Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola, di Duccio Chiarini

Il lavoro di mimetizzazione della macchina da presa diventa pregevole invenzione di regia. Un film basico, di insospettabile efficacia che viene quasi voglia di tornare a scuola.

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Paradossalmente il cinema sa restituire pezzi di autentica verità solo quando torna alle proprie origini, cioè quando la falsità della ricostruzione sa cogliere il vero con l’imitazione della realtà. Solitamente il cinema verità a dovere colmare il vuoto tra rappresentazione e autenticità, ma ormai, alla luce di quanto è accaduto la categoria diventa obsoleta oltre che davvero indefinibile e poco descrittiva. Il dato reale è che la verità, nel cinema, sta proprio nella sua falsa rappresentazione. Ogni altra fatica per eliminare il disturbante della macchina da presa che ci riporta alla dimensione della rappresentazione, diventa perfino superflua. Su queste prospettive sicuramente basiche, ma per questo indispensabili, si fonda la ricerca visiva di Duccio Chiarini con Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola, l’originale e anche qui, basico, lavoro di vivisezione che ha condotto nel mondo di una scuola attraversando con il suo sguardo le componenti umane e sentimentali degli attori coinvolti. Il Marco Polo è un Istituto Tecnico di Firenze, dentro il quale si avventura la macchina da presa di Chiarini e con attenzione, logica discorsiva e giusta distanza di sguardo, sa cogliere, per schegge e frammenti, per lampi improvvisi, verità evidenti che solo l’obiettivo sa raccontare con il suo occhio anche analitico e impertinente.  È notevole, a questo proposito, il lavoro di mimetizzazione della macchina da presa che esiste, ma scompare con la sua invadente presenza, ed è questa l’invenzione di regia più pregevole. I ragazzi, i professori sanno scavalcarla, sanno restare autentici ed è questo il dato che resta alla visione del film. Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola è un film che si affida a questa freschezza per consegnarci anche segnali dal futuro vivi ed evidenti nel nostro presente e nei volti e nelle parole dei ragazzi.

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Duccio Chiarini con la sua troupe entra in quel mondo, non tanto, quindi, per cogliere i tratti deboli del sistema scolastico e neppure per raccogliere le rimostranze di docenti, personale amministrativo e studenti, ma piuttosto per perlustrare, con una attenzione non comune, i profili conoscitivi del mondo della scuola, il formarsi di un’idea di insegnamento, il generarsi di una consapevolezza della necessità o della non necessità dello studio ai fini della costruzione di una idea di società in cui il passato, il presente e il futuro trovino una mediazione e una conciliazione attraverso la formazione di una coscienza di ciò che si è e che si dovrà essere. Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola diventa quindi anche la verifica di come avvenga la costruzione di una idea sociale all’interno della comunità scolastica, l’insorgere dei dubbi nei docenti che si scontrano con una costante distrazione da questi fini da parte degli studenti, l’evidenziarsi costante di un desiderio di intervento degli studenti a volte incapaci di esprimere sentimenti e concetti e lo sforzo parallelo, della scuola, che poi sono i professori, di adattare il loro pensiero a quello dei più giovani con uno scambio che potrebbe essere felicemente reciproco e a volte, invece, diviene, infelicemente univoco. Chiarini compie un lavoro meticoloso e il suo approccio uniforme e rigoroso, rispetto al mondo che vuole scandagliare, non si incrina mai, non cede mai davanti al desiderio di intervenire. La sua esistenza si mimetizza dietro una visibile macchina da presa che diventa tanto invisibile, agli occhi degli attori sulla scena, quanto più ne resta esibita la sua ingombrante presenza.

Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola con la sua frammentaria unità diviene un campionario vivace e vitale di una scuola che pur restando impantanata e insoddisfacente un po’ per tutti, sa reagire e trovare una strada per la quotidiana riaffermazione della sua funzione. Il film sa cogliere le difficoltà e lo fa senza interventi, nel “muto” procedere delle immagini, lo fa attraverso i dialoghi serrati che impegnano le ore di scuola bruscamente interrotti dalla campanella che suona, lo fa nei consigli di classe durante i quali i docenti misurano le proprie prospettive esponendo i dubbi, le possibilità, i progetti, lo fa attraverso il rapporto con i migranti che hanno trovato in quella scuola un terreno di coltura per il proprio futuro grazie ad un paziente lavoro al quale partecipano con trasporto alunni e docenti, maestranze amministrative e gli stessi ospiti destinatari di quelle attività. Una solidarietà vera tra tutti che si riflette in ogni momento della vita scolastica.

Marco Polo – Un anno tra i banchi di scuola è, come si diceva, un film basico, di insospettabile efficacia che viene quasi voglia di tornare a scuola.

 

Regia: Duccio Chiarini
Distribuzione: Fondazione Culturale Niels Stensen
Durata: 86′
Origine: Italia, 1989

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3 (1 voto)
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