La calda notte dell’ispettore Tibbs, di Norman Jewison

Jewison costruisce un solido poliziesco adottando una dialettica semplice e lineare, che premia l’urgenza della parola rispetto alla ricerca di stile. Questa sera, ore 19:05, Sky Cinema Classics

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La calda notte dell’ispettore Tibbs è uno di quei film che per le sue implicazioni di carattere sociale e politico non può sfuggire alle maglie della Storia, di un preciso momento – siamo nel ’67 –, in cui Hollywood desta la propria coscienza e assume una posizione netta nella lotta per i diritti civili. Certo, non in modo così reazionario – del resto non sarebbe stato nel suo stile; eppure, il suo aperto riconoscimento in un periodo tra l’altro di riflessione e rinnovamento dell’industria cinematografica stessa è la diretta conseguenza di un modo di fare cinema che inevitabilmente si scontra con la realtà. Non a caso nel ’67 esce Indovina chi viene a cena? sempre con Sidney Poitier come protagonista, calato in un contesto simile ma dai toni romantici – un dottore afroamericano che si innamora di una ragazza bianca americana. Qui invece interpreta un ispettore della polizia federale che si troverà a indagare su un caso di omicidio in una cittadina del profondo Sud, minacciato dall’odio e dalla violenza degli abitanti.

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Norman Jewison, premiato con l’Oscar per questo film (che riceverà altre quattro statuette), costruisce intorno al tema principale un solido poliziesco mantenendo un equilibrio costante tra i due elementi: l’indagine e il discorso sul razzismo sono sempre in primo piano, all’avanzare dell’uno progredisce (o regredisce) l’altro fino a una conclusione che è risolutiva per entrambi, o quasi. Il regista adotta una dialettica semplice e lineare, che premia l’urgenza della parola rispetto a una ricerca di stile, aiutato in gra

In-The-Heat-of-The-Night_steigern parte dalle musiche di Quincy Jones (tra i più celebri attivisti statunitensi) e dalla voce inconfondibile di Ray Charles che apre il film. In un confronto classico che vede misurarsi la superiorità del protagonista e il bigottismo del bianco (una rappresentazione non comune per il periodo), si inserisce una terza figura che fa da mediatore, quella del capo della polizia locale, inizialmente scettico e anche lui un po’ bigotto nei riguardi del nuovo arrivato. Poitier e Rod Steiger si contendono la scena; la loro interazione permette di sviluppare momenti comici che levigano appena l’asprezza della storia (si parla anche di aborto). A dire la verità, è Steiger a essere il personaggio più interessante per via probabilmente del suo sviluppo lungo l’arco narrativo: a poco a poco darà fiducia al collega, dimostrando la sua apertura mentale; non solo: lo inviterà a casa (“Sei il primo essere umano che sia venuto qui dentro”, gli dice), confessandogli la sua solitudine sofferta.

Più in generale, infatti, La calda notte dell’ispettore Tibbs rappresenta la diffidenza verso lo straniero, la paura del diverso, la mancata accettazione di un sistema di valori scevro da pregiudizi che andava affermandosi (resta comunque ancora “drammatica” la scena dello schiaffo); è in quest’ottica, soprattutto se proiettata a oggi, che il film perde quell’aura un po’ datata per entrare a pieno diritto tra i classici (moderni) del cinema.

Titolo originale: In the Heat of the Night
Regia: Norman Jewison
Interpreti: Rod Steiger, Sidney Poitier, Warren Oates, Lee Grant, Larry Gates
Durata: 109’
Origine: Usa 1967

Domenica 25 giugno, ore 19:05, Sky Cinema Classics

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