SERIE TV – "The Newsroom", di Aaron Sorkin

 The Newsroom
Dopo l’insuccesso, immeritato, del bel Studio 60 and Sunset Street, Aaron Sorkin racconta la sua America ideale. Il suo The Newsroom si risolve sempre in un lieto fine catarchico che pesa sulla riuscita del prodotto ma non toglie nulla alla bellezza della sua scrittura unica e alla potenza ironica dei suoi dialoghi. La prima serie è in onda su Rai tre  

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The NewsroomDopo l’insuccesso, immeritato, del bel Studio 60 and Sunset Street, Aaron Sorkin (Codice d'onore, L'arte di vincere, il premio Oscar per The Social Network) torna alla serialità televisiva per raccontare, attraverso tutti i suoi segni distintivi, la sua America ideale. A differenza dello sfortunato precedente (che raccontava il dietro le quinte di una trasmissione simile al Saturday Night Live) in The Newsroom, invece, si parla di informazione "seria", concentrandosi sulle vite dei giornalisti che preparano News Night with Will McAvoy, un'illustre trasmissione dominata dallo scorbutico ma irresistibile presentatore (un ritrovato Jeff Daniels), vero capocomico della compagnia/redazione. Come in tutte le altre serie di Sorkin, anche questa sua ultima creatura si basa principalmente su un cast mostruoso di personaggi (tutti sapientemente disegnati), su dialoghi-fiume colti e ironici e, soprattutto, su uno spirito idealizzante che ne è il vero marchio di fabbrica. Sorkin, come i suoi eroi, è un romantico che crede ancora nei suoi sogni. Le sue storie dunque, diventano, più che dei ritratti sociali delle vere e proprie favole dove il Bene vince, i Cattivi sono puniti e tutto si risolve sempre in un lieto fine catartico. L'uso spropositato della retorica (che ha comunque degli ottimi risultati come nel commovente episodio sull'uccisione di Bin Laden) e il manicheismo politico delle dicotomie repubblicani/ottusi e liberals/idealisti (nascosto malamente dalle idee politiche blandamente conservatrici dei protagonisti) sono trovate narrative che appesantiscono decisamente la serie che, in più di un'occasione, diventa un feroce attacco nei confronti del Tea Party (il villain) e del candidato Mitt Romney, e un omaggio, anche se velato, all’amministrazione Obama (il presidente non è mai attaccato o criticato). Questi espedienti però non sminuiscono comunque la bravura di Sorkin. Rifacendosi alla commedia americana sia con i finali dove tutti insieme si festeggia (a la Frank Capra di La vita è meravigliosa) sia con i battibecchi un po’ Tracy-Hepburn (Jeff Daniels – Emily Mortimer), un po’ Lemmon-Matthau (sempre Daniels- Sam Waterston) la penna dello sceneggiatore di West Wing rimane unica e irripetibile capace sempre di riconciliarci e appassionarci.

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