L’afide e la formica, di Mario Vitale

Ambientato in una Calabria nascosta, conserva una propria sincera energia puntando sul rapporto tra desiderio di riconoscersi in una collettività e affermazione della propria identità.

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È ambientato in una Calabria che fa di tutto per diventare invisibile con un’operazione di mascheramento che sottende il desiderio di una universalità di quel messaggio che il film vuole diffondere. Mario Vitale è un regista lametino, che ha maturato la sua esperienza nel mondo dei videoclip e che oggi con L’afide e la formica fa il suo ingresso nel mondo del cinema di fiction. Un esordio sostenuto da una molteplicità di enti che istituzionalmente nascono con questo scopo e l’importante ausilio di Rai Cinema per la distribuzione.
Sorvolando sulla necessità, che pare inevitabile di associare alle storie ambientate in Calabria scenari o sottofondi della malavita organizzata – perfino l’ottimo A Chiara non si sottrae a questa “necessità” scegliendo, con finalità e modalità del tutto originali e diremmo anche “indispensabili”, di raccontare la ‘ndrangheta attraverso gli occhi stupiti e infantili della sua protagonista – in un binomio duro da scardinare, va dato al regista, con Saverio Tavano, Francesco Governa e Josella Porto coautore della sceneggiatura, che in L’afide e la formica il tema della ‘ndrangheta non costituisce il primario assunto del film, quanto piuttosto una specie di brodo di coltura dentro il quale matura la decisione di Michele Scimone (Beppe Fiorello), professore di educazione fisica in una scuola del luogo, di vendicare la memoria del figlio Roberto vittima della malavita. Il drammatico evento ha cambiato la vita di Michele che oggi vive da solo e separato da Anna (Valentina Lodovini). L’unica sua consolazione è Fatima, una giovane studentessa di origini marocchine, ma italiana di nascita, che decide di seguire i consigli del suo professore e dedicarsi alla corsa con lo scopo di “scappare”. Fatima correrà anche con successo l’importante gara scolastica e a sua volta guarderà con occhi nuovi alla sua vita.
L’afide e la formica ha come tema di fondo quello della solidarietà, partendo da quella simbiosi che serve a proteggersi a vicenda dai mali del mondo, mutuando dal mondo degli insetti questa pratica così proficua, che consente di restituire anche alle relazioni umane un differente significato, legando diversità molteplici e desideri diversi, nel rispetto delle reciproche e identitarie differenze.
Se non fosse per una certa aria da fiction televisiva che aleggia su tutto il film, restando al momento senza risposta la domanda che tende a scoprire se questo centri o meno con la presenza dell’ente cinema della RAI, L’afide e la formica sa reggere la storia condotta con semplicità. Al raggiungimento di questo risultato contribuiscono la presenza di Beppe Fiorello, che sa restituire spessore al suo tormentato personaggio, la freschezza istintiva di Cristina Parku, che interpreta, con una interessante varietà di registri, la giovane Fatima. Una prova che potrebbe aiutare la giovane attrice a guardare ad un non imprevedibile futuro nel mondo dello spettacolo.
Il film di Vitale conserva una propria energia puntando su quel parallelo, non originalissimo ma qui colorito e dissimulato con una certa eleganza, dentro il quale i personaggi navigano tra passato e riscatto, tra nuova e vecchia generazione, tra desiderio di riconoscersi in una collettività e affermazione della propria identità originaria, tra sfondi dentro i quali si muovono i fantasmi di una malavita organizzata, che sembra dettare le regole in qualsiasi ambito, trasformando le vite delle persone e sfilacciando quel tessuto sociale così difficile da ricucire.
Forse il pregio maggiore di questo piccolo film è quella sincerità che spesso resta materia invisibile in simili operazioni. L’afide e la formica non ha la magniloquenza della sapienza per sempre acquisita, non intende dispensare verità, né insegnamenti, sa lavorare con attenzione sulla sua protagonista e soprattutto su quella riaffermazione identitaria per i giovani delle nuove generazioni degli immigrati, sospesi in un limbo che nel tempo diventa sempre più stretto e inadeguato.

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Regia: Mario Vitale
Interpreti Giuseppe Fiorello, Cristina Parku, Valentina Lodovini, Alessio Praticò, Nadia Kibout
Distribuzione: Zenit Distribution
Durata: 100’
Origine: Italia, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.31 (13 voti)
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