#RomaFF11 – Irréprochable, di Sébastien Marnier

Irréprochable vorrebbe corteggiare atmosfere torbide alla Chabrol o alla Sautet ma finisce per cadere in trucchi ambigui alla Michel Franco. Peccato

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È un film disturbante questo Irréprochable, e vuole esserlo. Vuole mettere lo spettatore istantaneamente a disagio nei panni della protagonista Costance, una quarantenne “campagnola” (come si definisce), trasferita a Parigi e poi tornata in provincia dopo 6 anni di vita nella metropoli. Dalla prima inquadratura la donna ci appare un personaggio inquietante, probabilmente con un duro passato alle spalle, vestita perennemente nello stesso modo e capace di mettere a disagio le persone con cui interagisce. La cosa certa è che ha perso il lavoro ed è tornata in paese, si è poi trasferita nella casa della madre ricoverata in ospedale in condizioni gravi. Nel frattempo conosce per caso uno sconosciuto sul treno (uomo sposato) iniziando una torbida storia basata solo sul sesso e senza apparenti coinvolgimenti sentimentali. La trama si infittisce direbbero i vecchi amanti del giallo, Costance si scontra con le sue origini: incontrerà il suo vecchio datore di lavoro, il suo vecchio fidanzato e soprattutto la giovanissima e bellissima ragazza che ha preso il suo posto nell’agenzia immobiliare in cui lavorava anni prima. La insoddisfazioni della donna aumentano sempre di più quando decide di intrufolarsi nella vita della ragazza per cercare di farle perdere il lavoro fingendosi un’amica.

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L’abisso di vendetta, invidia, rabbia e psicosi pervadono Costance e il film scivola da un noir femminile a un thriller psicologico, sino a improvvise venature horror che creano una perenne atomosfera malata con la sua degna esplosione finale. Tutto come da copione, insomma, ma non è questo il problema. Domandiamoci: dov’è esattamente questa irreprensibilità del titolo? Il personaggio è incredibilmente monocorde, certo, e non accenna a nessun tipo di cambiamento interiore. Il film, però, lo asseconda un po’ troppo diventando anch’esso calcolato al millimetro e statico come un ghiacciolo appena preso dal freezer, reso inquietante col bilancino senza dare il minimo respiro umano alle azioni dei personaggi di contorno visti come mere funzioni accessorie di una (prevedibilissima) ossessione violenta. Sia chiaro: il film è ben girato dal giovane regista Sébastien Marnier e vanta una convincente performance di Marina Foïs come protagonista assoluta. Il problema, allora, è che Irréprochable vorrebbe corteggiare atmosfere torbide alla Chabrol o alla Sautet ma finisce spesso per cadere in trucchi ambigui alla Michel Franco, guidando lo spettatore come in un tour a tappe nella nevrosi della protagonista e scambiando il mero disagio spettatoriale per pura forza perturbante. Peccato.

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