"Dark water", di Walter Salles

Acqua, acqua e ancora acqua: dall'Oriente all'Occidente lo stesso archetipo dell'inquietudine accompagna paure ataviche e striscianti sgradevoli pensieri

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In Giappone, dice Hideo Nakata – regista del Dark Water originale – i bambini, per una mera questione di contesto ambientale, imparano fin da piccoli a fare i conti con la paura dell'acqua. Diremmo che gli occidentali in genere non sono da meno, ripensando alle comuni esitazioni dell'infanzia davanti al primo bagno in mare. Già, l'acqua: elemento della vita per eccellenza, viene da pensare subito. L'acqua è vita, l'acqua è morte: simbolo onirico per eccellenza del trapasso, della fine – ma anche dell'inizio. Se The Ring ci aveva abituati alla presenza idrica nell'ormai consueto remake dell'horror giapponese, lì una videocassetta e una bambina di troppo potevano distoglierci da un confronto faccia a faccia. Con noi stessi: è qui che s'incaglia Dark Water, con sensazioni pesanti e costanti di buio, soffocamento, umido/marcio a farci guardare allo specchio per sapere cos'è poi mai che di questo elemento onnipresente ci inquieta così tanto. Salles (I diari della motocicletta, Central do Brasil) è capace di giocare su questo per agevolmente andare a raschiare il fondo dei conflitti più radicati e dei terrori più ancestrali, quelli della preistoria di ogni biografia umana. Jennifer Connelly ha la faccia perfetta – inquieta, tormentata, sbattuta come in La casa di sabbia e nebbia – per stare dentro a un incubo che sembra un rompicapo incrociato con quelli che in apparenza sono drammi quotidiani, normali. Ed è vero che ad Oriente si spiega meno e forse si spaventa di più; ma è vero anche che, sebbene da questa parte del mondo si debba quasi sempre incanalare in schemi riconoscibili (fallimenti sentimentali, responsabilità familiari) storie che razionali non sono, in questo caso il remake sembra funzionare più che in altri casi. Forse perché insinua nella mente un parallelo sgradevole da pensare e da vedere, pernicioso, invasivo, morboso. Quello tra l'acqua e la vita/non vita, l'acqua che un momento dopo l'altro rovina, corrode, imputridisce: come certe esistenze, certe quotidianità di buio, polvere, paranoia e palazzoni periferici dove quella cosa chiamata 'male di vivere' a volte si infila strisciando e genera mostri.

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Titolo originale: id.


Regia: Walter Salles
Interpreti: Jennifer Connelly, Tim Roth, John C. Reilly, Dougray Scott, Pete Postlethwaite, Ariel Gade
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Durata: 105'

Origine: USA, 2005

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