Oscar Micheaux – The superhero of black filmmaking, di Francesco Zippel

In Cannes Classics, Zippel prosegue la sua serie di documentari biografici sul cinema andando a raccontare l’assoluta modernità del primo grande cineasta afroamericano indipendente, Oscar Micheaux

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Al giro di boa di un festival di Cannes aperto dalle dichiarazioni del presidente di giuria Spike Lee contro i “gangster” che governano il mondo (“30 anni dopo quello che accade a Radio Raheem nel finale di Fa’ la cosa giusta, uno si aspetterebbe che i neri abbiano smesso di essere braccati come animali”), il nuovo documentario di Francesco Zippel prosegue l’attacco affrontando alcune delle traiettorie centrali del discorso di Black Lives Matter, ovvero la ri-connessione necessaria per la comunità black con le proprie radici forgiate da schiavitù e segregazione.
Da questo punto di vista, l’ampio focus dedicato dal documentario alla questione-Griffith e Birth of a Nation rinnova la necessità per il “black filmmaking” di fare i conti con (o, come si direbbe nel dibattito attuale, cancellare) quello che, tra gli intervistati, John Singleton chiama “un film di fantascienza”, recentemente già stigmatizzato proprio dallo Spike Lee di BlacKKKlansman e dall’esordio omonimo di Nate Parker (la cui proiezione al Sundance 2016 può forse essere considerato l’evento di nascita della storiografia dell’attuale generazione di cineasti afroamericani). A rispondere all’affresco razzista di Griffith ci pensò proprio Within Our Gates, il film di Oscar Micheaux, romanziere e regista (41 opere, di cui una decina giunte fino a noi) di cui Zippel ricostruisce l’avventurosa esistenza partendo dalla fine della Guerra Civile, con l’abituale capacità di intreccio delle testimonianze più eterogenee, da Chuck D a Morgan Freeman e Melvin Van Peebles passando per un nutrito gruppo di studiosi, biografi, analisti (Gian Luca Farinelli della Cineteca di Bologna).

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Pur non riuscendo a rinunciare del tutto a quelli che oramai sono gli stilemi della formula-Sky che ne sarà il lido d’approdo (ricostruzioni d’animazione, droni sui paesaggi…), bilanciati però da una selezione musicale clamorosa, il documentario di Zippel si costituisce come una piccola contro-storia dei primi passi del black cinema all’interno della narrazione sull’industria delle origini (la nascita degli studios, il passaggio al sonoro, lo star system…): le proiezioni di mezzanotte per il pubblico colored, le distribuzioni alternative grazie alle comunità, alle associazioni di quartiere, ai gruppi di chiesa, e le prime case di produzione afroamericane.
Nella vicenda biografica di Micheaux, ammantata da aloni leggendari già a partire dalla nascita nella cittadina di Metropolis (da cui il titolo del film), scorrono grazie all’incredibile repertorio assemblato dal documentario il Mito della terra per gli schiavi liberati, la migrazione dal Sud verso le città del futuro come Chicago, e i tempi gloriosi della Harlem Renaissance: la parabola è quella del visionario che per primo setta le basi per la figura – giunta fino ai giorni nostri – dell’artista black totalmente indipendente, in grado di muoversi tra le maglie di un Sistema che non è pensato per lui.
Se Micheaux vendeva i suoi romanzi porta a porta e viaggiava per gli States con le bobine dei suoi film come Body and Soul e Murder in Harlem sul sedile posteriore dell’auto, contraffatte nei titoli in modo da poter passare la censura, questa parabola di un self-made man è forse più problematica di quanto non appaia: non è tanto la storia della caparbietà individuale di un uomo che ce l’ha fatta da solo contro tutto quanto la parabola fondativa di un’arte della comunità (che ha sempre sostenuto in ogni modo le imprese produttive di Micheaux) in grado di sovvertire con il mutuo soccorso semi-clandestino le regole violente degli oppressori. Quasi un compendio per immagini a quanto racconta negli stessi anni il musicista Mezz Mezzrow nell’imprescindibile autobiografia Questo è il blues. 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.5 (2 voti)
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