PESARO 46 – "Plenny", di Aleksey Uchitel (Cinema Russo Contemporaneo)



plenny pesaro 46Immerso in un’ambientazione ostile in cui l’aspro paesaggio ceceno diventa non soltanto fondale delle vicende di Rubak, Vovka e del loro prigioniero, ma assume il ruolo di protagonista della storia. La dolorosa necessità di salvezza, effetto delle regole del conflitto, frantuma ogni possibile speranza e ogni sogno di riscatto morale

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plenny pesaro 46Tratto da “The prisoner” di Vladimir Makanin, il film di Uchitel è una riflessione sugli esiti della l’impossibilità di qualsiasi rapporto con il nemico che non sia quello fondato sul tentativo di reciproca sopraffazione quale conseguenza della drammatica condizione della guerra. La cattura di un ceceno per i soldati russi Rubak e Vovka sarà l’occasione per la scoperta di una possibile umanità che superi le barriere dello scontro bellico, ma i rapporti tra i nemici, in una guerra, non sono quelli che guardano all’amicizia e alla solidarietà.
È l’ostilità dell’ambientazione a costituire la principale cifra stilistica di Plenny (Captive). Il paesaggio aspro tormentato della Cecenia fa da sfondo, ma anche protagonista del film di Uchitel. Il territorio ceceno che la pioggia rende impraticabile o che il sole inaridisce, esaltando la sua inaccessibilità, è lo scenario sul quale si muovo i due soldati e il loro prigioniero. Su questa scena così duramente protagonista, Uchitel riesce a raccontare, per tratti, per sguardi, per mezzi sorrisi, i sentimenti di incipiente simpatia soprattutto tra Rubak e il suo prigioniero. Queste rassicuranti schegge di consistenza umana sembrano deflagrare all’interno delle sequenze che vedono i protagonisti immersi nell’infernale ed estremo scenario di una guerra che li vuole a tutti i costi nemici. Saranno proprio le regole altrettanto spietate del conflitto ad avere la meglio. Sarà la dolorosa necessità della salvezza propria a spingere verso il delirio dell’uccisione. Su questa riflessione, che frantuma ogni possibile speranza, si infrangono i sorrisi e le speranze di Rubak, si spezza il sogno di un riscatto morale. Il film di Uchitel non sembra lasciare scampo o speranza, mettendo in scena la disperazione dell’istinto di conservazione che guida i soldati e distrugge ogni etica comune.
Stringato nei dialoghi e prodigo e curato nella messa in scena Plenny è un’opera che per propria vocazione naturale si pone dalla parte di chi non comprende, dalla parte di chi ha deciso di non accettare. Un’altra riflessione sugli effetti collaterali di un conflitto armato e che con secca precisione coglie nel segno nel raccontare le ferite dell’animo umano e la dolorosa sconfitta della speranza.

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