio Baglivi Lorenzo Esposito, Simona Fina, Roberto Turigliatto

LE LIVRE D’IMAGE                              

(Francia-Svizzera, 2018, col., dur., 85′, v. o. sott., it.,)

Di: Jean-Luc Godard

Palma d’oro speciale al Festival di Cannes del 2018, l’ultimo capolavoro di Jean-Luc Godard, realizzato con la collaborazione di Jean Paul Battaggia, Fabrice Aragno, Nicole Brenez, è il frutto di un lavoro incessante durato ormai sessant’anni: il corpo a corpo col cinema, il movimento della mano nella pratica del montaggio (che ha definito ”mon beau souci”), la perenne infanzia dell’arte come rinnovata cosmogonia  e “ardente speranza”.

Sulla soglia dei 90 anni Godard procede con un incessante “aller et retour” nella sterminata selva di lacerti letterari e cinematografici (di ogni formato e provenienza), nella polifonia delle voci, nello scontro di costellazioni da cui emergono il romanzo di Cossery, Une ambition dans le desert e l’evocazione dell’Arabia felice di Dumas.

Negli ultimi anni Godard ha ripetuto spesso la frase paolina “L’immagine verrà al tempo della resurrezione”. Dopo l’” adieu au langage”, nella sua battaglia contro il Logos, il Libro, la Legge, con Le livre d’Image si può forse cominciare a pensare come le immagini – anche nella catastrofe contemporanea dello spettacolo – possono ancora essere il contrario della legge e della rappresentazione, e come anzi possano contrastarle. “Le livre d’image integra e rilancia tutta questa tradizione magnifica – Artaud, Apollinaire, Epstein – che ha pensato il cinema come capace di liberarci dalla legge dell’identità” (Nicole Brenez). Il cinema non era forse pensato all’inizio come l’arte della luce? E nel finale di Scénario du film Passion (in programmazione anche questo a Fuori Orario)  non si passava dalla pagina bianca al mare per giungere al raggio di sole?

Verso la fine di Le livre d’image la voce cavernosa di Godard, nel nero dello schermo, come proveniente dall’oltre tomba, riprende e distorna le frasi di Peter Weiss: “Anche se nulla doveva essere come lo avevamo sperato, questo non cambierebbe nulla alle nostre speranze, esse resterebbero un’utopia necessaria, il campo delle speranze è più vasto di quello del nostro tempo, e così come il passato era immutabile, allo stesso modo le speranze resterebbero immutabili”.

 

Sabato 1 gennaio dalle 1.15 alle 6.30

IO È UN ALTRO

autoritratti, memorie, sdoppiamenti (7)

a cura di Fulvio Baglivi, Lorenzo Esposito, Simona Fina, Roberto Turigliatto

PASSION                 PRIMA VISIONE TV DELLA VERSIONE ORIGINALE

(Francia, Svizzera, 1982, col., dur., 88’, v. o. sott., it.,)

Regia, sceneggiatura, montaggio: Jean-Luc Godard

Con: Isabelle Huppert, Hanna Schygulla, Jerzy Radziwilowicz, Michel Piccoli, Laszlo Szabo, Jean-François Stévenin

Presentato in concorso al Festival di Cannes del 1982. 

“Se questo film è una “passione”- – e in effetti  lo è – è la passione del  cinema stesso, dilaniato tra il puro e l’impuro, la geometria e il caos, la comunicazione e il rumore. Tutti i cineasti cominciano col ridurre questo scarto ancor prima di iniziare il film, proteggendosi dal rumore e dal caos. Identificazione di una donna è un film superbo, ma bello in maniera uniforme, Antonioni sopprime il rumore e il disordine che potrebbero comprometter la bellezza armoniosa di ogni inquadratura. (…) Godard, che ama al tempo stesso il rumore e la musica, mette in evidenza proprio lo scarto, ne fa il punto di partenza (…)  Il cinema viene effettivamente salvato da Passion (…) E Godard sceglie la via più difficile, ricordarci da dove viene realmente il cinema (il rumore cacofonico del mondo, la singolarità irriducibile delle cose, le variazioni della luce) e  tendere malgrado tutto verso ciò cui il cinema non potrà mai pretendere se non per illuminazioni, la bellezza assoluta. La grande forza estetica di Godard consiste nel sapere che non c’è vera bellezza se non nella scintilla che si crea tra questi due poli”. (Alain Bergala, Cahiers du Cinéma, luglio-agosto 1982)

IDENTIFICAZIONE DI UNA DONNA                       

(Italia/Francia, 1982, col., dur.,126’)

Regia: Michelangelo Antonioni

Con: Tomas Milian, Daniela Silverio, Christine Boisson, Sandra Manoteleoni, Marcel Bozzuffi, Alessandro Ruspali, Paola Dominguin, Veronica Lazar, Lara Wendel, Enrica Fico.

Protagonista è un cineasta, sui 40 anni, Niccolò, che vive a Roma. E’ alla ricerca di una protagonista femminile e incontra Mavi, una giovane aristocratica, piuttosto bizzarra e, a suo modo, attraente. Niccolò ne è conquistato fino a dimenticare il suo film. Ma, da quando ha intrecciato la sua relazione con Mavi, si inserisce il “giallo” nella vita di Niccolò: telefonate che gli intimano di cessare la relazione, incontri con un emissario misterioso: è seguito, sorvegliato. Mavi, sfugge ad ogni spiegazione e alla fine scompare. Niccolò la ricerca, la rintraccia, ma senza esito, per i legami che Mavi ha contratto con un’altra donna. In tutte queste vicende, Niccolò frequenta i più svariati ambienti sociali e si sente estraneo, spaesato come in un mondo di stranieri che parlano la sua stessa lingua, ma hanno mentalità, costumi, gusti diversi. Intanto è venuta in aiuto di Niccolò un’altra donna, questa volta borghese, non più velata, lunare come Mavi, ma solare e schietta, Ida. Anche con Ida, Niccolò cerca di rivivere la situazione ambigua vissuta con Mavi, nella quale, cercando una donna per il suo film, ha trovato una donna per se stesso, dopo aver rotto con la moglie e avendo solo saltuari rapporti col figlioletto. Ma Ida è una compagna troppo lucida e concreta per accettare un’ambigua avventura, tanto più che attende un figlio, frutto di una precedente relazione, che Niccolò non riconoscerà mai. Ora a Niccolò non rimane che cambiare il soggetto del suo film: sceglierà un argomento fantascientifico; cercherà di scoprire i misteri del sole, dal momento che gli è impossibile svelare i misteri della vita terrena.

TEMPO DI VIAGGIO

(Italia, 1983, col., dur., 62’, v.it.)

Regia: Tonino Guerra, Andrej Tarkoskij

Viaggio in Italia del grande regista russo insieme all’amico e sceneggiatore Tonino Guerra alla ricerca dei luoghi per Nostalghia.  Presentato per la prima volta al Festival di Cannes del 1995, nove anni dopo la morte del regista.

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