LIBRI DI CINEMA – Sgradevole è Bello, il Mondo nel Cinema di Todd Solondz


 Mondella vuole intelligentemente demitizzare l’aspetto freak di Solondz per farlo rientrare semplicemente in un percorso autoriale importante e necessario: la “sgradevolezza” nella messa in scena dei rapporti umani diventa così il punto di forza. Da
Pendragon Edizioni

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Sgradevole è Bello - Il mondo nel cinema di Todd Solondz, di Diego MondellaSgradevole è Bello

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Il mondo nel cinema di Todd Solondz

Diego Mondella

Pendragon Edizioni – 2010

pp. 149 – Euro 14

  

  

Ad appena due anni dalla pubblicazione di Piovono rane dal cielo, riuscita e sfaccettata analisi sul cinema di P. T. Anderson, lo studioso e critico cinematografico Diego Mondella torna nei luoghi – evidentemente a lui molto cari – del giovane cinema americano. E lo fa soffermandosi questa volta sulla controversa figura di Todd Solondz. Ecco, per iniziare a parlare di questo suo nuovo lavoro Sgradevole è bello forse sarebbe utile partire proprio dal testo precedente. Sì perché in quel caso, essendosi occupato di un autore considerato da molti come il miglior cineasta vivente (e quindi già universalmente “riconosciuto”), Mondella intelligentemente planava subito sul punto nodale: i film e le loro analisi, accurate e divise cronologicamente. Una monografia critica dai crismi tradizionali e codificati insomma. Nel caso di Solondz orchestra invece – ancora una volta intelligentemente – un’operazione decisamente diversa: si sofferma soprattutto sull’uomo e sul cineasta, sviscerandone articolatamente le tematiche ricorrenti. Forse perché in questo caso c’è un urgente bisogno di “presentare” prima ancora che di “analizzare”. Per Mondella infatti la figura dell’autore è ingiustamente ammantata da pregiudizi e immotivati pudori nell’accostarsi alle sue opere, ritenute dai più sgradevoli o persino immorali. Ed è su questo versante che il libro procede: nell’andare cioè a toccare ad uno ad uno i capi di imputazione che tanta critica e opinione pubblica addossa a Solondz, cercando di smontarli o per lo meno reindirizzarli verso più consone carreggiate. E si parte  addirittura da un paragrafo dedicato alla “propria” esperienza personale nell’incontrare il regista al festival di Venezia del 2009, occasione per registrare l’esaustiva intervista che troveremo in appendice a questo libro. Insomma Mondella vuole demitizzare l’aspetto freak di Solondz per farlo rientrare semplicemente in un percorso autoriale importante e necessario, che fa della “sgradevolezza” nella messa in scena dei rapporti umani il suo punto di forza. E proprio questa estrema e disarmante sincerità con la quale il regista inquadra il mondo diventa paradossalmente la sua più severa e ingiusta condanna: «la sua visione della realtà non contempla filtri di alcun genere, perché si offre allo spettatore come una lucida istantanea che cerca di riprodurre la complessità dei nostri tempi. Egli non ha la pretesa intellettualistica di voler interpretare il mondo, ma si appassiona a fare un esame di come vive l’uomo in questo contesto malato».

Ecco che l’analisi sulle opere del «Sommo Cantore dell’Infelicità» si sofferma più che altro sui personaggi da lui creati ePalindromes - Todd Solondz sulle motivazioni profonde che li spingono ad agire in modi così scioccanti.  Individuando prima di tutto nell’infanzia la figura chiave del suo universo: i bambini diventano i depositari di una intima verità che li porta a vedere il mondo in maniera più nitida ed elementare rispetto agli adulti, persi in pregiudizi o carceri di conformismo. E il cinema di Solondz viene a sua volta  presentato come una visione nitida e terribilmente elementare delle storture e aberrazioni umane, filmate quasi con l’occhio di un entomologo che si sottrae a ogni giudizio e interroga correttamente lo spettatore. Procedendo quindi in quest’indagine sulle tematiche  – dall’analisi della famosa e durissima scena della confessione del padre pedofilo in Happiness, alla compulsiva ricerca della felicità che si annida nella famiglia contemporanea; dal «pessimismo metafisico dell’uomo solondziano che eleva la banalità della sua esistenza a icona della sofferenza umana» estremizzata in Perdona e Dimentica, sino alla terribile consapevolezza dell'illusione del libero arbitrio sviscerata in Palindromes – il libro arriva fondamentalmente a far specchiare i personaggi dei suoi film nell’uomo/cineasta Solondz; e l’uomo/cineasta Solondz con i personaggi dei suoi film. Una integerrima dichiarazione di “autorialità” insomma.

Certo: il testo soffre innegabilmente della quasi totale mancanza di un'analisi estetico/filmologica, ma questo appare francamente come una precisa scelta a monte dell’autore. E anche la straniante assenza della benché minima immagine fotografica a supporto dell’analisi (cosa molto insolita per un testo di questo tipo) la dice lunga sull’approccio alla materia trattata: Solondz, per Mondella, va difeso o almeno “conosciuto” prima di ogni distanziamento critico. Ed è questo che meritoriamente si impegna a fare: far conoscere il mondo nel cinema di Todd Solondz prima ancora che i suoi film.

  

INDICE

  

          PREFAZIONE di Mario Sesti

          Il “cattivo” maestro. Un ritratto di Todd Solondz

          INTRODUZIONE: Benvenuti nel Paese degli Orrori

          CAPITOLO I: Mostri, Bimbi e Caramelle

          CAPITOLO II: La Rivincita degli Sfigati

          CAPITOLO III: Dove sei Felicità?

          CAPITOLO IV: Della Perduta Innocenza

          CONVERSAZIONE CON TODD SOLONDZ. “La guerra? Il nemico è dentro di noi”

          Un Film, Una Canzone

          FILMOGRAFIA

          BIBLIOGRAFIA

          INDICE DEI NOMI

 

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