Ogni nome della Rosa

Non solo Annaud: da Topolino a Stefano Massini, Il nome della rosa di Umberto Eco ha subito le trasposizioni più fantasiose prima di giungere alla miniserie Rai di Giacomo Battiato. Eccole

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In coda alla messa in onda della prima puntata della miniserie Rai Il nome della Rosa sono piovuti critiche e consensi sul nuovo adattamento del celebre romanzo di Umberto Eco, premiato comunque dagli ascolti per la prima serata, che ha superato i 6 milioni di spettatori. La serie, co-prodotta da Italia e Germania, è creata e diretta da Giacomo Battiato. Protagonista nei panni del celebre Guglielmo da Baskerville è John Turturro.

La storia del frate francescano in contrasto con il suo tempo, il XIV secolo, sempre pronto a sfoderare la sua logica e razionalità a favore della risoluzione dei delitti irrisolti in un’Abbazia benedettina, è stata divisa in otto puntate, disponibili anche su RaiPlay e interpretate, oltre che da Turturro, da Rupert Everett, Fabrizio Bentivoglio, Stefano Fresi e Greta Scarano.

 

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Ovviamente, il riferimento va subito al celebre film di Jean-Jacques Annaud con Sean Connery e Christian Slater, datato 1986, considerata fino ad ora la versione “ufficiale” per immagini del romanzo che ha segnato in Italia il passaggio-chiave alla letteratura postmoderna.
Ecco, abbiamo una notizia per i “puristi” che in questi giorni vanno storcendo il naso davanti alla versione-Battiato: il lavoro di Eco, negli anni, è passato per le mani di molti, quasi come il secondo libro della Poetica di Aristotele al centro dell’inghippo: tra trasposizioni teatrali e radiofoniche, fino ad arrivare a Topolino e a giochi da tavolo calati all’interno dell’abbazia medievale.

Non solo Moni Ovadia dunque, che nel 2017 legge tutto il romanzo per la trasmissione di Rai Radio3 Ad alta voce, facendo seguito ad un adattamento radiofonico in 35 puntate del 2002 per Rai Radio2: recentissima è la rappresentazione teatrale messa in scena da Leo Muscato, da una riduzione di Stefano Massini.

Le versioni di puro intrattenimento fanno capolino già negli anni ’80, in Spagna, con un videogioco di culto intitolato La abadía del crimen, che tramite le vicende raccontate da Eco ci porta nei panni di Guglielmo per risolvere i crimini all’interno dell’abbazia. Esperimento ritentato nel 2008 con l’avventura grafica intitolata Murder in the Abbey, che si inspira liberamente alle avventure del romanzo.

Per gli appassionati di

boardgame esistono anche i giochi da tavolo, uno uscito nel 2008 per la Ravensburger, in cui però lo scopo consiste nel cercare di rimanere il più possibile estraneo ai sospetti, facendo così ricadere la colpa sugli altri giocatori, e l’altro intitolato Il Mistero dell’Abbazia (The Mystery of the Abbey), edito da Days of Wonder.

Tra la versione topoliniana, Il Nome della Mimosa, e l’omaggio di Zagor (l’albo L’Abbazia del Mistero), il grande romanzo d’esordio di Eco possiede le atmosfere giuste per ispirare le epiche suite del metal, dal pezzo The Sign of the Cross degli Iron Maiden (The X Factor, 1995), al concept album della band britannica Ten, appunto The Name of The Rose.

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