A casa tutti bene, di Gabriele Muccino

Il metodo-Scola dentro Ischia in un film con attori su di giri. Tutti bravissimi, molti insopportabili. Un cinema impeccabile e detestabile. Dove la vita vera, piena di rotture, è meglio del cinema

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A casa Muccino non stanno (affatto) tutti bene. A differenza del film di Tornatore, dove Mastroianni andava in giro per l’Italia per trovare i figli, qui invece la famiglia si riunisce a Ischia in occasione delle nozze d’oro di Alba (Stefania Sandrelli) e Pietro (Ivano Marescotti). Dopo la festa contano tutti di rientrare in serata. Ognuno con i loro impegni. Ma un’improvvisa mareggiata blocca l’arrivo dei traghetti. La già fragile armonia presto si frantuma e tornano a galla inquietudini, gelosie, tradimenti. Ma c’è anche un inaspettato colpo di fulmine.

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Con L’ultimo bacio, Ricordati di me e Baciami ancora, A casa tutti bene chiude la tetralogia di un ‘cinema sull’orlo di una crisi di nervi’. Non lo abbiamo mai nascosto, abbiamo preferito sempre (con i suoi limiti) il Muccino americano. Le improvvise e affascinanti derive mélo di un film anche non riuscito ma intrigante come Padri e figlie, qui non si affacciano se non un uno squarcio imprevisto, quasi un frame, dell’immagine del vento sull’isola con la mareggiata che blocca tutti all’interno. Il mare d’inverno, cantava Loredana Berté. E qui invece i brani sono tanti. A casa tutti bene sarebbe potuto essere quasi un musical nascosto. Chissà se Muccino lo avesse girato negli Usa. Poteva spingersi verso le zone kitsch, esagerate tipo I miserabili di Tom Hooper. Perché sì, oltre alla sceneggiatura (scritta dal regista con Paolo Costella e la collaborazione di Sabrina Impacciatore, che nel film si ritaglia anche uno dei ruoli decisivi), i protagonisti hanno imparato a memoria diverse canzoni. Si parte con Tognazzi al pianoforte con Bella senz’anima, si prosegue con Dieci ragazze, Margherita, per passare poi ad A te di Jovanotti, che sottolinea tutta l’incomunicabilità e il rimosso mai risolto della coppia Impacciatore-Morelli.

a casa tutti bene pierfrancesco favinoMuccino lavora con un gruppo di attori che tiene su di giri. Tutti molto bravi, molti anche insopportabili. A questo vortice riescono a sottrarsi in pochi. Restano gli sguardi a distanza di Elettra (Valeria Solarino), quelli persi di Sandro (Massimo Ghini) che ha perso la memoria, la fuga verso spazi lontani di Diego (Giampaolo Morelli) o più vicini di Paolo (Stefano Accorsi) e Isabella (Elena Cucci). O che si rendono ‘invisibili’ come Sandra Milo. Ma la mareggiata sembra portarsi via tutto. E si ha l’impressione, forse sbagliata, che qualche personaggio cerchi di ritagliarsi un maggiore spazio all’interno dell’inquadratura, facendo quasi a spallate. E quando ci si comincia ad affezionare a qualcuno di loro, il film è quasi finito.

Con A casa tutti bene Muccino rispolvera il metodo-Scola (La terrazza, La famiglia, La cena) con tanti personaggi (e attori famosi) chiusi in un unico luogo. Dove attraverso la scrittura si creano i conflitti. La parola diventa fisica per poi creare una sempre maggiore frattura dove l’istinto prevale sulla ragione, come negli scontri tra Carlo (Pierfrancesco Favino) e Ginevra (Carolina Crescentini).

a casa tutti bene stefano accorsi elena cucciNon stanno tutti bene i personaggi di Muccino. Anzi, stanno tutti peggio. Pieni di collera, di astio. In un cinema impeccabile e insieme detestabile. Che certamente può attrarre e trascinare dentro la sua spirale. Qui invece, almeno soggettivamente, si avverte una reazione respingente. Ma non come quel cinema che colpisce e urta contro quello che mostra, come quello straordinario di Wang Bing. I ‘grandi freddi’ italiani di Muccino appaiono come degli incontri di boxe dove tutti sono contro tutti. Quasi sempre il cinema serve per evadere dalla realtà, per sognare, per vedere mondi vicini o lontani. Oppure per vedere anche il nostro presente, la nostra realtà. Che non ci piace ma ci piace nel film. E ci scuote. Ecco, dopo un film come A  casa tutti bene la vita di tutti i giorni diventa meglio del cinema. Ma non quella fatta di piaceri, ma proprio quella piena di rotture. Se si riesce a fuggire da Ischia, anche a nuoto, pure una cartella Equitalia può diventare improvvisamente un sollievo.

Regia: Gabriele Muccino

Interpreti: Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Elena Cucci, Tea Falco, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Massimo Ghini, Sabrina Impacciatore, Gianfelice Imparato, Ivano Marescotti, Giulia Michelini, Sandra Milo, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 105′

Origine: Italia 2018

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    Un commento

    • Topazia Frivoli

      Muccino vorrebbe essere Scola, ma a “scola” di cinema deve tornare…Storia angosciante, tutti litigano dall’inizio alla fine. Il regista trasporta sullo schermo i suoi noti problemi familiari – violenze sulla moglie, liti col fratello – li risolva in privato e faccia film meno plumbei. Peccato per la bravura di alcuni attori (Ghini e e Tognazzi) e la bella scenografia, altre interpretazioni da dimenticare (Crescentini e Impacciatore insopportabili isteriche).