"My Summer of Love", di Paul Pawlikowski

Ancora un cinema sfuggente quello di Pawlikowski dopo "Last Resort": due mancanze, due giovani anime, due metà della stessa mela… Momenti alla “Jules et Jim” femminini dove il terzo angolo non "collabora" come Jeanne Moreau, improvvise irruzioni di inquadrature forti, macchina a mano in puro "stile sundance" e una fotografia di pastose luccicanze.

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Corpi nella finta acerbità dell'adolescenza che scoppiano di vita e attività-curiosità sessuale. Sono quelli di Mona e Tamsin, "topina di città e topina di campagna", alta borghesia e proletariato, divagazioni saccenti sul nichilismo niciano, monumenti al dramma della Piaf, violoncellistiche arcate di suono di Saint-Saёns… e un soprannome di banale collegamento Mona (-Lisa). Due mancanze, due giovani anime, due metà della stessa mela… o almeno così pare nello sfuggente cinema di Pawlikowski. Momenti alla Jules et Jim femminini dove Paddy Considine (protagonista del meraviglioso In America di Sheridan e già nel precedente film del regista polacco Last Resort) non "collabora" come Jeanne Moreau in qualità di nuovo affiliato al fondamentalismo dei cristiani rinati. Improvvise irruzioni di inquadrature forti in mezzo a zoomate di apparente casualità, macchina a mano in puro "stile sundance" che a volte si placa di fronte alla bellezza di un viso o di un sentimento, per poi ripartire subito dopo e una fotografia di pastose luccicanze innamorata della campagna dello Yorkshire. L'isolamento amoroso di Mona e Tamsin nelle stanze "tutte per loro" viene da lontano, dal Bertolucci di Ultimo tango a Parigi "aggiornato" con The dreamers, così come il campo da tennis abbandonato sfiora la consistenza di abbandoni antononiani più che citazionisti della celeberrima partita immaginaria di Blow-up. Un cinema sfuggente ma anche di eccessiva pretenziosità che vive però in un'ingannevole non-regia produttrice d'immagini di grande impatto: la panoramica sulla grande croce lignea ancora scomposta, il prato "elettrico" unito/diviso distante/a strapiombo sulla cittadina planimetricamente di geometrica inflessibilità come le religiose anime estreme che la popolano, gli splendidi corpi delle due protagoniste affondati nel manto erboso che sbuffano fumo e anche una frase difficilmente dimenticabile perché, forse, mai (o troppo poche volte) udita al cinema: "non piangere… ma sì, piangi". Anche se nella parte centrale le intime tensioni diventano, ad un tratto, volatili e s'insinua l'ambiziosità generale del progetto, il coup de théâtre dell'ultima parte ben s'intona con quel bucolico e malinconico disorientamento che ci guida per tutta la visione.

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Titolo originale: id.
Regia: Paul Pawlikowski
Interpreti: Nathalie Press, Emily Blunt, Paddy Considine, Dean Andrews, Lynette Edwards, Kathryn Sumner
Distribuzione: Fandango
Durata: 86'
Origine: GB, 2004

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