LIBRI DI CINEMA – "Il cerchio e la spada. Lettura de 'I sette samurai' di Akira Kurosawa", di Dario Tomasi
Sei capitoli per un testo tutto dedicato a I sette samurai (Shichinin no samurai, 1954) di Akira Kurosawa: altrettante diverse prospettive, sguardi su un film di grande tensione narrativa e figurativa, che mette in luce il rapporto, le influenze – e i conflitti – tra cultura, arte, società occidentale e orientale. Ciascun capitolo si sofferma sulle sequenze, e analizzando rigorosamente anche i più piccoli e significativi dettagli, approfondisce e chiarisce temi di grande importanza per la cultura giapponese, tra cui il rapporto dialettico tra singolo e collettività, il conflitto tra dovere e sentimenti, la relazione tra le classi dei contadini e dei samurai, la tradizione del bushidô. Per Lindau.
Dario Tomasi
Edizioni Lindau
Finito di stampare nel mese di febbraio 2008
Pag. 224 – 19,50 euro
Akira Kurosawa era già noto anche al pubblico occidentale, grazie a Rashômon, all’epoca della lunga lavorazione di I sette samurai (Shichinin no samurai, 1954), ma questa fama non fu sufficiente a risparmiare la sua opera da una serie di tagli e riduzioni sui 200 minuti originali che la penalizzarono gravemente (soltanto negli anni ’80 il film ritroverà la sua completezza). Il libro si apre con 16 pagine di foto e i disegni originali dello stesso Kurosawa, seguono dati filmografici e sinossi e subito si entra nel vivo con i sei capitoli, altrettante diverse prospettive, sguardi su un film di eccezionale complessità, che mette in luce il rapporto, le influenze – e i conflitti – tra cultura, arte, società occidentale e orientale. Ciascun capitolo si sofferma sulle sequenze, e analizzando rigorosamente anche i più piccoli e significativi dettagli, approfondisce e chiarisce temi di grande importanza per la cultura giapponese. Nel primo e nel secondo capitolo si osservano il rapporto dialettico tra individuo e gruppo, tra uchi (dentro) e soto (fuori) disegnato con la figura del cerchio, che rappresenta uno spazio chiuso e retto da leggi ben precise, un universo tendente a frantumarsi tra le tensioni che provengono dall’esterno, sia per la comunità dei contadini che per quella dei samurai; ci si sofferma sullle dinamiche di gruppo, sulla relazione tra individuo e collettività, tra dovere e sentimenti, tra le classi dei contadini e dei guerrieri. Si cercano e si raccontano con dovizia di particolari le affinità tra la scrittura di K. e i modelli del cinema classico hollywoodiano (i raccordi di movimento, il campo-e-controcampo, la logica dello spazio a 180°gradi, alcuni aspetti del montaggio; e dal punto di vista contenutistico, l’evidenza della figura del soggetto eroe, fortemente caratterizzato, e oggetti di valore, rispetto ai quali non esiste ambiguità); ma nel film si individuano anche le soluzioni che si collocano all’esterno rispetto al cinema classico, seppure non in un sistema alternativo come avviene in Ozu e in parte in Mizoguchi. Nel terzo capitolo si prende in esame la struttura del film, che unisce un intreccio semplice e organico a una miriade di sottointrecci che si saldano strettamente all’opera, dove le storie individuali dei personaggi, i loro conflitti, le loro vicende amorose, i loro segreti raccontano aspetti della cultura e della letteratura nipponica, riproponendo il tema generale dei rapporti di classe, dell’etica che guida ogni azione, dell’amore ostacolato, delle leggi inflessibili del bushidô. Nel quarto e nel quinto capitolo si analizza il linguaggio di Kurosawa dal punto di vista dell’uso espressivo e tematico dello sguardo (del leader carismatico, del giovane rônin, lo sguardo della trepidazione e del desiderio, quello degli osservatori che compaiono in molte scene in un rapporto metaforico col pubblico de gli spettatori in sala) e del ritmo (il dinamismo dialettico che mantiene sempre alta la tensione narrativa e figurativa, caratteristica che si può avvicinare all’esperienza occidentale, ma anche, come nota l’autore Dario Tomasi (profondo conoscitore del cinema nipponico, già autore di lavori su Ozu, Miike, Mizoguchi, la nouvelle vague giapponese) alla tradizione del cinema chambara e del jidaigeki nichilista degli anni ’20; una dinamicità profilmica affidata al rapporto con il movimento energico della macchina da presa, al gioco tra luci e ombre, al sonoro concitato, ai movimenti dei personaggi e “all’utilizzo degli elementi naturali. Acqua, vento e fuoco concorrono tutti, nelle loro diverse manifestazioni e conseguenze, a conferire movimento alle immagini del film” (p.161) ribadendo così lo stretto rapporto che intercorre tra uomo e natura nel cinema di Kurosawa. Il sesto capitolo infine si concentra sulla tradizione del bushidô, serie di codici etici, spirituali e comportamentali che cadde col fiorire della classe dei mercanti entrando in una fase di crepuscolo che privava i samurai, funzione sociale, e che attraversa alcuni tra i momenti più intensi del film, in particolare nel rapporto tra tra maestro e allievo, nelle caratteristiche dell’agire dei personaggi (l’umiltà, il silenzio, la riservatezza, secondo i dettami dell’Hagakure), nell’imperturbabilità del guerriero che sa liberarsi delle passioni. Completa il testo, integralmente dedicato al film di Kurosawa, una curata bibliografia.
I sette samurai – il trailer dell’edizione dvd Criterion
INDICE
1. La dialettica di uchi (dentro) e soto (fuori) p. 23
1.1. Il cerchio, la linea p. 23
1.2. Tanin, Giri e Ninjô p. 37
1.3. La mediazione p. 44
2. Découpage e altro p. 63
2.1. La logica dei raccordi p. 63
2.2. La funzione drammatica del montaggio p. 84
2.3. Di sequenza in sequenza p. 93
2.4. Scarti? p. 100
3. Intreccio e sottointrecci p. 115
3.1. Il dolore segreto di Rikichi p. 116
3.2. La storia d’amore di Shino e Katsushirô p. 126
3.3. Gisaku, Matsuke e il vecchio mulino p. 123
3.4. La falsa identità di Kikuchiyo p.133
4. La logica degli sguardi p. 137
4.1. Lo sguardo di chi sa p. 137
4.2. Lo sguardo di chi ammira e impara p. 142
4.3. Lo sguardo di chi desidera p. 145
4.4. Gli altri sguardi p. 149
5. (E)motion picture: i principi del dinamismo p. 157
6. Bushidô: la via del samurai p.181
6.1. La coscienza della fine di un’epoca p. 183
6.2. Portare sempre con sé il proprio zen p.187
6.3. Il maestro, l’allievo p. 190
6.4. Nascondersi dietro una foglia p. 193
6.5. La spada è l’anima del samurai p. 196
6.6. Liberarsi da ogni passione p. 198
Bibliografia p. 209