Super Pumped: The Battle for Uber, di Brian Koppelmann e David Levien

Ascesa e caduta del fondatore di Uber, che con una narrazione diffusa alla McKay svela ciò che si nasconde dietro alla supposta neutralità del digitale e dei mercati: la pura emotività. Paramount+

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L’idea è arrivata come un’esplosione”, dice nella prima puntata di Super Pumped Travis Kalanick a Bill Gurley, futuro primo finanziatore della sua start up UberCab. In un attimo siamo a Parigi, sulla cima della Torre Eiffel. Travis guarda dall’alto insieme al co-fondatore Garrett Camp la rete urbana della capitale francese. La sua mente però vede una madre che mentre i suoi figli vanno a scuola si trasforma in autista aprendo semplicemente un’applicazione. La sua mente vede un modo per “rompere la schiavitù salariale” del monopolio dei taxi. Mentre gli ideali volano alti in cielo, il paesaggio parigino si spegne e un green screen ci riporta sulla terra. Con uno stacco siamo in una caffetteria, dove Camp lo incarica di rendere reale questo “distruttore del mondo dei taxi”. Un altro stacco e lo ritroviamo davanti a Gurley, ormai col portafogli aperto.

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Fake it ‘till you make it (letteralmente, fingi fino a che ce la fai) è d’altronde uno dei motti principali della Silicon Valley. Trasporre questo sistema di scatole cinesi, ricostruito da Mark Isaac nell’omonimo libro, è una sfida. I due creatori di Super Pumped Brian Koppelmann e David Levien (insieme già per Billions) non potevano che optare per una narrazione frammentata alla Adam McKay, forse l’unica in grado di raccontare con efficacia il nuovo mondo diffuso del digitale. Così, Super Pumped parte dalla finzione e poi la sfonda, la potenzia, la manipola, con l’aiuto delle incursioni della voce narrante di Quentin Tarantino (mentre la sua musa Uma Thurman veste i panni di Arianna Huffington).

Il fulcro della narrazione rimane, comunque, il personaggio di Travis Kalanick, col sorriso predatorio prestatogli da Joseph Gordon-Levitt. È lui l’illusionista che riesce a infatuare tutti attraverso la formula della frictionless experience, l’esperienza fluida, priva di ostacoli offerta ai suoi clienti. Un tocco sul telefono e in meno di un minuto si presenta una macchina; a fine corsa bisogna solo scendere, con il pagamento che avviene in automatico tramite carta di credito. Nel reame della magia c’è spazio anche per gli autisti, che sono, nelle parole pronunciate a Davos da Joe Biden “liberi di scegliere di lavorare quante ore vogliono, di gestire la loro vita come vogliono”. La città di Smeraldo dove viene regolato è San Francisco, nell’ufficio dove il mago di Oz siede dietro una scrivania e davanti a una mappa che segna i suoi crescenti domini. O almeno, sedeva.

Quando il mago svela i suoi trucchi, l’alone magico svanisce. Riappaiono le manovre evasive per superare le barriere legali, come il far scomparire la parola Cab dal nome della compagnia per poter dire di non essere in competizione con i taxi. Riappare un ambiente lavorativo caustico, che a forza di assumere previa domanda “sei uno stronzo?” si è riempito di predatori sessuali. Riappaiono i sistemi di tracciamento illegali con cui si accumulano montagne di dati, principali salvagente di una compagnia che finora ha praticamente solo bruciato miliardi, ma che ora è comunque valutata 43 miliardi di dollari. E riappaiono uomini e donne, che in quanto tali sono, come sempre, in balìa delle proprie speranze e dei propri rancori, che si riflettono su tutti luoghi che abitano e le reti che creano, che siano applicazioni come Uber o i mercati finanziari.

Super Pumped è disponibile da poco in Italia su Paramount+, mentre la prima messa in onda negli Stati Uniti è stata a febbraio di quest’anno su Showtime. Nel mezzo, il Guardian ha portato avanti un’inchiesta sulle pratiche a dir poco controverse (che coinvolgerebbero anche politici italiani) attuate da Uber tra il 2013 e il 2017. Si dice che la natura profonda di un ordine sia possibile coglierla solamente quando questo comincia a dissolversi. Per alcuni, l’apice dei “boy bosses” è ormai alle spalle, con molti di loro obbligati a scendere dai loro unicorni. Ma con Kalanick che ha già creato una nuova start up per uberizzare” la cucina, siamo sicuri di averlo capito abbastanza bene?

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
1.67 (3 voti)
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