LOCARNO 57 – Agnès Varda: fotografie, orsacchiotti e la storia del '900

Ydessa, les ours et etc racconta il Novecento e le sue tragedie scrutando le centinia di ritratti di famiglia raccolti dall'artista canadese Ydessa Hendeles: un saggio sul rapporto tra cinema e fotografia, dedicato ai tantissimi orsetti di peluche presenti nelle immagini studiate, e amate, dalla regista.

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Orsetti di peluche, teddy bears come li chiamano gli anglosassoni, fedeli compagni di vita di colore marrone o grigio, di pezza o di stoffa, acconciati col fiocco o col cappellino, messi in posa o abbracciati teneramente. Sono loro, gli orsacchiotti di generazioni di uomini, donne e bambini del Novecento, i protagonisti del bellissimo film di Agnès Varda Ydessa, les ours et etc…, mediometraggio della sezione Cinema del presente, con il quale la regista indaga il lavoro dell'artista canadese Ydessa Hendeles scrutando le storie alle spalle delle centinaia di foto di famiglia con orsacchiotto da lei raccolte e riunite in un'esposizione a Monaco di Baviera.

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Il lavoro della Varda viene da lontano, rientra in un progetto dedicato al rapporto tra cinema e fotografia del quale fanno parte anche Salut les cubains (1963) e Ulysse (1984), proiettati anch'essi e riuniti sotto il titolo Cinevardphoto: ogni foto è un fermoimmagine, un istante bloccato per sempre, ma parlare di essa e cercare cio che le sta attorno significa donarle il movimento, ravvivarla con il soffio vitale che il cinema possiede e che la fotografia fa invece solamente immaginare.


In Ydessa, les ours et etc… ciò che si immagina e si fa rivivere è il mondo di corrispondenze, affetti, dolori e ricordi celati oltre le immagini della mostra, quattro pareti piene all'eccesso di fotografie incorniciate, nelle quali gli orsacchiotti sono il leitmotif di ritratti familiari dalle forme più svariate. Le immagini sono frammenti di vita, provengono da tutto il mondo e da ogni decennio che ha conosciuto la fotografia, sono quadri che, con un processo narrativo sottorraneo, svelano il loro retroterra culturale: il passato nella Germania nazista dei genitori di Ydessa Hendeles, la loro sopravvivenza ai campi di sterminio, le differenze e le analogie tra i ritratti di famiglie ebree e naziste, i flash su scene di vita quotidiana del dopoguerra che oltre gli orsacchiotti e il sorriso possono nascondere drammi o felicità, dolori o tragedie.


L'orsacchiotto diventa testimone muto delle Storia, pupazzo candido e discreto che unisce affettivamente l'anima comune di tutte queste persone sconosciute. E quando Varda, con un magistrale colpo di scena, enta in un'altra stanza della mostra dove è esposto il pupazzo di Hitler inginocchiato in preghiera di Maurizio Cattelan, si capisce che le foto raccontano la storia delle tragedie del Novecento, che gli esseri umani, al pari dei teddy bears, sono pupazzi manipolati da un altro pupazzo, quello che qui è in preghiera ma che nella vita vera, che le foto celano ma non cancellano, ha annichilito con la sua follia i ricordi e le passioni di migliaia di uomini, donne e bambini. Ydessa Hendeles si è salvata da quella follia e ha deciso di donare la propria vita al ricordo di essa, in qualsiasi luogo e tempo si sia verificata o si possa ancora verificare.

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