Thor – The Dark World, di Alan Taylor
Un sequel che preferisce l'intrattenimento di superficie alla piena immersione dentro gli spazi e i conflitti. Peccato perché Thor si conferma straordinario viaggiatore dentro i mondi del cinema. L'unico vero supereroe demiurgo tra i Marvel di Hollywwod
La parte in cui Thor e Loki si riuniscono per vendicare gli abitanti di Asgard, decimati in seguito a uno spettacolare attacco da parte dell'esercito di Malekith, é la migliore. Qui con reminiscenze persino stalloniane (ricordate l'amicizia in Rocky III tra Balboa e Apollo Creed?) i rivali di sempre si fondono nella formula perfetta dell'action movie di coppia, dove il patto tra (super)uomini rilancia il mito del sacrificio oltre ogni limite mantenendo allo stesso tempo tutta l'ambiguità di un villain impossibile da redimere, naturalmente Loki. Sarebbe stato quindi un grande sequel se solo Thor (dopo Ron Howard questo Chris Hemsworth non potrà essere piú un attore solamente fisico) non cedesse alla tentazione di scendere sulla Terra (che tristezza!) per il final match e per non trascurare l'amata Jane (una Portman davvero poco interessante in questo tipo di film).
Certo per Alan Taylor il compito era tutt'altro che agevole. In un colpo solo ereditava un film che era la migliore trasposizione cinematografica di un Marvel e uno dei migliori film realizzati da Kenneth Branagh. Se la cava come può, dimostrando un'ottima abilità nella configurazione visiva di ambienti, scenografie e battaglie, ma cedendo il passo a un'ironia che spesso stempera lo stupore. Colpa soprattutto di una scrittura che a un certo punto preferisce l'intrattenimento di superficie alla piena immersione dentro gli spazi e i conflitti. Peccato perché una volta ancora Thor si conferma straordinario viaggiatore dentro i mondi del cinema, capace con il suo solo martello di distruggere eserciti, set e attraversare location lontane anni luce. L'unico vero supereroe demiurgo reperibile oggi a Hollywood.