"Questo piccolo grande amore", di Riccardo Donna

Questo piccolo grande amore

L'amore ai tempi degli SMS, come in fondo è sempre stato, ha bisogno di una stanza segreta, in cui ognuno possa praticare i propri riti esclusivi. L'amore, ancora oggi, più che mai, ha bisogno di danze della pioggia. Ecco: questo film racconta un'adolescenza che dura da 35 anni e sembra perpetuarsi di generazione in generazione. E' un film necessario? No, anzi…ma è proprio questa mancanza di pretese che lo proietta in uno spazio leggero, da 'sabato pomeriggio'…

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 Questo piccolo grande amore

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And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well the pleasure, the privilege is mine
(The Smiths, “There Is a Light That Never Goes Out”)
 
QPGA…Qui Passarono Giulia e Andrea, ovvero Questo Piccolo Grande Amore. Ancora 3MSC. L'amore ai tempi degli SMS. Forse dovremmo rassegnarci a quest'idea: l'abbreviazione e l'acronimo non sono superficiali semplificazioni, non rispondono all'esigenza di un'inesorabile velocità dei sentimenti. Assomigliano, forse, a un cifrario segreto, ai segni di un linguaggio esoterico, a formule sacrali scritte e cantate per scongiurare il tempo, per preservare in un reliquiario la felicità dell'istante. E' vero. Noi sappiamo. Tutto ciò non serve a nulla. E' come un disegno sull'acqua, i cuori incisi nelle cortecce degli alberi. Ma l'amore ai tempi degli SMS, come in fondo è sempre stato, ha bisogno di una stanza segreta, in cui ognuno possa praticare i propri riti esclusivi e i propri esorcismi. L'amore, ancora oggi, più che mai, ha bisogno di danze della pioggia. E il bello è che alcuni sacramenti non cambiano con gli anni. Non ci lasceremo mai. Sergio/Claudio Bisio di Ex sapeva che nessuno è mai sfuggito a questo… Noi abbiamo oltrepassato il confine, la linea d'ombra e, sebbene non siamo più capaci di credere alle illusioni altrui, non possiamo far a meno di perpetuare le nostre. E allora, più che odiare, come ci chiedono i giudici severi, preferiamo aggrapparci a quest'unica grande illusione che si perpetua di generazione in generazione, come all'unica ancora di salvezza che ci tenga a galla in una visione che altrimenti sarebbe insopportabile. Ecco, senza pudore: Questo piccolo grande amore è il racconto di un'adolescenza che dura da più di 35 anni e sembra eterna. Penso ai ragazzi che domani entreranno in sala e si emozioneranno (e l'emozioni han tutte pari diritto) e corro con la mente a mia madre che si emozionava e s'innamorava alle note delle stesse canzoni (vogliamo ucciderla per questo?). E' il mistero dei versi degli Smiths: l'idiota meraviglia dell'amore e della giovinezza .
Questo piccolo grande amoreL'idea di Baglioni è semplice, forse per lui necessaria. Riprendere la storia, in parte autobiografica, che fa da filo rosso a quel concept album del 1972, dove, in 50' minuti, si racconta la nascita e la fine di un amore come tanti. Tutto qui. La sceneggiatura dello stesso Baglioni e di Ivan Cotroneo non fa altro che seguire passo dopo passo quella vicenda. I brani diventano la voce narrante della storia e i dialoghi dei personaggi riprendono i versi delle canzoni. Dalla manifestazione 'Peace and love' dell'incipit – Piazza del popolo noi cantavamo ed eravamo una sola cosa – alla carica della polizia, fino al primo incontro tra 'il ragazzo e la ragazza': – Nel sentir questa voce mi voltai manco a farlo apposta ho visto lei: la maglietta scollata, una faccia pulita… – e ancora Con tutto l'amore che posso, Mia libertà, Io ti prendo come mia sposa, Questo piccolo grande amore, Porta Portese, Quanto ti voglio, Sembra il primo giorno. Non si tratta di un musical, nonostante le apparenze. Sembra più un lunghissimo videoclip narrativo. E Riccardo Donna con le immagini tiene il ritmo e la melodia, provando un nuovo arrangiamento. Rimane al suo posto, segue le note e poi, all'improvviso, si lancia in soluzioni visive francamente riuscite (la dichiarazione 'disegnata', il passaggio 'immaginario' dalla caserma alla stanza della pensione, le sovrimpressioni 'ossessive' di Giulia sui muri e i palazzi). Lavora sulla fotografia, giocando sulle luci e su tonalità cromatiche opposte (la periferia e il centro, Roma e Saluzzo, il ragazzo e la ragazza). Non ha paura del kitsch sfrenato (il matrimonio da fricchettoni, che sembra venir fuori da un musical anni '70) e rischia gli stereotipi dell'immaginario con una tenerezza inattaccabile e disarmante. E' un film necessario? No, anzi…ma è proprio questa mancanza di pretese che lo proietta in uno spazio leggero, da 'sabato pomeriggio', a mille miglia di distanza dalle puttanate generazionali e dalle inutili mocciate (niente falsi tormenti, se non quelli, veri sempre, del cuore). Questo piccolo grande amore semplicemente funziona. Anche grazie ai protagonisti, Emanuele Bosi e Mary Petruolo. E' un film ruffiano? Forse, ma in ogni caso cento volte meno di ogni nuovo film di Sorrentino o Salvatores, dei tanti autori presunti.
Qualcuno scriveva – i puristi non ci perdoneranno per questo, ma ce ne faremo una ragione – “Oggi a un film che vedo domando di esprimere sia la gioia di fare il cinema, sia l'angoscia di fare il cinema e mi disinteresso di tutto ciò che sta in mezzo”. L'amore, dunque. Si potrà dir di tutto. Ma di certo è grande l'amore di quell'occhio che inquadra quei piccoli personaggi…
 
Regia: Riccardo Donna
Interpreti: Emanuele Bosi, Mary Petruolo, Federico Costantini, Piero Cardano, Ivano Marescotti, Veronica Bruni, Valentino Campitelli, Veronica Corsi, Mariella Valentini
Distribuzione: Medusa
Durata: 110'
Origine: Italia, 2008

 

 

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