L’apprendistato – The Young Observant, di Davide Maldi

Secondo capitolo di una trilogia sull’adolescenza, segue il percorso di un quattordicenne che non riesce ad adeguarsi alle regole di un istituto alberghiero.

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Una porta si chiude e c’è il buio per alcuni secondi. C’è uno stacco, un’interruzione netta in L’apprendistato. Potrebbe essere la brusca frattura del percorso del protagonista. O anche l’incertezza sul suo futuro. Già presentato al Festival di Locarno e al Torino Film Festival nella sezione TFFdoc/italiana, il documentario segue il percorso di Luca, un quattordicenne cresciuto in un villaggio di montagna delle Alpi che frequenta un istituto alberghiero. Con gli altri studenti del primo anno, deve seguire delle regole ben precise: i capelli non devono superare una certa lunghezza, il colletto e i calzini in ordine, le mani e le unghie pulite.

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C’è spesso un contrasto tra il volto di Luca Tufano e gli altri. Chiuso nello spazio freddo dell’istituto, non appare mai incline alle rigide regole. Lo sguardo di Maldi osserva con attenzione questa insofferenza senza rimarcarla soffermandosi soprattutto su certi dettagli: il volto distratto, l’incapacità a stare fermo, il modo svogliato in cui sistema i bicchieri. Il gesto istintivo va contro quello istituzionale. La differenza è minima, pressocché impercettibile. L’apprendistato però riesce a metterne in evidenza le differenze, sottolineando un difficile percorso di crescita per Luca in uno spazio estraneo, che non gli appartiene e che lo avverte come ostile. Solo in un momento la sua ‘ribellione’ è più aperta come nella scena in cui rovescia tutto il vassoio. Sembra prevalere comunque sempre più l’istinto della volontà.

Dopo Frastuono (2014), L’apprendistato è il secondo capitolo di una trilogia sull’adolescenza. Il percorso di Luca richiama, per certi aspetti, quello di Iaui del primo film; anche lui infatti, nato e cresciuto in una comunità dell’Appennino Tosco-Emiliano, scendeva ogni giorno dala montagna a Pistoia dove frequenta un liceo artistico.

L’adattamento prosegue seguendo una scansione ordinata, con precisi movimenti geometrici: il modo di tagliare l’ananas, i tavoli allineati, la disposizione degli studenti da una parte e l’insegnante dall’altra. A tratti forse il documentario può apparire preciso ma anche rigido, proprio come il luogo in cui è girato. A movimentarlo invece sono tutte le provvisorie interruzioni, con le immagini di Luca da solo nel bosco. Quasi una riaffermazione provvisoria della propria individualità, di un modo di respirare differente. Un’estraneità forte, che si mantiene intatta per tutto il film che fa tornare alla mente quella di Libenzio, il giovane apprendista cameriere di Lunga vita alla signora!. Non a caso il cinema di Olmi potrebbe essere uno dei modelli per il cinema di Maldi, proprio per il modo in cui mostra il passaggio dall’adolescenza alla maturità.

 

Regia: Davide Maldi
Interpreti: Luca Tufano, Mario Burlone, Lorenzo Campani, Enrico Colombini, Christian Dellamora, Damiano Oberoffer, Ernesto Alberti Violetti
Distribuzione: Movieday
Durata: 84′
Origine: Italia, 2019

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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