TORINO 21 – "Bright Leaves" – Il tabacco, il bisnonno, Gary Cooper e altro ancora

"Brigth Leaves" è un film difficile da raccontare, molti sono i suoi temi narrativi, e i l regista e si muove con agilità e ironia. McElwee, lo confessa, soffre di sensi di colpa per il contributo che la sua famiglia ha dato alle morti per fumo e con il film sembra se ne voglia liberare, espiando questa "colpa" con le immagini dei malati incurabili

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Brigth Leaves è un film complesso, difficile da raccontare e il suo pregio maggiore sta nella capacità di inserire molti elementi narrativi e riuscire a dipanare la complicata matassa con estrema linearità, resta un nodo da sciogliere: questo documentario sul tabacco intende anche sostenere la campagna antifumo?

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McElwee giura di no. Il senso dell'operazione è quella di ricostruire la memoria della propria famiglia, a partire dal bisnonno grande produttore di tabacco agli inizi del secolo scorso nel Nord Carolina. La prova ulteriore è quella di fare coincidere questa storia privata con la trama di un film, quasi dimenticato, di Michael Curtiz (Breath Leaf), che a sua volta prende spunto da un romanzo di un autore locale. Il film – quello di Curtiz – è interpretato da Gary Cooper e Patricia Neal e McElwee è convinto che quel film sia un documento della storia d'amore tra i due attori e che rappresenti la fusione, hollywoodiana, del melodramma con il documento familiare. In questa meticolosa ricostruzione di fatti non manca la disputa, tutta americana, tra il bisavolo e l'altro magnate locale del tabacco cattivo e arrogante.


Insomma un bel po' di piste narrative che, in realtà, l'autore domina molto bene.


McElwee conferisce al film un piglio singolare, la sua voce fuori campo imbastisce, a volte, un serrato e originale dialogo con i propri spettatori, non manca il taglio (auto)ironico e non difetta neppure la sceneggiatura che ci diverte tra autobiografismo e teorie le fantasiose interpretative di cui sopra… eppure qualcosa sembra non convincere del tutto. Il Nord Carolina sarà pure il posto più bello del mondo e le brillanti foglie di tabacco faranno sentire l'odore del sud, ma il film a un certo punto ha il sapore del piccolo tradimento.


È, infatti, difficile per McElwee sottrarsi ad un sottile, quanto evidente e, tutto sommato, elegante, contributo alla campagna alla campagna antifumo, la insistita visita ai nosocomi che ospitano malati terminali a causa del tabacco, compiono il piccolo tradimento di questo film. McElwee, lo confessa, soffre di sensi di colpa per il contributo che la sua famiglia ha dato alle morti per fumo e con il film sembra se ne voglia liberare, espiando questa "colpa" con le immagini dei malati incurabili. Qui il film diventa un'altra cosa, muta il proprio registro narrativo e rischia di invalidare l'intera operazione.


Il film avrebbe funzionato lo stesso, sarebbe diventato un'opera su un fallimento del sogno americano, McElwee però si complica la vita volendo espiare peccati non suoi. Tutto qui, in questo piccolo tradimento sta il piccolo fallimento del film.


Per finire: l'opera di Curtiz non racconta la storia del bisnonno, l'anziana vedova dello scrittore del romanzo lo smentisce categoricamente, la delusione per Ross McElwee è cocente; Breath Leaf non è neppure un film dove possano rintracciarsi le prove della storia d'amore tra Gary Cooper e Patricia Neal, quest'ultima lo esclude in modo assoluto.


Che forse, alla fine, fossimo stati catturati anche noi da queste fantasie che legano cinema, uomini, donne, amore e memoria e in fondo ci siamo sentiti traditi?


 

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