"Resident Evil: Apocalypse", di Alexander Witt

Questa è l'ottundente pellicola dell'esordiente Alexander Witt, sanguinante e senza vita come gli spettri cannibali che si aggirano per la città-bara che l'inghiotte

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Alice è decisamente uscita dal paese delle meraviglie (o, forse, non ci è mai stata) ed è entrata in questo universo di frastornante, ferino caos. L'eroina del videogames prodotto dalla Capcom è quanto di più anti-carrolliano ci possa essere: cupa, con pochi centimetri di pelle non esposti alla luce dei riflettori, più macchina che essere umano. La Jovovich la calza con la stessa convinzione anche in questo secondo capitolo e il suo sguardo penetrante e assassino gela nettamente di più di quello della poliziotta sexy e "con le palle" (non altrettante) Jill Valentine (Sienna Guillory), eroina alla tomb-raider che convince poco nonostante le concorrenziali aderenze dell'abbigliamento. Il cinema può essere un virus benefico che t'infonde nuova vita… o venefico, capace di offuscare per un attimo quell'amore che nutri per esso e che ti fa entrare in sala giorno dopo giorno: questa è l'ottundente pellicola dell'esordiente Alexander Witt, sanguinante e senza vita come gli spettri cannibali che si aggirano per la città-bara di Racoon City che l'inghiotte. Il cinema di Witt, al quale non ha giovato questo passaggio dopo essere stato regista di seconda unità in XXX, The Bourne Identity, Black Hawk Down, Il gladiatore, La maledizione della prima luna e direttore della fotografia in Caccia a Ottobre Rosso, Il gioiello del Nilo, Thelma & Louise tra gli altri, è un cinema che si morde la coda, crea universi che si distruggono da soli, mangia sé stesso con la noncuranza di chi crede di aver capito tutto della ricetta del sottogenere action-horror e, invece, isterilisce tutto quello che tocca come un re Mida caduto in disgrazia, sotto contrappasso dantesco. La velocità delle inquadrature sfida inutilmente e continuamente i nostri occhi finendo per non lasciargli trattenere "nulla" o quasi (se si esclude la buona sequenza di suspence nella cattedrale) e se i contributi tecnici sono ineccepibili sulla carta, quando si riversano su pellicola non trovano mai l'esile ma tesa efficacia tecnologica e citazionistica che s'avvertiva nel precedente capitolo di Paul W. S. Anderson (qui nascosto dietro le quinte, in veste di sceneggiatore e produttore). E forse uno dei motivi di questo buco nell'acqua è ambientale: se, infatti, il primo episodio aveva al suo attivo la claustrofobia incubatoria degli ambienti del mega-laboratorio sotterraneo, qui tutta la tensione evapora istantaneamente a contatto con l'aria aperta. Insomma si spara proprio tutto in questo film, tranne quella cartuccia preziosa e non nel caricatore di tutti che si chiama Cinema: questa è la vera Nemesi che si abbatte sul nostro sguardo.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Titolo originale: id.
Regia: Alexander Witt
Interpreti: Milla Jovovich, Sienna Guillory, Oded Fehr, Thomas Kretschmann, Jared Harris, Mike Epps
Distribuzione: Columbia Tristar Italia
Durata: 97'
Origine: Canada/Gran Bretagna, 2004

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array