Venezia 70 – L'Orizzonte del Cinema (Orizzonti – short films competition)


L'orizzonte di Venezia 70 sta tutto nella sezione Orizzonti. I corti da tutto il mondo si abbracciano idealmente l'uno con l'altro. Il legame con le radici, il territorio come luogo di tradizioni secolari e violente lacerato da ferite, Il sogno come evasione fiabesca che può mutare in incubo inquietante. In mezzo a tanti interpreti due speranze per il futuro del cinema. Perchè se il cinema è un invenzione del futuro, il futuro del cinema è adesso ed è questo

 

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L'orizzonte di Venezia 70 sta tutto nella sezione Orizzonti. I corti da tutto il mondo si abbracciano idealmente l'uno con l'altro. Il legame con le radici (Valeria Allievi, Quello che resta), il territorio come luogo di tradizioni secolari e violente, lacerato da ferite (La Gallina di Manel Raga, Houses with small windows di Bülent Öztürk, Ballkoni di Lendita Zeqiraj, Kush di Shubhashish Bhutiani, Minesh di Shalin Sirkar). Il sogno come evasione fiabesca o amore (Death for Unicorn di Riccardo Bernasconi e Francesca Reverdito,
Un pensiero kalašnikov di Giorgio Bosisio,Toutes les belles choses di Cécile Bicler, Blanco di Ignacio Gatica, The Audition di Michael Haussman, Aningaaq di Jonas Cuaron). Un sogno che può mutare in un incubo inquietante e dark (Cold Snap di Leo Woodhead, Sishui di Wang Xiaowei).

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Dalle viscere della terra le immagini di La Gallina del giovane Manel Raga, rielaborazione del racconto di Mercè Rodoreda e di un suo precedente documentario Matando el Sueño, 2009. Rielaborazione che diventa suggestione attraverso una desaturazione cromatica parallela a quella vista in Die andere Heimat-Cronik einer Sehnsucht di Edgar Reitz (Fuori concorso, Venezia 70)

Campi brulli, alberi spettrali, pozze d'acqua stagnante e poi rivoli, si susseguono attraverso un montaggio visivo intervallato da stacchi violenti. Immagini raccordate da uno sonoro-canto arcaico che irrompe improvviso amplificando la tensione. Lavoro pesante sulle ombre che attraversano il primissimo piano del volto di un figlio. Osserva come Ivan de l'Infanzia di Andrei A. Tarkovsky gli atti degli adulti. Ivan scrutava l'influenza della guerra sui loro gesti, qui il piccolo quella del territorio primitivo sugli atti del padre. Attore disumanizzato e violento, si sfama di corpi, indifferentemente animali ed umani, per soddisfare istinti ancestrali, fino allo sventramento. Squarta la gallina, così le vesti della moglie.

I toni delle cavità oculari nel corpo agonizzante della donna, resi sempre più neri, preannunciano la fine, ricordando l'anziana nella vasca in Wunderkammer di Andrea Pallaoro.

Catapultati nel cosmo dalla trovata creativa di Jonás Cuarón che fa dialogare Gravity, di cui è cosceneggiatore con i 7 min di Aningaaq. Prosegue la via della sperimentazione (AÑO UÑA Settimana della critica, Venezia 2007). 
Cuarón figlio utilizza a proprio piacimento il materiale cinematografico. Citando ed autocitandosi. Aningaaq nel 'deserto' di ghiaccio trova una frequenza radio, la stessa che la Bullock, capta nello spazio cosmico in cui è immersa in Gravity. La Foster di Zemeckis in Contact, Aningaaq e la Bullock, cercano le frequenze radio, suono-liquido amniotico che sfama terra e cielo, che frantuma il frastuono del silenzio, della solitudine. L'incomunicabilità derivata dal significato unilaterale delle lingue, superata dal latrato di un cane, dal canto di un padre, da una voce dall'altra parte. Linguaggi universali. Il bianco purissimo ed il nero profondo sdoppiati si ricompongono in un continuum che supera i confini del cinema nel desiderio estremo di costruire un sogno. Se il cinema è un invenzione del futuro, il futuro del cinema è adesso ed è questo? Alla mostra cinematografica di Venezia 2007 Wes Anderson aveva partecipato con il corto Hotel Chevalier evento speciale e prequel del lungometraggio Il treno per il Darjeeling in Concorso sempre nello stesso anno e sempre a Venezia, qui si va oltre? O si tratta semplicemente di una trovata commerciale?

 

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