SCONFINAMENTI – Face/Off. Berlusconi-Prodi, round 1

Artificiale, noioso, ingessato ma necessario. Per non vedere ancora una volta la politica ridotta a combattimenti tra galli. Berlusconi non centra l'obiettivo "indecisi", Prodi azzarda qualche contenuto in più. Cronaca/riflessione su politica, comunicazione e “spettacolo”.

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Era ora: finalmente anche noi abbiamo il nostro confronto all'americana. Avevamo già programmi televisivi all'americana, invasioni pubblicitarie all'americana, medie d'ascolto giornaliero pro-capite all'americana, come farsi mancare un bel confronto all'americana? Con tanto di regole ferree. Blob, a cui nulla sfugge, ha provveduto nei giorni passati a recuperare un bianconero dell'altro millennio con Nixon, Kennedy e la lettura, da parte di un moderatore, delle norme alle quali i due acconsentirono di sottostare, come tanti altri pretendenti al trono, nella loro sfida mediatica per la presidenza degli States. La sera dell'incontro, invece, Blob preferisce accostare una mortadella al copricapo di Napoleon Cornacchione.

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Mancano pochi minuti all'inizio della trasmissione. Quali tattiche retoriche adotteranno, Berlusconi e Prodi, per fare colpo sugli "indecisi"? Perché, è chiaro a tutti, questo confronto tra titani non sposterà un solo voto; il suo scopo dichiarato è di fare colpo su quegli sventurati che non sanno se e per chi esprimere la propria preferenza: gli "indecisi". Una categoria che, evidentemente, non ha un'idea chiara su quale stile di governo e filosofia legislativa preferirebbe.


 

I palinsesti, intanto, sono stati rivoluzionati. Ancora lunedì sera il Televideo Rai, pagina 511 sottopagina 1, prevedeva per Raidue, nella fatidica fascia oraria, Sognando Beckam, con la Keira Knightley nominata all'Oscar quest'anno per Orgoglio e pregiudizio: un film di conflitti razziali, religiosi, di genere; e il calcio, al posto della tolleranza, a fare da collante. Il calcio al cinema… Lo sanno tutti che non funziona… Poi, tutto è cambiato: su Raiuno Il Commissario Montalbano, molto opportunamente, è stato pregato pirsonalmente di pirsona di concludere le proprie indagini su Simona Cavallari e Stefano Dionisi con ventiquattr'ore di anticipo, lasciando libere le frequenze di Raiuno. Con buona pace di Augello, Catarella e Fazio. No, non Fabio né tantomeno Antonio.


 


I conflitti calcistico-sentimental-razziali di Sognando Beckam, invece, hanno dovuto fare posto, chissà perché, a The Core di Jon Amiel: un blockbuster spazial-catastrofico in cui la nostra amata Terra decide che non ne può più e manda dei segnali abbastanza chiari su come stanno le cose. Hilary Swank, splendido, vero, grande Oscar per Million Dollar Baby, nel film non c'entra davvero nulla. Raitre, da parte sua, firma un permesso per Floris e rimanda Ballarò ad altra data: e così, mentre nello studio si stanno effettuando gli ultimi preparativi, ed i capi delle due coalizioni staranno pensando cordialmente al futuro trapasso dell'avversario (le tabelle di mortalità danno in vantaggio Prodi: è di tre anni più giovane), qualche megahertz più in là Sophia Loren ammicca a Marcello Mastroianni e questi abbocca: ed è Matrimonio all'italiana.


 


Retequattro ci va giù duro e manda in onda Giustizia a tutti i costi (Out for justice, J. Flynn, 1991)… Dev'essere uno scherzo di qualche programmatore eversivo infiltratosi nelle stanze dei bottoni… Che spettacolo, Steven Seagal: "giustiziere della notte" di rara inespressività […], i titoli successivi non lasciano dubbi sul suo monolitismo (Garzanti Cinema, 2005). Canale 5 propone la serie Carabinieri 5 (ancora boicottaggi? Ma allora è vero che i media sono in mano a dei giustizialisti!). Italia 1 getta la spugna e programma Barbie a Mermaidia-Nel regno delle sirene. Ancora due tasti del telecomando: La7, che si è fatta autorizzare a copiare da Raiuno, e MTV che prende un bel nove per Inuyasha e Aquarion: chi vuole saperne un po' di più su queste serie anime invii una mail alla redazione, alla cortese attenzione del sig. Davide Di Giorgio.


 


 

Ci siamo: inizia il face-off. Cosa faranno i due rappresentanti politici per stupire gli spettatori? Prodi urlerà, paonazzo in volto? Berlusconi si allenterà la cravatta? Ma da subito si ha la conferma che, come previsto, la frattura tra i poli verrà trattata con un'ingessatura rigida. Marco Aleotti, il regista della trasmissione, fa sul serio. Le regole, diamine, vanno rispettate. Titoli iniziali, carrellata indietro, totalone sullo studio: Mimun è al centro di un tavolo composito e lunghissimo, ai capi del quale Prodi e Berlusconi siedono così distanti che più distanti non si può. Napoletano (Il Messaggero) e Sorgi (La Stampa), i giornalisti incaricati di porre le questioni, siedono a debita distanza di fronte a loro, su scranni anch'essi discostati. Tutto è immerso in una luce diffusa, che gli sfondi giallini rifrangono creando un'atmosfera da pala d'altare trecentesca. La trinità Berlusconi-Mimun-Prodi sembra, nelle inquadrature frontali, un abbozzo di Ultima Cena. Mimun è visibilmente sotto pressione; Berlusconi, sulla cui accuratezza nello scegliere i particolari non è lecito dubitare, mostra un incarnato di colore omogeneo tra viso e mani, ma indossa un doppio petto dalle maniche troppo corte e troppo piene di grinze. Possibile che non se ne sia accorto? Prodi, giacca sbottonata, ha il viso esageratamente truccato, per un professore.


 


 

Ma non c'è tempo per le osservazioni di costume: la prima domanda è già stata formulata. Tocca a Prodi rispondere, e da bravo docente inizia a spiegare come farà per non aumentare le tasse: però svicola. Quando è il turno di Berlusconi, ci si rende conto al primo chinar di capo che forse il suo parrucchiere ha esagerato con i trattamenti mimetico-coprenti. Il Cavaliere inizia da subito la danza della penna, che durerà per l'intera trasmissione: il tratteggio di linee, rettangoli, numeri e simboli continuerà quasi senza interruzione, con qualche tregua verso il finale.


Dopo di che, il programma scorre monotono: domande, risposte e controrisposte dei due intervistati. Una ripetitività micidiale, che ha però il grandissimo pregio di permettere ad ognuno dei convenuti, ed in parità di condizioni, di esprimere il proprio pensiero senza le interruzioni caciarone della politica-spettacolo. Ecco così le opinioni contrapposte sull'euro (Berlusconi inizia la tattica della sciorinatura di cifre), sugli immigrati (Prodi nomina per la prima volta le parole "diritti" e "doveri"), sulle grandi opere (Berlusconi incespica sui centri sociali chiamandoli "centri civici"), sul ruolo delle donne in politica (Berlusconi continua con i numeri ed inizia la litania del "ribaltamento della verità"), sulla scuola (i due si scambiano accuse reciproche tese a delegittimarsi a vicenda; Mimun fa un primo accenno alla durata della trasmissione: inizia ad essere provato), sul conflitto di interessi, sulla concertazione (Mimun dice che "ci stiamo avviando verso il gran finale": non ne può più), ed infine sulla guerra.


 


 

Ora i due candidati hanno ognuno a disposizione tre minuti, per rivolgere un appello agli italiani: Berlusconi è il primo a parlare. Il presidente del Consiglio uscente smette finalmente di fare disegnini e guarda verso una telecamera, che però non lo sta inquadrando. Aleotti gli dà una mano e gli permette di centrare l'obiettivo. Perdendo tempo a lamentarsi delle regole del confronto, Berlusconi non si accorge che i suoi tre minuti sono troppo brevi, e non gli rimane che concludere lamentandosi circa la rigidità delle regole del confronto. Prodi utilizza il proprio tempo per lanciare grandi parole d'ordine dirette, a suo dire, ai giovani – giustizia, equità, solidarietà, felicità – e permette finalmente a Mimun di tirare un bel sospiro e salutare i telespettatori. Ma, mentre i titoli di coda scorrono, l'occhio curioso scorge il premier alzarsi, avvicinarsi al conduttore della serata, scambiare due parole con lui, allontanarsi senza porgergli la mano. Chissà cosa gli avrà detto…


 


 

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