VENEZIA 68 – “Di macchiette terribili ce ne sono tante”. Incontro con Gian Alfonso Pacinotti

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Il terzo e ultimo film italiano in concorso è L’ultimo terrestre, esordio al cinema del noto disegnatore Gipi. La storia, tratta dalla raccolta di fumetti Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti, è incentrata su un giovane dai gravi problemi relazionali, oppresso dall’inquietudini e dall’incapacità di rapportarsi all’altro sesso. Finché l’annunciato arrivo degli alieni non gli darà finalmente respiro. Il film uscirà in sala il 9 settembre

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gipi Il terzo e ultimo film italiano in concorso è L’ultimo terrestre, esordio al cinema del noto disegnatore Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi. La storia, tratta dalla raccolta di fumetti Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti, è incentrata su un giovane dai gravi problemi relazionali, oppresso dall’inquietudini e dall’incapacità di rapportarsi all’altro sesso. Finché l’annunciato arrivo degli alieni non gli darà finalmente respiro. Prodotto dalla Fandango, il film uscirà in sala il 9 settembre. Alla conferenza stampa Gipi è stato accompagnato dal produttore Domenico Procacci e dagli interpreti, Gabriele Spinelli, Anna Bellato, Luca Marinelli, Roberto Herlitzka.

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Quando ha scelto di girare questo film, quanto ha contato il desiderio di diffondere la conoscenza dell’universo fumettistico italiano?
Gipi: Non mi sono posto il problema di aiutare e diffondere la conoscenza del fumetto. Ho semplicemente letto un libro e mi sono appassionato a una storia. E ho pensato fosse perfetta da trasporre al cinema.
 
Il suo film cambia di registro improvvisamente. Da un inizio molto ironico, leggero, passa a un finale d’impatto emotivo decisamente più forte. Come ha coniugato le due cose? E secondo lei chi è l’alieno che può venire a risolvere i problemi di questo Paese.
Gipi: Non so trovare una risposta. Trovo che sia auspicabile una risoluzione alla deriva che ci circonda. In questo senso, credo che finale del film sia al tempo stesso pessimista e ottimista. Pessimista, perché quando si cerca una risoluzione che viene dall’alto, vuol dire che si è all’ultima spiaggia. Ottimista perché, in ogni caso, racconta una possibilità di cambiamento. Ero molto preoccupato, inizialmente, del cambio di registro della storia. Ma poi non ci ho pensato più di tanto. Volevo raccontare questa storia e, quando si racconta, è impossibile non far convivere l’ironia e il dramma. Come nella vita. In fondo il mio film è popolato da personaggi molto brutti, perché hanno solo un lato, quello della malvagità. Sono quasi delle macchiette a una dimensione. Truffaut diceva che al cinema anche i malvagi devono avere delle qualità che li rendano affascinanti. Eppure se guardo alla nostra classe dirigente, di macchiette terribili ce ne sono molte. Probabilmente se Truffaut l’avesse conosciuta, l’avrebbe pensata diversamente.
 
Una domanda per l’interprete protagonista, Gabrielli Spinelli. Lei è al suo esordio. Come è stato coinvolto nel progetto e come ha lavorato sul suo personaggio?
Gabriele Spinelli: Alla base del rapporto tra me e Gipi c’è la vicinanza geografica. Siamo vicini di casa. L’ho conosciuto anni fa, per caso, e mi sono subito appassionato al suo mondo. Mi piacevano molto i suoi primi cortometraggi ‘imbecilli’, le storie che raccontavano, la loro pulizia fotografica, nonostante si trattasse di prodotti fatti con pochi mezzi. Così, poco alla volta, abbiamo iniziato a collaborare alla realizzazione di piccoli progetti, corti, lunghi. Poi, lui ha cominciato a dedicarsi al fumetto e le nostre strade si sono un po’ separate. Finché non mi è arrivata una sua telefonata, mi proponeva di collaborare a quest’avventura. All’inizio pensavo che avrei lavorato come tecnico, ma poi mi sono ritrovato davanti la macchina da presa. E per di più come protagonista. Come ho lavorato sul personaggio? Bè, si tratta senza dubbio di un personaggio molto particolare. Abbiamo cercato di lavorare più sulle sfumature psicologiche, visto che non possiedo gli strumenti tecnici necessari per muovere il corpo in maniera adeguata. Ho puntato su una recitazione minimale. Ho cercato di calarmi nei panni di Luca e di lasciarmi guidare dalla simpatia per il disagio.
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