SCONFINAMENTI – Star Trek: Lo sguardo dell'altro

Star Trek 2009 Spock incontra Spock

Davvero J.J. Abrams, figlio della scuola di Spielberg e Lucas, ha travisato l'essenza della creatura di Gene Roddenberry? Al contrario, sembra aver piuttosto compreso come la saga cinematografica di Kirk e soci già avesse in sé i semi della contaminazione di forme e linguaggi, e che definisse se stessa in un continuo gioco dei confronti con l'altro

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Star Trek 2009 Spock incontra SpockQuando, nel 2009, J.J. Abrams ha preso le redini della saga cinematografica di Star Trek, non sono mancate le polemiche di chi accusava l'autore di Alias e Fringe di aver “svenduto” l'epopea spaziale creata da Gene Roddenberry alle logiche dell'universo rivale di Star Wars (accusa che peraltro, oggi, assume un sapore tutto nuovo e intrigante, considerato il futuro coinvolgimento dello stesso Abrams proprio nella saga degli Skywalker): Abrams infatti sembrava aver trovato la formula del rinnovamento di Star Trek attraverso un approccio quasi “lucasiano” (lui che artisticamente è figlio proprio dell'onda creata nei Settanta da Spielberg e dallo stesso Lucas), basato su un uso espressivo degli aspetti spettacolari, un sense of wonder esibito e capace di guardare ancora più indietro rispetto alla visione illuministica di Gene Roddenberry, quasi agli albori di una fantascienza che manifestava il piacere dell'avventura, prima ancora che del confronto fra i personaggi.

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I due franchise più popolari e, allo stesso tempo, antitetici della fantascienza arrivavano dunque a (con)fondersi: ma Star Trek, si sa, è in fondo il format seriale basato sugli scontri anche ideologici fra la logica di Spock e il pragmatismo “passionale” di Kirk, quello che ha sempre portato i suoi fans a guardare con sospetto e, perché no, anche una punta di snobismo il misticismo della Forza e le battaglie orientaleggianti dei Cavalieri Jedi. Siamo quindi di fronte a un travisamento della sua natura? In realtà, almeno per chi scrive, si tratta di un approdo annunciato poiché scritto nel DNA stesso dell'idea forgiata da Gene Roddenberry 47 anni fa: quella dell'esplorazione di nuove vie, nuovi mondi, e dell'incontro di differenti culture.

D'altra parte, se le sue terminazioni televisive hanno rappresentato lo zoccolo duro dei principi cari ai veri “trekkie”, è nella saga cinematografica parallela che le avventure di Kirk, Picard e soci hanno sempre mostrato una particolare propensione alla contaminazione delle forme e dei linguaggi: come dimenticare, infatti, il fondativo Star Trek – The Motion Picture del 1979, che guardava ai tempi e agli ideali tecno-filosofici della macchina senziente creata da Stanley Kubrick per il suo 2001: Odissea nello spazio? Oppure il quarto capitolo, Rotta verso la Terra, che già assumeva le forme di un'avventura contemporanea figlia dei paradossi temporali che all'epoca stavano avendo nuova linfa (il film uscì nel 1986, un anno dopo Star Trek Generazioni Picard incontra Kirkl'exploit di Ritorno al futuro)? Una formula dinamica, che peraltro già guardava alle future terminazioni interne alla saga: il Nexus temporale di Generazioni (settimo capitolo della saga), dove un paradosso permetteva al classico Kirk di William Shatner di incrociare il suo percorso con il Picard della Next Generation (ambientata un secolo dopo la serie classica) già conteneva in nuce l'incontro fra i due Spock del primo Star Trek dell'era Abrams. Tutto questo mentre il nuovo Into Darkness già dai trailer mostra la caduta dell'astronave Enterprise, che già avevamo visto proprio nello stesso Generazioni.

Un po' ricorsi storici, insomma, un po' voglia sotterranea di aprire sempre nuove vie, guardando alle possibilità offerte dalla scena contemporanea, anche se con l'idea tutta propria di mantenere saldo un piede nella realtà, in caratteri in grado di definire i tempi e i ritmi del racconto. E questo lo ritroviamo anche in Abrams, se è vero che il suo primo Star Trek mostrava tutta l'impetuosità giovanile di un cast riportato agli esordi delle loro avventure. Per quanto ci riguarda, non c'è stato nessun travisamento, ma solo la lungimiranza di chi ha capito che il format di per sé è dinamico quel tanto che basta da sopravvivere agli scossoni, mostrando le proprie peculiarità attraverso il confronto con gli altri.

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    Un commento

    • quindi siccome in Star Trek i paradossi temporali ci sono sempre stati, allora anche quello di Abrams sarebbe Star Trek? Disaccordo totale con l'articolo e con il punto di vista espresso, peraltro già sotto attacco in numerosissimi forum. Certo è un peccato farne una questione di "giovani contro anziani", "modernisti contro tradizionalisti", ma non vedo alternative. Questo NON è Star Trek, ma solo qualcuno che conosce la saga può davvero rendersene conto,.