ZEBRA CROSSING. Meditation Rave: arte, scienza e spiritualità

Siamo stati al Meditation Rave di MIlano, l’evento creato da Felicia Cigorescu con il guru Daniel Lumera in cui si è sperimentata la rappresentazione visual della risonanza cerebrale

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In una situazione di crisi della grande narrazione cinematografica, con conseguente perdita di spettatori a fronte della scoperta di altre forme audiovisive, è interessante notare come negli ultimi anni il cinema sia diventato un terreno di studio nell’ambito di discipline anche apparentemente lontane.

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Ci riferiamo per esempio alle neuroscienze tema che ritorna alla nostra attenzione grazie all’evento Meditation Rave tenutosi il 2 marzo presso il Superstudio Più di Gisella Borioli in via Tortona a Milano.

L’evento

Durante questa giornata il biologo naturalista Daniel Lumera ha svolto varie sessioni di meditazione. Lumera è attivo nell’area delle scienze che studiano il benessere, la qualità della vita e la pratica della meditazione che studia da decenni e che ha approfondito con Anthony Elenjimittam, discepolo diretto di Gandhi.
Per le sessioni Lumera, posizionato davanti ai convenuti, indossava una speciale fascia sulla testa prodotta da Henesis, azienda di Parma specializzata in dispositivi medicali e soluzioni tecnologiche atte a migliorare lo stato motorio, cognitivo ed emotivo delle persone (ci torneremo). Questo dispositivo trasmetteva su uno schermo lcd una rappresentazione grafica del cervello di Lumera che in diretta si colorava a seconda del momento in cui la sua meditazione veniva a trovarsi. Il colore blu indicava un abbassamento dell’attività elettrica neurale mentre il colore rosso indicava un innalzamento dell’attività elettrica neurale. Venivano mostrati anche i solchi presenti biologicamente nel cervello che potevano apparire o sparire a seconda delle onde a bassa frequenza. Si mostravano anche alcune forme grafiche a lato del cervello a ridare le varie fasi della meditazione; queste forme potevano aumentare o contrarsi a seconda dell’attività cerebrale durante la pratica.

Essendo lo schermo lcd posizionato di fianco a Lumera, e quindi davanti ai partecipanti, si andavano a creare due fenomeni di cui è bene parlare.

La risonanza cerebrale

Il primo è quello che giustamente la curatrice dell’evento Felicia Cigorescu chiama “risonanza cerebrale”.
Il cervello di Lumera infatti sviluppava una specie di comunicazione, un’onda se volete, con i cervelli di chi meditava. Nella presentazione dell’evento Cigorescu parlava giustamente di un’unione tra arte, scienza e spiritualità per dare vita ad un’opera d’arte collettiva frutto di una coscienza collettiva.
La rappresentazione grafica infatti mostrava un’opera che veniva colorata in diretta grazie all’attività di un cervello connesso a decine di altri, come se tutti i cervelli fossero uno solo e più potente.

Questo ci porta a dire che la risonanza cerebrale è un chiaro esempio di empatia, fenomeno che in quel momento i presenti vedevano al lavoro in diretta.
Quindi forse per la prima volta si vedeva una attività di empatia reale – resa graficamente – mentre agisce.

Il tutto avveniva grazie a questa piccola fascia i cui elettrodi possono mostrare i neuroni di chi la indossa.
I cinefili potrebbero facilmente associarla a esempi famosi come lo strumento per vedere i sogni di Fino alla fine del mondo di Wenders (1991). Solo che, trenta e passa anni dopo, molto più prosaicamente la fascia in questione mostra solo l’attività neurale, non cosa tale attività produce in termini di immagini.

Tuttavia le forme astratte rappresentate graficamente grazie al congegno di Henesis creano, come dice bene Cigorescu, una sorta di “arte” derivante dal legame tra rappresentazione figurata di un movimento cerebrale collettivo e neuroscienze.

Henesis

Prima di approfondire questo punto è bene dire due parole su Henesis.
 Henesis nasce a Parma nel 2007 e vede Luca Ascari (presente all’evento come appositore ed esplicatore della fascetta) prima CEO e poi CTO di questa realtà che, dapprima ha lavorato sui software per il tracking facciale, e poi ha iniziato a collaborare con importanti brand come Toyota nel campo del soft computing per il settore automobilistico.
Henesis ci interessa sia per la creazione dello strumento, sia per la prossimità (confermataci dallo stesso Ascari) con quell’ambiente intellettuale vicino all’Unità di Ricerca del CNR sita nell’Istituto di Neuroscienze presso l’Università di Parma, artefice della scoperta dei neuroni specchio (ecco il secondo fenomeno).

I neuroni specchio

Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 un gruppo di ricercatori coordinato dal prof. Rizzolatti scoprì questo tipo di neuroni motori durante le loro approfondite ricerche neurologiche sul funzionamento cerebrale e sulla corteccia premotoria.
Questi neuroni si attivano involontariamente sia quando un individuo esegue un’azione finalizzata, sia quando lo stesso individuo osserva la medesima azione finalizzata compiuta da un altro soggetto.
Il nome “neuroni specchio” deriva dal fatto che tali neuroni “rispecchiano” la stessa azione, eseguita da sé stessi o da altri individui.
Un rispecchiamento uguale a quello visto durante la sessione di meditazione di Lumera per l’evento Meditation Rave.

Lo schermo empatico

In seguito alla scoperta il prof. Gallese, assistente di Rizzolatti, iniziò una ricerca propria ragionando sulla forma più ovvia di rispecchiamento, cioè lo schermo cinematografico. Complice lo studioso di storia del cinema Michele Guerra, Gallese scrisse un testo dall’emblematico titolo “Lo schermo empatico”.
In esso si analizza in modo approfondito proprio il rapporto tra cinema e neuroscienze, e l’accostamento tra le due realtà viene spiegato attraverso vari esempi di film in cui lo spettatore si trova empatizzare non solo con le emozioni viste sullo schermo, ma anche con il movimento attuato dal personaggio (soprattutto se culmine di una scena “emozionale”). Questi esempi, tratti da classici come Notorius di Hitchcock, Citizen Kane di Welles etc, servono proprio a spiegare come la classe dei neuroni specchio sta alla base del meccanismo di funzione dell’empatia, in quanto capacità di provare l’emozione dell’altro.

Meditation Cinema

Questo discorso ci interessa perché la “risonanza cerebrale” sperimentata durante l’evento Meditation Rave va esattamente in questa direzione di rispecchiamento e di presentazione della raffigurazione di questo rispecchiamento.
Lo strumento visivo posto sulla testa di Lumera da Ascari ci mostra un monitoraggio neurale simile a quello fatto per i neuroni specchio analizzati da Gallese (come nel suo libro si mostra attraverso varie foto di esperimenti compiuti).
A livello cinematografico questo discorso diventa ancora più puntuale se pensiamo alla definizione etimologica di cinematografia inventata da Leon Bouly nel 1892. Infatti vediamo come la visione mostrata dalla fascetta sullo schermo risponde bene a quei tre termini greci che compongono la parola “cinematografia”, e cioè kinema (movimento) graphein (scrittura) ed eikon (icona). L’unione delle tre parole sta a significare “scrittura delle immagini in movimento”; un movimento che vediamo in diretta sapendo che è già avvenuto una frazione di secondo prima che venga trasmesso, e che non necessita per forza di un’epica narrativa (come già chiarivano le avanguardie di un secolo fa esatto).
Durante l’evento Meditation Rave siamo stati quindi testimoni di una inconsapevole creazione di cinematografia collettiva, grazie all’empatia di un gruppo di meditanti di fronte ad un guru, connesso tramite strumento visivo ad uno schermo che potesse mostrare l’attività neurale del guru stesso.

Una mente illuminata

L’evento non nasce da solo ma si situa nella coda lunga dell’evento “La mente meditante” tenutosi al MAXXI di Roma nel settembre 2022 e di cui Felicia Cigorescu ha creato un documentario dal titolo An Enlightened Mind (Una mente illuminata). Nel video, attraverso i contributi degli intervistati (tra cui Daniel Lumera, Luca Ascari, Giovanna Melandri e lo stesso prof. Rizzolatti), si spiega bene come le attività neurali di un cervello meditante e gli aspetti neurofisiologici propri della meditazione possono mostrarsi figurativamente come fossero rappresentazioni artistiche.

Nel 2024 il cinema non solo passa dalle schermaglie o dalle collaborazioni tra sala e piccoli schermi ma si muove soprattutto fuori dagli ormai storici orizzonti, rilocandosi e ritrovandosi laddove viene in aiuto al modo di ragionare della contemporaneità.

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