"Maial Zombie – Anche i morti lo fanno", di Mathias Dinter

Tre liceali si schiantano contro un albero, dopo aver compartecipato ad un rito simil-vodoo ambientato in un cimitero. Per loro però non sembra ancora arrivato il momento di riunire le famiglie per l’estremo saluto in nero. Nulla è più efficace di una risata per esorcizzare a dovere il terrore della morte, del diverso, del malato. Far precipitare i buoni propositi in un fosso senza speranza, fatto di volgarità e ovvietà non lo è altrettanto.
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Blackout. Tra la vita e la morte. Milioni di fotografie scorrono in un secondo, schermo bianco o nero, chissà. La netta separazione che filosoficamente oppone le due misteriose sfere, aumenta la fascinazione dell’uomo per quelle creature capaci di riassumere in loro stesse caratteristiche dell’uno e dell’altro mondo. Primi tra questi gli zombie, i cosiddetti non morti, affamati di carne pur essendo già passati a miglior vita, costretti a vagare all’infinito come fantasmi, in cerca di qualcuno da mordere. Poi ci sono i vampiri, sempre un po’ pallidi e assetati di sangue, dotati di una forza sconvolgente. Fortemente consigliata la fuga in entrambi i casi, meglio se in macchina, per sottrarsi il più velocemente possibile alle mostruose creature protagoniste di innumerevoli pellicole horror.
Nel film di Mathias Dinter si mescolano le carte. Tre liceali si schiantano contro un albero, dopo aver compartecipato ad un rito simil-vodoo ambientato in un cimitero. Per loro però non sembra ancora arrivato il momento di riunire le famiglie per l’estremo saluto in nero. Dopo qualche minuto passato in un obitorio a rimirare increduli targhette identificative e tavoli in acciaio gelato, i ragazzi si accorgono di essere ancora vivi, seppur leggermente bianchicci e con qualche occhiaia in più. Ad una più attenta analisi sembra proprio che i tre siano diventati dei veri e propri zombie, ma c’è di più. Il loro destino non è quello di spaventare i compagni di scuola, avanzando lentamente dentro corpi in putrefazione dal fondo di un corridoio, tutt’altro. Scoprono infatti di aver guadagnato forza e resistenza senza eguali, grazie alle quali conquisteranno l’attenzione di tutta la scuola, sfidando e surclassando i campioni in carica in una battagliera partita di rugby e rimettendo in riga i bulli-bellocci a suon di pugni ben assestati.
Sono ibridi, come ibrido è Maial Zombie – Anche i morti lo fanno. Si direbbero una sorta di zombie-vampiri, incastrati da Dinter nelle maglie di una pellicola che non è commedia, né horror. È dalle contraddizioni che spesso nascono i prodotti migliori, dai contrasti. Non certo dai compromessi, incapaci di suscitare qualunque tipo di reazione degna di tale nome. I primi minuti sembrano promettere bene, improntati ad un humour freddo e dark. L’idea della cucitrice per sistemare orecchie o mani cascanti non è da buttare, ma non basta. Poteva essere divertente, ma non lo è affatto, poteva essere ironico e pungente, ma si limita a mettere in fila una serie di gag stracollaudate nelle commedie di livello medio-basso di matrice americana, di cui è ad ogni buon conto un brutta copia. Si può ridere della paura e di esempi ce ne sarebbero tantissimi. Nulla è più efficace di una risata per esorcizzare a dovere il terrore della morte, del diverso, del malato. Far precipitare i buoni propositi in un fosso senza speranza, fatto di volgarità e ovvietà non lo è altrettanto. Il titolo italiano gli dà il colpo di grazia.
 
Titolo originale: Die Nacht der lebenden Loser
Regia: Mathias Dinter
Interpreti: Tino Mewes, Manuel Cortez, Thomas Schmieder, Collien Fernandes, Hendrik Borgmann, Nadine Germann
Distribuzione: Mediafilm
Durata: 89’
Origine: Germania, 2004
 
 

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