"The dangerous lives of altar boys" di Peter Care

Mischiando fiction e animazione la prima volta di Peter Care attraversa il mondo degli adolescenti evidenziandone la cultura oltre che la dimensione esistenziale. Senza ricorrere ai cliché il film omaggia gli anni settanta, che di questa cultura sono la culla, ed ha l'anima in Jodie Foster, "l'adolescente" più grande di sempre.

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Che Jodie Foster potesse dare vita anche ad una suora cattolica, arcigna e claudicante del sud degli Stati Uniti, era prevedibile. Dopo quasi trent'anni di cinema il suo volto conserva quella luminosità adolescenziale di chi avverte il polimorfismo del proprio io ed è continuamente alla ricerca di un senso/equilibrio in una realtà a sua volta mutevole e sfuggente. Nessuno più di lei poteva amare, tanto da assumere il doppio ruolo di attrice e produttrice, un film come questo, che tenta di penetrare tra le pieghe di un pianeta frammentato da invisibili esplosioni ormonali, staccatosi dal regno perduto dell'infanzia e proiettato verso una nebulosa, che è la vita di Tim e Francis.

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The dangerous lives… è una storia che ha alla base il dolore della crescita (perenne mutazione) e quindi trova la sua naturale collocazione negli anni settanta, quelli della "caduta degli dei", quando love me do diventa love will tear us apart e il confine bene/male si stacca dal manicheismo biblico quasi (dis)orientalizzandosi. La bravura di Peter Care (probabilmente già di Fhurman, morto prima di dare alle stampe il suo unico romanzo), esordiente nella fiction dopo vari documentari e videoclip realizzati per artisti come R.E.M. (suo anche Road movie, film/concerto del gruppo), Tom Petty, Springsteen, sta nel lasciar trapelare le cose senza esibirle ma immettendole nell'impianto narrativo.


Tra il primo amore per Margie, prime "droghe fatte in casa", ribellione all'autorità, amici e biciclette prebmx, nel film si anima la fantasia di Francis, disegnatore di fumetti che nelle sue storie si vede supereroe insieme ai suoi amici ma ad un certo punto quegli stessi disegni prendono vita (dalle matite di Todd McFarlane l'ideatore di Spawn) stigmatizzando il suo inconscio, che "sogna" un mondo così diverso e uguale alla "realtà". In questa spicca l'avventura di Tim Sullivan, dandy tra Jim Morrison e Steve McQueen, che prova a fare della sua vita un'opera d'arte, decide di "affrontare la tigre" perché è meglio bruciarsi che spegnersi lentamente (qui "meglio mettersi in un mare di guai che annoiarsi a morte"). Kieran Culkin è perfetto, incarnandosi eroe decadente attrae fatalmente verso di lui il baricentro del film. E' lui "l'angelo" che porta il messaggio (insieme al volto di Jodie Foster)  divulgando il Matrimonio tra Paradiso e Inferno dell' "antica scrittura" di William Blake. A cui non bastavano le parole ma aveva bisogno delle immagini.


 


Regia: Peter Care
Sceneggiatura: Jeff Stockwell da un romanzo di Chris Fuhrman
Direttore della fotografia: Lance Acord
Montaggio: Chris Peppe
Interpreti: Jodie Foster (suor Assunta); Kieran Culkin (Tim Sullivan), Emile Hirsch (Francis Doyle); Jena Malone (Margie Flynn)
Animazione: Todd McFarlane
Produttori: Jodie Foster; Meg LeFauve; Jay Shapiro
Distribuzione: mediafilm
Origine: USA, 2002
Durata: 100'

 

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