Underworld: "Nazareno", di Varo Venturi

Il film d’esordio di Venturi si appoggia da una parte allo stile documentaristico – di rara immediatezza, senza ammiccamenti, senza alcun trucco – dall’altra schizza all’improvviso schegge oniriche, deliranti. Come se realtà selezionata e farsi della pellicola si compenetrassero definitivamente

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------
Roma non ha mai fatto così paura. Terrorizzante, livida, angosciante e indicibile, come il mondo perfetto e compiuto in cui Nazareno ci immerge fin dalle prime scene.
Umano-troppo umano: pochi personaggi (non-attori) troppo reali, colti nel mezzo delle loro esistenze, nei momenti apparentemente insignificanti che ne rendono le anime tangibili. Pasoliniani nella loro linearità senza appello, nell’immediatezza di dolori, felicità e indifferenze.
L’underworld ignoto della metropoli, lo spessore disperato dei protagonisti fanno impallidire le tensioni di qualsiasi “romanzo criminale”, gli sbandamenti e le frenesie dell’inquadratura e del montaggio poco scampo lasciano allo spettatore: se scegli di guardare sei già dentro quella vita, quelle situazioni, gabbie e tentativi continui di fuga; l’unico modo di non entrarci è distogliere lo sguardo. Così Venturi realizza uno di quei film che fanno il miracolo di sublimare, con un misterioso salto, la realtà su uno schermo di immagini; e anche per questo mette in questione quella frattura che forse non sappiamo neanche dove cercare – tra reale e non reale. Davvero non poco per un’opera prima grezza e compiuta, aperta e risolta. La spiritualità resta in superficie, quasi aliena dal resto del film, nonostante ne sia un movimento fondante: finisce per essere un insieme di inserti, ma forse è così che i protagonisti vivono la loro personale ricerca di infinito. Anche la vicenda che muove la storia – furto di valigetta in cassaforte, burattinai invisibili – resta poco chiara, tende continuamente ai margini della mente, dello sguardo, della comprensione: come se quei due mondi – alto e basso, deprivazione ed eccesso, potere e impotenza – davvero fossero fatti per non incontrarsi mai, se non a carissimo prezzo.
Il film d’esordio di Venturi si appoggia da una parte allo stile documentaristico – di rara immediatezza, senza ammiccamenti, senza alcun trucco – che coinvolge soprattutto le scene in interno e i confronti iniziali tra i personaggi; dall’altra schizza all’improvviso schegge oniriche, deliranti. Forse ingenue, ma in fondo mai incoerenti. Non sono solo le soggettive, i dialoghi, una sceneggiatura scarnificata o una storia il cui senso sfugge costantemente a fare il valore di questo film. Proprio come se la realtà che il regista ha scelto di rappresentare e il farsi della pellicola si fossero compenetrate, magicamente, definitivamente.  
 
Regia: Varo Venturi
Interpreti: Nazzareno Bomba, Varo Venturi, Sonya Spogk, Bruno Bomba, Luna Giorgetti, Francesca Schiavo, Emilian Cerniceanu, Ferdinando Vales
Distribuzione: Deusfilm, Mediaplex
Durata: 90’
Origine: Italia, 2007
--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array