Bugs, il nuovo documentario del regista danese Andreas Johnsen si occupa di un tema alimentare che, negli ultimi anni, sta facendo discutere il mondo occidentale: una cucina a base di insetti. Attraverso gli occhi di tre cuochi (Ben Reade, Josh Evans, Roberto Fiore) e di una equipe del Nordic Food Lab, affrontiamo un viaggio dalle terre africane a quelle giapponesi per conoscere la reale componente nutrizionale delle varie specie di insetti commestibili (oltre 2000) e le modalità di alta cucina tramite la quale è possibile ricavarne una pietanza di livello superiore.
La ricerca prende spunto e concretezza da un allarme lanciato nel 2013 dall’ONU che ha osservato come il tasso di crescita della popolazione mondiale ci imponga di individuare nuovi metodi più sostenibili nella produzione di alimenti, in questo caso gli insetti.
Un alimento notoriamente comune in varie parti del mondo ma che agli occhi dell’Occidente è ancora un tabù. Qui nasce l’interesse di Johnsen, nel rilevare quanto questa biodiversità alimentare sia applicabile a un margine culturale più ampio e adattata ad una industrializzazione di salvaguardia umanitaria.
L’iniziale entusiasmo dei protagonisti della ricerca è evidentemente contagioso: la presa di coscienza di un mondo infinitamente vasto di varietà entomologiche, la loro natura incredibilmente molteplice e le culture che ne hanno ricavato un rapporto proteico essenziale, sono elementi che portano ad un interesse esponenziale al tema trattato che rimarca, nel susseguirsi delle nozioni apprese, una possibile e concreta soluzione ad una crisi umanitaria alimentare che affligge i Paesi più poveri. Un problema che, dato l’elevato contributo proteico delle specie in analisi, potrebbe trovare un ramo risolutivo e non solo. Infatti, l’esportazione di una dieta nutrizionale simile ne conseguirebbe una tattica determinante contro l’afflizione continuativa ad un ecosistema che sta degenerando a livello globale.
E’ proprio quest’ultima intuizione a segnare un punto decisivo nel percorso intrapreso: se da un lato abbiamo la ricerca di un gusto d’elite e della sua mutazione gastronomica, dall’altro l’impatto sociale è l’ampio spettro che caratterizza la presa di coscienza dei nostri viaggiatori. L’interesse alla natura scientifica del contesto va a decadere nell’approssimarsi a una realtà evidente, e con essa anche l’eccitazione conoscitiva del principio. Un disincanto che si palesa nella comprensione che l’industrializzazione di questo determinato sistema apporterebbe un rovesciamento delle intenzioni, creando un mercato che in mano a logiche imprenditoriali e capitaliste potrebbe causare un danno di enormi proporzioni alle economie di Paesi che sopravvivono di questo commercio. Non solo, l’impatto ambientale di teorici allevamenti intensivi sarebbe altresì motivo di danno, piuttosto che di risoluzione,  ad un ecosistema che vive in pieno regime senza il contributo meccanico dell’uomo.
Johnsen ci mostra le dinamiche di un nuovo apporto alimentare senza dimenticare di introdurci ad una riflessione che pone risvolti positivi e negativi, nell’assimilare aspetti di culture già stabilmente presenti che col tempo potrebbero integrarsi alla nostra realtà, in un documentario di vivido interesse e straordinaria presenza.

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Titolo originale: id.
Regia: Andreas Johnsen
Distribuzione: Wanted
Durata: 73′
Origine: Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Germania, Francia, 2017

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