TORINO 28 – “The special relationship”, di Richard Loncraine (Festa mobile)
The special relationship, di Richard Loncraine, nella selezione di Festa mobile, racconta dello speciale rapporto tra Bill Clinton e Tony Blair prima che le tensioni internazionali e gli scandali del presidente americano deteriorassero la loro amicizia oltre che spegnere le speranze del mondo occidentale. Il desiderio di aderire alla realtà dei fatti porta il film ad appiattirsi sulla cronaca restando privo di una reale drammatizzazione che possa catturare l’attenzione dello spettatore.
Loncraine sceglie di raccontare questo periodo per scrutare, si ritiene, dentro i rapporti personali di questi due uomini di stato nel desiderio di dimostrare che la loro speciale relazione che aveva un forte impatto politico, nasceva da un solido legame di stima personale. Una stima poi assai attenuata, fino ad immalinconirsi per diventare una sua pallida imitazione. Ciò accade quando il presidente americano si trova invischiato negli scandali sessuali e Blair, dimostra le proprie ambizioni politiche sfuggendo dall’ala protettrice degli Stati Uniti e del suo presedente.
Questi in sintesi i fatti. Una cronaca che è conosciuta e che qualsiasi buon testo di storia recente potrà raccontare. Dal cinema ci si attende qualcos’altro. Ma purtroppo The special relationship si appiattisce sui fatti storici conosciuti e il film è privo di una reale drammatizzazione che catturi l’attenzione dello spettatore. Neppure gli snodi della vicenda, servono a dare un impulso emotivo. In fondo, la narrazione documentaristica che Loncraine assume come criterio narrativo, nulla ci rivela di più di quanto non sia già conosciuto (la vittoria di Blair, lo scoppio della vicenda Kossovo e la prima notizia su Clinton e
Un discorso a parte va fatto per il lavoro del cast, da Dennis Quaid che lavora sulla propria voce per assomigliare al vero Clinton, a Hope Davis assolutamente indispensabile nel ruolo di Hillary Clinton, a Helen McCrory, una credibile Cherie Blair e quanto a Sheen il suo lavoro è assolutamente apprezzabile senza però i picchi del film di Howard. Ma anche sotto questo aspetto il film soffre di una necessità di documentare a tutti i costi i fatti, una maniacale ossessione per le somiglianze, quasi che il cinema non sia credibile, come autonomo momento espressivo, in assenza della somiglianza dei corpi e dei volti. In The special relationship, la cura per il particolare da sovrapporre al reale appare eccessiva e perfino la quotidianità di Blair è ostentata come un normale menage familiare con la moglie che provvede al bucato o la colazione consumata nella (normalmente) disordinata cucina di casa alle prime ore del mattino. Per contro il film non entra la dove potrebbe entrare, per raccontare i possibili retroscena di un legame tra due uomini che avrebbero potuto cambiare le sorti del mondo occidentale. Qui il Loncraine sembra volersi fermare, sembra non avere argomenti e appiattendosi su una certa ridondanza e una banalità dei dialoghi che, se restituiscono le tensioni del periodo, in nulla arricchiscono la conoscenza del tempo.
Il lavoro di assimilazione fisica tra i personaggi reali e il cast trova corrispondenza, stavolta positiva, nell’ottimo lavoro compiuto per restituire come veri i falsi notiziari televisivi, sotto un aspetto spettacolare si rivelano degli accattivanti espedienti, ma lo stesso sforzo andava compiuto per trasformare il fedele diario di quel periodo in una drammatizzazione dotata di propria personalità autoriale.