Stop the pounding heart, di Roberto Minervini

Sulla muta potenza di una ribellione in forma di dubbio Minervini costruisce il ritratto della quotidianità disperante di questo corpo sgraziato di adolescente dalle trecce e l’apparecchio ai denti.

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Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. […] Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? “Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera.” Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera – San Paolo, Lettera ai Galati

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La vicenda di Sara, moglie di Abramo, e’ una delle allegorie piu’ chiare di tutte le Scritture: sorellastra del marito, gli rimane talmente devota sino ai 90 anni da sopportare di esserne segretamente la moglie sterile, e di dover crescere il figlio avuto da Abramo con la schiava Agar. dio la ricompensa cosi’ con una gravidanza dalla quale vedra’ la luce Isacco, che la donna crescera’ sino ai 127 anni. Per Paolo Sara rappresenta cosi’ il superamento della Legge, suggellata in passato invece proprio dal patto di Abramo con Agar.

Sara Carlson ha dunque il proprio destino nel nome, ma non riesce a credere alla promessa divina: sulla muta potenza della sua ribellione in forma di dubbio Minervini costruisce il terzo tassello della “trilogia texana”. Siamo in un ranch che e’ una caduta verticale in quell’America che educa i propri figli a casa con la Bibbia come unico libro di testo e li disciplina all’etica del lavoro, le donne alla sottomissione e ad una vita all’ombra dei mariti, i bambini a montare i tori per poter gareggiare ai rodei. Se ci fosse il predicatore folle non saremmo troppo lontani da volti e concezioni affrontate da Kevin Smith nel suo potente Red State – solo che questo e’ un documentario. Minervini, seppure con meno purezza in confronto ad esempio al Gianfranco Rosi “americano” di Below Sea Level, inserisce una flebile traccia narrativa (il rapporto tra Sara e il figlio della famiglia che abita la fattoria vicina) in quello che e’soprattutto il ritratto reiterato della quotidianita’ disperante (badare alle capre e ai fratellini, costruire steccati, studiare a casa…) di Sara, corpo sgraziato e commovente di adolescente dalle trecce bionde e l’apparecchio ai denti che attraversa questa indagine su di un microcosmo di ostile chiusura all’esterno dai tratti quasi wisemaniani nelle intenzioni: con l’incedere del film cresce progressivamente anche la forte crisi della ragazza, che sogna per se’ un altro futuro, un’altra liberta’.
Ma proprio come nell’horror di Smith (tutt’ora inedito in Italia), i momenti maggiormente stranianti non sono quelli che spingono subito lo spettatore “progressista” ad un aperto dissenso nei confronti di questo stile di vita, quanto gli istanti di placidi, suadenti, convinti incontri di preghiera, durante i quali dall’educatrice senti venir fuori un minaccioso, anche violento indottrinamento. Ed ecco che il frammento piu’ fenomenale di tutto il film e’ quella breve invocazione di Sara a Gesu’ affinche’ possa aumentare in lei la convinzione e la soddisfazione per la propria vita come le e’ stata preparata dai familiari. Un urlo d’aiuto sospirato con la testa nascosta nelle mani durante una preghiera collettiva, straziante.

Regia: Roberto Minervini
Distribuzione: Biografilm Collection
Durata: 98′
Origine: USA, 2013

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