The Quake – Il terremoto del secolo, di John Andreas Andersen

In una costruzione serrata dell’azione The Quake ridipinge i disaster movie di scuola statunitense, ma lo fa con le pennellate fredde tipiche del cinema nordeuropeo, un urlo di dolore soffocato

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L’acqua si specchia nelle architetture avanguardistiche della capitale della Norvegia, nei vetri sottili e quasi impalpabili dei suoi grattacieli che, senza stacchi di colore, congiungono la terra con il cielo. La Oslo descritta da Andreas Andersen è così, livida come il cielo dopo la tempesta, e silenziosa come accade dopo una catastrofe. Eppure la catastrofe non è ancora arrivata e nessuno ne ha alcun sentore, se non il geologo Kristian Elkjord (Kristoffer Joner), che pochi anni prima ha salvato gli abitanti della cittadina di Geiranger, prevedendo l’arrivo improvviso di un’onda anomala generatasi nel fiordo sottostante. L’inondazione di Geiranger è stata raccontata nel 2015 dal regista norvegese Roar Uthaug, nel suo The Wave, fortunato prequel di The Quake – Il terremoto del secolo, di John Andreas Andersen, che ancora una volta restringe l’inquadratura sul nucleo familiare del geologo, nuovamente nella parte del profeta di sventure in una città che non vuole ascoltarlo, rifiutandosi di credere che il suo equilibrio perfetto potrebbe essere turbato da un momento all’altro da una catastrofe senza precedenti.

Se in The Wave l’elemento con cui l’uomo doveva confrontarsi era l’acqua, questa volta è la terra, che vibra silenziosamente sotto i piedi di Oslo e della famiglia di Kristian Elkjord, letteralmente travolta dallo tsunami di Geiranger, e incredula alla prospettiva di affrontare un altro disastro. Eppure sembra che sia nel loro destino essere nell’occhio del ciclone e agire attivamente per salvare la vita di chi li circonda. Dopo gli ultimi eventi Idun (Ane Dahl Torp) si è trasferita a Oslo con i due figli, lo studente universitario Sondre (Jonas Hoff Oftebro) e la piccola Julia (Edith Haagenrud‐Sande), mentre il marito Kristian è rimasto da solo a combattere i fantasmi del primo disastro che lo ha visto protagonista, ma a quanto pare la storia si ripete e, quando raggiunge Oslo per ricongiungersi con la sua famiglia, un terremoto devastante si abbatte sulla città. I grattacieli si sgretolano come montagne di zucchero, mentre l’intera città si accartoccia su se stessa, sempre nel silenzio e nella compostezza che la caratterizza.

Lo spettacolo che si offre agli occhi dello spettatore è agghiacciante, così come le sequenze adrenaliniche in cui Kristian e la sua famiglia cercano di salvarsi la vita, mentre il mondo che conoscono sta deflagrando in una nuvola di polvere.

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La sensazione è quella di essere costantemente il pericolo, di avere il fiato della morte sempre sul collo. Nel mondo di John Andreas Andersen c’è a malapena il tempo di rifiatare tra un salvataggio e l’altro, che già una nuova minaccia si para all’orizzonte.
In questa costruzione serrata dell’azione The Quake ridipinge i disaster movie di scuola statunitense, ma lo fa con le pennellate fredde tipiche del cinema nordeuropeo, ponendo il soggetto della sua opera in un paesaggio urbano svuotato dalla presenza umana, e di tutto il frastuono di luci, suoni e colori che porta con sé. La Oslo di Andersen è livida, morta ancora prima di essere squartata dal terremoto, ed è così che vive la tragedia, in un urlo di dolore soffocato, che corre lungo le fondamenta della città, le fa traballare, quasi le spezza, ma poi rimane lì, inesploso.

Titolo originale: Skjelvet
Regia: John Andreas Andersen
Interpreti: Kristoffer Joner, Ane Dahl Torp, Kathrine Thorborg Johansen, Jonas Hoff Oftebro, Edith Haagenrud-Sande
Distribuzione: Altre Storie e Minerva Pictures
Durata: 106′
Origine: Norvegia, 2018

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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