XXV SulmonaCinema FilmFestival – La premiazione

Si è concluso da pochi giorni il XXV SulmonaCinema FilmFestival diretto da Roberto Silvestri. Nella serata di domenica, al cinema Pacifico, si è svolta la premiazione del concorso, che ha visto vincitore dei due premi più importanti (miglior film e miglior regia) l’opera Onibus. La giuria era presieduta da Saverio Costanzo e Luca Guadagnino.

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Si è concluso da pochi giorni il XXV SulmonaCinema FilmFestival diretto da Roberto Silvestri. Nella serata di domenica, al cinema Pacifico, si è svolta la premiazione del concorso, che ha visto vincitore dei due premi più importanti (miglior film e miglior regia) l’opera Onibus di Augusto Contento.
La giuria, presieduta da Saverio Costanzo e Luca Guadagnino, ha poi attribuito il premio come miglior attrice a Giulia Michelini, vista ne La ragazza del Lago, mentre il premio come miglior attore è andato a Giovanni Martorana per Io, l’altro di Moshen Melliti.
Durante la serata, tra un premio e l’altro, sono stati proiettati anche cinque corti. Al pubblico in sala è stata data una scheda sulla quale votare il corto preferito. Ha vinto Lo spaventapasseri di Cesare Fragnelli, piccola riflessione sul razzismo.

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Il SulmonaCinema FilmFestival è una dimensione in cui le visioni sono sempre inaspettate. Ma allo stesso tempo collegate tra di loro, “montate” in maniera intellettuale, capaci di portare lo spettatore a riflettere, a pensare. Le immagini riescono sempre a sorprendere, siano esse di vecchi lavori o di nuovi, c’è sempre un’alterità espressiva, fuori dai canoni o dalle regole, che garantisce esperienze diverse, prospettive diverse.
La presenza del direttore artistico Roberto Silvestri è forse il segreto di questa vastità di differenze (visive quanto tematiche) legate tra di loro da una ricerca di altri modi di fare e intendere il cinema, non solo come prodotto filmico, ma come voglia e capacità di scontrarsi ancora con il mondo per catturarlo nell’occhio della macchina da presa. Ma anche come capacità di trovare altre forme di produzione, di realizzazione, lontane da quelle attuali. E quindi uso del digitale, budget bassissimi, distribuzione in rete, girare all’estero.
Ci si muove quindi in una dimensione lontana da quella dei grandi festival, più contenuta, dove l’unica sala del cinema Pacifico diventa rifugio, luogo adibito alla vera visione, soprattutto nel pomeriggio, quando vengono proiettate le immagini più disturbanti, dimenticate, combattenti, immagini che cercano, scavano, riflettono, si imprimono sulla retina.
Nella programmazione serale si trovano invece visioni più accessibili, esperienze controllate, mediate dal nome di qualche regista già conosciuto o dalla conformità con prodotti più fruibili da un pubblico medio.
Non manca però anche in questo caso la scelta, la selezione, a dimostrare la presenza, dietro, di un’idea, di un'organizzazione mentale (basta leggere il decalogo) per non lasciare che le visioni si trasformino in confusione, caos. E quindi alla fine di ogni proiezione Roberto Silvestri prende la parola, dialoga con gli autori delle loro opere, fa partecipare il pubblico, una dimensione comunitaria andata perduta, il tentativo di trasformare l’incontro in sala in un momento di vita sociale.
Un modo di intendere il cinema, quello percepito a Sulmona, che si allontana dalla logiche commerciali vuote di molti festival ma che non le rifiuta a priori, anzi, le vorrebbe riempire con le proprie idee, con le proprie visioni. Dice Roberto Silvestri in conferenza stampa – Mi piacerebbe far diventare Sulmona il punto d’arrivo di prototipi commerciali. Un nuovo mercato quindi, finalmente libero, da riempire con prodotti audiovisivi non conformi, non omologa(n)ti, per cambiare le cose dall’interno, per far rinascere il cinema anche come industria, come fabbrica della cultura.

 

 

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