La rivincita dei falliti: Maschere e Antieroi in Better Call Saul
Massimiliano Coviello analizza lo spin-off di Breaking Bad, Better Call Saul, tra ripetizioni, trasformazioni e maschere. Uno studio poliedrico, in libreria per Edizioni Estemporanee
Massimiliano Coviello si occupa di linguaggi e teorie dei media. È caporedattore della rivista di critica Fata Morgana Web e professore associato di cinema e televisione presso l’Università degli Studi Link Campus University. Nel 2022 ha pubblicato con Meltemi editore Comunità seriali. Mondi narrati ed esperienze mediali nelle serie televisive.
Il suo nuovo studio, La rivincita dei falliti: Maschere e Antieroi in Better Call Saul (Edizioni Estemporanee) è ora disponibile in libreria e acquistabile a questo link.
Coviello analizza la serie spin-off di Breaking Bad, Better Call Saul, creata da Vince Gilligan e Peter Gould, esaminandone i meccanismi di funzionamento, i nuclei concettuali e strutturali, così come i personaggi e le loro trasformazioni.
Saul Goodman (e le sue maschere: James McGill, Slippin’ Jimmy, Gene Takovic) fa la sua entrata in scena nell’ottava puntata della seconda stagione di Breaking Bad, la serie madre (Coviello la definisce il “testo-fonte”).
Better Call Saul è proprio il titolo di quella puntata, distribuita negli Usa nel 2009 solo dall’emittente via cavo Amc. Sarà solo dal 2011 in poi, grazie all’accordo siglato poco prima dell’inizio della quarta stagione di Breaking Bad tra la società di produzione Sony Pictures Entertainment e Netflix, che la serie farà la sua comparsa sulla piattaforma californiana. La modalità di fruizione del prodotto è una questione su cui Coviello si sofferma, dando un ricco ed interessante approfondimento su tutto ciò che può essere considerato “paratesto” della serialità e sottolineandone l’importanza nell’economia di un ecosistema seriale.
Better Call Saul è sia un prequel sia un sequel di Breaking Bad. Muovendosi tra passato e futuro, la serie viene adoperata “per insinuarsi”, per approfondire e dilatare l’arco cronologico del mondo narrativo nel suo insieme. Coviello ne mostra i meccanismi di funzionamento e racconta aneddoti interessanti rispetto ai compromessi e alle vicende di scrittura che hanno animato la nascita e l’evoluzione di questo mondo. Lo spin-off riattiva la nostalgia per l’oggetto amato (in questo caso la serie Breaking Bad), al contempo offrendo un suo rimpiazzo; il nucleo strutturale viene rimesso in forma e migliorato. Coviello esamina, confrontando la serie a diversi livelli di analisi con Breaking Bad, le ripetizioni e le trasformazioni messe in atto per continuare ad essere un prodotto accattivante ed alimentare il desiderio degli spettatori.
Grazie al suo storytelling centripeto, Better Call Saul, similmente a Breaking Bad, agisce principalmente sull’identità dei personaggi. Dilatando i tempi morti, il ritmo narrativo che sfrutta l’attesa per alimentare la suspense ci insegna a conoscere questi individui man mano. Sono personaggi che tendono al cambiamento: le loro personalità vengono sottoposte a continui approfondimenti. Non si tratta di antieroi dalla connotazione univoca ma di un’umanità mostrata in tutta la sua complessità.
Non mancano riferimenti a tutto quel mondo che si è creato grazie al successo della serie, definito da Coviello “l’ecosistema Breaking Bad”, come le pagine wiki, ossia le enciclopedie realizzate dai fan che ricostruiscono le linee temporali della storia; oppure i video su YouTube che, dalle palette cromatiche alle mutazioni della sigla, mostrano chiaramente gli sviluppi estetici e qualitativi della serie e di tutti i suoi spin-off.
Uno studio interessante che è una lettura piacevole persino per chi non ha mai visto un episodio né di Breaking Bad né di Better Call Saul.