"Tra le nuvole", di Jason Reitman
Mai come stavolta Reitman sembra determinato a raccontarci il presente, come fosse il work in progress di un’attesa dentro l’oblio di un mondo davvero sospeso up in the air, dalle coordinate geografiche nascoste, o, forse, da riscrivere completamente. Dentro la sua epoca, i suoi spazi, i suoi oggetti. E quindi anche fragile e attaccabile, certo. Ma vivo. Presentato in Concorso al Festival di Roma 2009

Lucidissimo ritratto disincantato e critico sull’America di oggi, dove a soverchiare ogni forma di rapporto economico, sociale e culturale c’è la frattura inconciliabile tra mondi diversi: ricchi-poveri, felici-infelici, vita di coppia-vita da single, cinici-idealisti, e così via attraversando città, paesaggi e famiglie di un paese irrimediabilmente diviso in due. In questa netta dicotomia il cinema democratico di Jason Reitman cerca di trovare esso stesso uno spazio tra l’indipendenza e il classicismo, alla ricerca di una formula d’equilibrio forse ancora troppo attenta alle carinerie della “confezione chiusa” e vagamente cerchiobottista. È lo stesso equilibrio vanamente cercato dal protagonista continuamente sospeso tra cielo e terra, in un limbo astratto e senza pause, fatto di tessere collezionate, luccicanti carte di credito, punti viaggio, agili trolley da riempire e svuotare. Quello di Clooney è non a caso uno dei ruoli più amari e disperati interpretati dall’attore, perfetta pietra angolare di un film che cresce alla distanza acciuffando le sfumature e l'urgenza del piccolo capolavoro. L’umanesimo del giovane regista statunitense ci pare peraltro sempre più prossimo a quello di due grandi registi del cinema americano degli ultimi trent’a

Titolo originale: Up in the air
Regia: Jason Reitman
Interpreti: George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman, J. K. Simmons, Sam Elliott, Danny McBride, Melanie Lynskey, Zach Galifianakis
Distribuzione: Universal
Durata: 108'
Origine: USA, 2009
Bellissima recensione. Ho trovato Clooney straordinario. Non è certamente l'episodio minore della trilogia…sembra anzi segnare una profondità ancora maggiore del cinema di Reitman. I suoi personaggi sembrano semplici. Quanto sono invece, meravigliosamente, complicati e umani..