VENEZIA 61 – Ho rafforzato gli stereotipi per poi rovesciarli… Incontro con Spike Lee

Il regista afroamericano, scelto da Muller come giurato, rimane proverbiale per la sua reticenza al dialogo che trasforma spesso in monosillabi, ma il suo She Hate Me è troppo succulento per gli squali in cerca di scoop e proclami politici. E la conferenza stampa assume laspetto di uno scontro dialettico più che di un dialogo

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E rilassato il giurato Spike Lee che si aggira in questi giorni al Lido. Lafroamericano si gode cibo e ospitalità di lusso, arriva quasi a lamentarsi di dover vedere 22 film in dieci giorni, forse preferirebbe mimetizzarsi tra la folla del fine settimana, quella che sbarca in laguna per poche ore, desiderosa di vedere qualche film, per cui è disposta a spendere anche 20 Euro, e impaziente di imbattersi nella reificazione del nulla cinematografico: la star.

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In più il regista di Clockers ha unautentica fobia della camera, appena qualcuno, e sono tanti, gli si avvicina con un obiettivo inizia a sbiascicare please subito tradotti in per favore che si mischiano con piccole e nervose tensioni del corpo. Tutto questo per lasciare immaginare con che spirito Spike sia arrivato alla conferenza stampa di She Hate Me, presentato fuori concorso come le opere degli altri big doltreoceano Demme e Mann, opera scomoda e deviante, che lascia attoniti quanti si aspettano da lui sempre unepica del ghetto come coloro che bramavano un altro La 25° ora. Quasi ad omaggiare la tematica omosessuale del film il regista indossa un cappellino rosa abbinato ad una camicia psichedelica di marrone-rosa-bianco, mentre il grosso orecchino che brilla sullorecchio sinistro contrasta con lo sguardo spento dalla noia del rituale, che ricorda quelli di una messa natalizia, mattutina e doverosa, dopo i bagordi del cenone della vigilia.




Perché ha scelto di fare un film sullomosessualità dal forte impatto visivo ed emotivo?


Io innanzitutto stavo cercando semplicemente di raccontare una storia, e volevo farlo in modo che il pubblico non potesse prevedere quali sarebbero state le scelte dei personaggi e di conseguenza ciò che sarebbe successo. Volevo che ognuno si confrontasse con la propria morale nellaffrontare la vita, cosa che tutti noi dobbiamo fare sempre.




Come è stato lavorare ad un film così estremo, in che modo ha condotto gli attori ad immergersi nei personaggi del racconto?


Non credo che She Hate Me sia un film estremo soltanto perché parla di omosessualità e procreazione. Innanzitutto mi sono divertito a creare degli stereotipi perfetti per poi rovesciarli; solitamente, in tutte le civiltà, loggetto del desiderio sessuale è la donna mentre qui è un maschio. Pensate alla scena in cui Jake deve spogliarsi di fronte alla donna, è un momento umiliante… Così ribalto il sogno proibito di possedere tante donne in una notte, soprattutto se indisponibili come le lesbiche. Per i personaggi ho usato lo stesso metodo rovescio lo stereotipo del maschio afroamericano come quello del mafioso italoamericano interpretato da Turturro e la lesbica interpretata da Monica Bellucci, carattere a sua volta portato sopra le righe.




In America non tutta la comunità lesbo non ha accolto molto bene il film…


Per fortuna. Vuol dire che non sono un gruppo monolitico, come non lo siamo noi neri o voi italiani. Ho lavorato con la scrittrice lesbica Tristan Taormino che mi ha fatto conoscere molte coppie di donne gay. Laccusa principale che mi viene mossa è di non aver tenuto conto che una lesbica non ricorrerebbe mai ad un uomo con tutte le banche del seme che ci sono oggi. Ma non mi sembrava molto divertente e spettacolare mostrare delle signore che a gambe allaria vengono inseminate con una siringa.




Lei sta per tornare negli USA per partecipare alla campagna elettorale di Kerry, considera il suo un film politico?


Se questo è un film politico allora lo sono tutti i miei film. A me bastava raccontare una storia, sono altri i film che possono avere un effetto più dichiaratamente politico sulla campagna elettorale, pensate al film di Michael Moore che ora sta per uscire in dvd. Io spero fortemente che i democratici vincano le elezioni, purtroppo danno per scontato che i neri votino per loro mentre non è poi così certo.




E le lesbiche invece?


Il vice presidente Cheney le sta ingannando con la storia della figlia gay… ma chi decide tutto è Bush e negherà sempre diritti civili come i matrimoni gay. Lui è falso come il biglietto da 3 dollari che appare allinizio del film, con la sua faccia al posto di George Washington, anche questo è un dettaglio che dice per chi voterò. Su una cosa soltanto concordo con lamministrazione Bush: sulla clonazione umana. Se iniziamo a clonare esseri umani entriamo in una zona pericolosa nella quale crediamo di sentirci Dio, e non va bene.




Come considera la situazione attuale degli afroamericani?


Anche se le cose sembrano diverse è molto difficile essere nero negli USA, per un niente finisci in prigione, come capita a Jack, che non viene creduto anche se è un laureato di Harvard, soltanto perché non è un bianco. Per questo ho voluto ricordare quel Frank Wills, sorvegliante della sede del partito democratico a Washington che per primo scoprì lo scandalo Watergate. Era nero, perse il posto, nessuno lo ringraziò o ricorda il suo nome.

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