VENEZIA 68 – "Amo rappresentare l'animo femminile". Incontro con Philippe Garrel e il cast di "Un été brulant"

PHILIPPE GARRELLa stampa incontra il cast dell'ultimo film del grande Philippe Garrel. Presenti in sala il regista e buona parte del cast. Fra cui il figlio Louis e la nostra Monica Bellucci. Inevitabile la domanda sulla scena di nudo; ma è il regista a monopolizzare l'attenzione dei presenti

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PHILIPPE GARRELLa stampa incontra il cast dell'ultimo film del grande Philippe Garrel. Presenti in sala il regista e buona parte del cast. Fra cui il figlio Louis e la nostra Monica Bellucci. Inevitabile la domanda sulla scena di nudo; ma è il regista a monopolizzare l'attenzione dei presenti. 
 

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Sembrerebbe che tu abbia dato la tua versione del film “Il disprezzo” di Godard.
Ho copiato alcune idee, le ho riprese più che altro. Bisogna essere umili e capire che ci sono nel cinema capolavori assai superiori rispetto ai propri film. Credo sia importante avere dei modelli. In ambito accademico, così come facevano i pittori, avere un maestro voleva dire portare avanti una tradizione. Non è sbagliato avere dei punti di riferimento, non è una cosa negativa.

Molte persone, durante l’anteprima stampa, sembrano non aver capito o apprezzato il film. Cosa vuole rispondere?
Anche Godard ha avuto la sua dose di fischi. Cerco di fare dei film che appartengono ad una certa dialettica, quella dei vari Antonioni, Bergman, Godard. A me piace rappresentare l’animo femminile. Un tempo si credeva che non esistesse, io ho cercato di ritrarre donne con un’anima. I critici hanno il diritto di avere le loro opinioni. Io però mantengo le mie idee.

Vorrei che parlasse dell’ultima scena del film, in cui compare il fantasma del nonno del protagonista. Commovente e allo stesso tempo grottesca.
Ho messo in scena quello che è il mio ultimo ricordo di mio padre. Ho scritto la scena dopo che mio padre era morto. Ho provato a renderla realistica e allo stesso tempo ho voluto attirare l’attenzione sull’aspetto onirico. Lasciando presagire potesse succedere altro.

La scena di nudo della Bellucci. Era fondamentale? E Monica come si è sentita a spogliarsi poco dopo la gravidanza?
Garrel: per anni la gente si offendeva quando si mettevano scene di nudo, penso di nuovo alla pittura. L’arte ha origine anche nel nudo. E tutto è collegato all’arte. Se faccio una scena di nudo non va bene, se non la faccio non va bene lo stesso. Ho cercato di rispettare i canoni vinciani nella costruzione della sequenza, tutt’oggi vado spesso a Louvre per vedere quadri di Leonardo. Al Louvre ci sono anche tanti nudi, è normale.
Bellucci: nel momento in cui si accetta di lavorare con un regista, ci si consegna a lui. Ero felice di lavorare con Philippe, ha un suo universo particolare, se vogliamo radicale, si può amare come no ma gli appartiene. Lui è un regista unico nel suo genere. Ho appreso tantissimo, mi sono affidata ed abbandonata a lui. E mi sono sentita protetta e rispettata. Ama molto i suoi attori e li protegge.

 

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