Peter Rabbit, di Will Gluck

Rovesciare un classico e rendere il personaggio di Beatrix Potter un essere contraddittorio, vendicativo e profondamente umano, forse è questa la vera azione rivoluzionaria di Gluck.

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Ci sono due modi di avvicinarsi al Peter Rabbit di Will Gluck: con o senza Beatrix Potter – e il suo classico libro per bambini The Tale of Peter Rabbit – in mente. Decidere se ciò che spinge alla visione è la nostalgia, ritrovare una certa essenza, una consistenza visiva e narrativa già famigliare che rimandi al racconto bucolico della scrittrice inglese; oppure, il rovesciamento di un principio, la ricerca di qualcosa che sconvolga un genere, ciò che lo stesso Gluck aveva già fatto con il suo esilarante esordio nella commedia romantica Easy Girl e con il coerente passo successivo, Amici di letto.

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Dopo Annie – La felicità è contagiosa – un altro intento di dare nuove forme a un immaginario già stabilito – il regista statunitense gira la sua versione di Peter Rabbit in tecnica mista (metà animazione digitale, metà live motion), raccontando le vicende di Peter (James Corden in originale) un coniglio antropomorfo e chiacchierone con un alta stima di se stesso, che è convinto del suo destino: essere un eroe. Dopo la morte dei loro genitori, Peter diventa il protettore dei suoi fratelli e del cugino, ma anche la voce che li spinge a muoversi, prendere gli ortaggi dal giardino del cattivo signore McGregor – cosa che considera un loro diritto – e avventurarsi senza paura oltre i confini della tana, come un modo di sopravvivere in un mondo di umani spietati. Quando l’anziano muore all’improvviso e la libertà sembra essere finalmente arrivata, la comparsa dell’erede del signore McGregor, Tom (Domhnall Gleeson), calcolatore, di spirito cittadino e nemico degli animali rovina la festa a Peter e compagnia. Tom non viene soltanto a prendersi la casa, l’orto e tutto ciò che lo circonda, ma anche l’attenzione di Bea (Rose Byrne) la dolce vicina di cui Peter, il coniglio, è anche innamorato.

La proposta di Gluck, a mezza strada tra un film d’animazione e una commedia demenziale adolescente, dopo il fascino iniziale diventa una serie di eventi anticipati, dove si sa più meno come andrà a finire ogni battuta, ogni gag, ogni interazione tra il coniglio furioso e il cattivo rosso, pallido e spietato. Al frenetico susseguirsi di equivoci e situazioni che finiscono nei guai, segue sempre l’affaccio di una morale incipiente, spesso ambientalista – tipo “il pianeta terra l’abbiamo preso in prestito” o “gli animali erano qua prima di noi” – che prende forma ed emerge un attimo, per poi perdersi veloce e irrevocabilmente nella prossima battuta.

All’inizio con certa prudenza, poi senza nessun scrupolo, Gluck spinge oltre la sua volontà

di stravolgere la fiaba e farla tornare frenetica, demenziale, quasi un film horror – come l’hanno chiamato alcuni giornali inglesi, considerando l’audacia di Gluck una specie di saccheggio alla loro cultura ancestrale. Il sacrilegio di trasformare il tenero e peloso Peter in un essere contraddittorio, violento, vendicativo e perciò tremendamente umano, forse è la vera azione rivoluzionaria del regista, lo spirito che fa funzionare la sua visione da favola e che impedisce che si sgonfi nello scontato, nell’eccesso di movimento e frenesia. Così, la bucolica e perfetta campagna inglese lascia indietro il suo immaginario-acquerello e si rende un campo di battaglia tra l’ego umano e quello animale, che potrebbe essere visto anche come due facce della stessa moneta, due manifestazioni della stessa natura. E mentre le carote volano, i maiali vanno in giro su due zampe vestiti come umani e i conigli sistemano un trappola elettrica intorno a casa sua, il personaggio di Rose Byrne (oppure ciò che resta di Beatrix Potter) continua a dipingere i suoi acquerelli, cantando e sorridendo, deformando la realtà attraverso i suoi disegni e senza tenere conto della foglia di cosa si stia scatenando davanti ai suoi occhi.

 

Titolo originale: Peter Rabbit
Regia: Will Gluck
Interpreti e talent: James Corden, Domhnall Gleeson, Rose Byrne, Margot Robbie.
Distribuzione: Warner Bros Entertainment Italia 
Durata: 95′
Origine: USA, Gran Bretagna, 2018

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