QUESTIONS racconto di Peter Marcias

Quanto è bella Roma. Ogni tanto mi capita di pensare alla sua grande storia antica. Giro fra le strade e vedo tante persone, tante facce diverse. Ma che stupido anche nel mio paese ci sono tante facce diverse. In tutto il mondo ci sono facce diverse, ma Roma è speciale. Comunque sono in ritardo, quello stronzo del principale di lavoro ne avrà anche oggi da dire. Il lavoro è lavoro. Ci serve per vivere e per la famiglia. Il violino. Tutte le mattine lo sento. Quella ragazza bionda che lo suona mi piace tantissimo, vorrei avere il coraggio per chiederle di uscire. Non lo avrò mai il coraggio, e poi chissà cosa mi potrà rispondere. No! Chi sei scusa? Che lavoro fai? Suoni? Oh no sono impegnata! Ho il ragazzo! Non ci devo pensare, bisogna fermarla ed essere talmente furbi da poterci parlare. Il bus è sempre pieno, troppa gente! La prossima volta prendo la metro, anche se quel senso di chiuso non mi piace. Roma la voglio vedere bene. Come al solito sono sempre in ritardo, a volte ha ragione quello stronzo del capo, ma non posso farci niente se il bagno è sempre occupato, del resto siamo in tanti in casa. Arrivati, meno male, non mi sta guardando con quella solita aria da incazzato, oggi sembra felice, magari la moglie lo ha soddisfatto per bene stanotte. Non sa però che la moglie soddisfa per bene anche altra gente. È una bella donna però, veste bene e profumata, sembra persino intelligente. Anche mia madre poteva essere così, però purtroppo la sua è una condizione migliore, qui in Italia è tutto più facile. Che palle quattordici ore di lavoro, sembra non finiscano mai. Vicino a me comunque ci sono i compagni, che ogni tanto ti fanno un sorriso, per mostrarti che anche a loro tutto va bene. Ma ci andrà poi tutto bene? Io non sono poi così tanto ottimista. La situazione politica qua non è delle migliori. Tutti mi dicono adesso vedrai vi cacciano via. Non ci credo, questo è un paese normale. Ci manderebbero via se non lo fosse. Ma tutti mi dicono non fidarti, sembra normale, ma non lo è. Io comunque mi fido. Quando ne parlo con Giulio, lui mi racconta delle sedute in consiglio e le liti furibonde per la politica. Una cosa non capisco di questo paese: la situazione politica. Stanno tutti male quando raccontano, però hanno una grande casa, una bella macchina e mangiano da Dio. I loro discorsi vanno sempre verso la politica. Che cosa centra? Forse parlano troppo, si agitano per nulla. Silenzio, bisogna lavorare! Ha ragione, bisogna lavorare. È buio. Il violino, che bel suono, lo adoro, mi piacerebbe intonarci una canzone, ma non lo posso fare, mi prenderebbero per matto. Chissà se un giorno sarò ancora da queste parti, mi terrorizza il fatto di lasciare questo sistema. Io ci sto bene. Adesso ho sonno, sono stanco, penso alla donna del violino, ascolto una musica che non sento. Buonanotte Malik, domani sarà una altra avventura.

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