LIBRI DI CINEMA – Lo schermo e lo spettro, di Leonardo De Franceschi

Sguardi postcoloniali su Africa e afrodiscendenti, un viaggio alla (ri)scoperta di autori per lo più dimenticati. L’autore riattraversa, inoltre, le tracce razziste dell’audiovisivo italiano.

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Un proficuo numero di cineasti e interpreti della scena globale contemporanea appartiene a famiglie afrodiscendenti e, il lavoro di questi nell’ambito della cultura visuale e cinematografica, ha notevolmente contribuito negli ultimi anni ad accrescere l’interesse per il «cinema africano» e, più generalmente, per produzioni di autori provenienti da Paesi del famigerato “Sud del mondo”.
L’attenzione in aumento verso queste tematiche e i propri autori da parte degli studi postcoloniali – a carattere spesso interdisciplinare – in qualche modo riattiva anche l’interesse degli studi filmici, che solo adesso iniziano ad avvicinare – molto gradualmente – opere di autori postmigranti, contribuendo alla rimessa in discussione teorica della dominazione eurocentrica, sottilmente presente in ogni aspetto del panorama audiovisuale (nella fattispecie, italiano) odierno e passato, perché le espressioni culturali imperialistiche continuano incessantemente a perdurare nell’immaginario.
Leonardo De Franceschi, esperto di cultura cinematografica africana/diasporica e postcolonial studies, autore di questo volume che raccoglie in due sezioni distinte contributi di taglio saggistico dal 2006 al 2017, realizzato con il contributo del Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo dell’Università di Roma Tre, mira a un vero e proprio ampliamento di sguardo sui «flussi connettivi transnazionali», e dei cosiddetti confini del cinema intesi come «geografia immaginaria» (Arjun Appadurai). Nella propria ricerca, De Franceschi avvicina la prospettiva – teorico-critica del cinema – di uno sguardo “estraneo” rivolto all’Africa e agli afrodiscendenti, con l’obiettivo di proporre alcuni «itinerari di contronarrazione al presente o controstoria del cinema», guardando soprattutto alla condizione del nostro Paese. Nel titolo del libro campeggia “uno spettro”, con cui De Franceschi si riferisce al fantasma del colonialismo in senso lato; ma allo stesso tempo pensa allo spettro cangiante di identità che popolano lo spazio discorsivo dello Stato, sempre occultato da una tendenza egemonica e asimmetrica del potere che è volta all’esclusione dei soggetti liminari.
Il libro è introdotto dalla Prefazione della docente Áine O’Healy (Loyola Marymount University di Los Angeles, California), che elogia il lavoro – definito pionieristico in questo ambito degli studi cinematografici – di De Franceschi che, contro la tendenza tutta italiana e non solo di ignorare le problematiche della transnazionalità, ha affrontato una ricerca attenta tra registi, sceneggiatori e attori afrodiscendenti, colti nel loro rispettivo contesto storico e geografico (il problema sempre attuale dei confini nazionali), così come ha anche analizzato nel dettaglio «la costruzione della razza», della quale tracce velate sono disseminate in molti registi e film nostrani (e, altrettanto, nella cartellonistica cinematografica indagata a fine testo), alimentando un clima di razzismo implicito e solo all’apparenza inoffensivo per il fruitore.11009
Lo schermo, dunque, resta nell’interpretazione critica di De Franceschi una finestra traboccante di pregiudizi e fantasmi di origine coloniale duri a morire; ergo, una sorta di trappola per lo sguardo, che pur tuttavia può razionalmente essere disinnescata alla luce di una nuova alfabetizzazione audiovisiva che riporti il (post-)cinema – in specie nell’attuale condizione migratoria che vive l’Europa – allo stato di finestra aperta sul mondo e sulle sue diversità culturali.
Il volume di De Franceschi appare, in questo panorama, come un atto di impegno e, se vogliamo, di lotta in senso intrinsecamente politico, che lo studioso conduce dagli esordi della propria carriera, e che in questo testo porta a felice compimento raccogliendo i propri longevi contributi su un tema complesso e spesso ignorato dagli studi sul cinema. Un primo importante passo, dunque, verso l’apertura a nuovi saperi che seminino una terra fertile per una (necessaria) «svolta postcoloniale» anche in Italia.

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INDICE:
PREFAZIONE di Áine O’Healy
PREMESSA
PARTE I. Sguardi d’Africa e diasporici dietro e davanti la cinepresa
1. (S)FIGURAZIONI DI UN CORPO IN CRISI.
Nouri Bouzid: identikit di un autore contro
2. POSTCOLONIAL I.
L’io-mondo di Chahine e Sissako
3. L’ATTORIALITÀ COME LUOGO DI LOTTA.
Africani e afrodiscendenti nel cinema italiano post-1989
4. L’AFRICA NEGLI OCCHI DI CHI VI FA RITORNO.
Riconfigurazioni postcoloniali
5. CINEASTI AFRODISCENDENTI DEL DUEMILA.
Fra diaspora, transnazionalismo e postrazzialità
6. OMAR SY.
Verso un divismo nero?

PARTE II. Percorsi sottotraccia nel cinema italiano
1. IL TREPPIEDE INSABBIATO.
Controstorie africane sull’Italia coloniale
2. ITALIA ADDIO.
Il nostro cinema visto dall’altra parte del Mediterraneo
3. IO SONO LA-BAS.
Prove tecniche di liberazione dell’immaginario (dentro e fuori la fortezza europea)
4. WELCOME TO SCHENGENLAND.
Tra cinestorie di ospitalità e colpevolezza
5. SPAGHETTI BLACKFACE.
Pratiche performative al di là della linea del colore
6. GOING B(L)ACK.
Quando il cinema italiano butta in commedia il senso comune razzista
7. BIANCA E NERO.
Per un’iconologia del tabù del “viceversa” nella cartellonistica cinematografica italiana
BIBLIOGRAFIA
INDICE DEI NOMI

Pag. 321
MIMESIS EDIZIONI – Collana CINEMA, n. 56 (2017)

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