17/2/2005 – Spettacolo, continua la vertenza

In preparazione della manifestazione nazionale a Roma

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"Il sostanziale disinteresse verso i problemi della cultura è uno degli indici della crisi italiana e anche uno dei comportamenti più censurabili dell'attuale governo" dichiara Gianni Borgna, assessore alle politiche culturali del Comune di Roma, città dove il 21 febbraio si terrà la manifestazione nazionale della Vertenza Spettacolo. "Viene perseguita una politica – continua Borgna – che considero sciagurata di dismissione del patrimonio e di tagli sempre più sostanziali sia dei finanziamenti alla cultura, sia dei trasferimenti agli enti locali, che sono i soggetti più vivi e dinamici della promozione culturale. Un comportamento, dunque, che si traduce in un moltiplicatore di crisi".

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Per Borgna lo spettacolo è sempre stato trattato male e sempre troppo assistito: "penso che si dovrebbe sostenere molto di più la cultura ma non con elargizioni graziosamente concesse dall'alto, bensì con un sistema più automatico, meno assistenziale, che premi soprattutto l'innovazione, la ricerca, la sperimentazione. Insomma, serve uno Stato meno padrone e più dinamico che favorisca l'imprenditorialità".


Del disagio del teatro si occupa, sempre sul Giornale dello Spettacolo, Pamela Villoresi, per la quale un teatro senza contributi potrebbe "solo accontentare i gusti più bassi, ma se si vogliono fare spettacoli per un pubblico più colto, lo sbigliettamento da solo non basta di certo". Inoltre l'intervento dello Stato è fondamentale per scoprire nuovi artisti: "se si producono 10 spettacoli, è possibile che 3 facciano scoprire attori che poi avranno un futuro e 7 si rivelino un bluff. Ma se non si rischia come si scoprono i nuovi talenti?". Sui criteri con cui vengono distribuiti i finanziamenti, la Villoresi sostiene che "in quest'ultimo periodo le garanzie con cui le commissioni finanziano gli spettacoli sono diminuite, vengono applicati di meno quei parametri oggettivi che erano i borderò, le piazze coperte, le critiche, mentre è aumentata la discrezionalità. Pesano tantissimo inoltre i ritardi con cui i contributi vengono erogati, per cui le compagnie sono strozzate dalle banche cui tocca chiedere prestiti, e anche i teatri vanno in uno scoperto totale, e bisogna sempre chiedere agli artisti un dilazionamento dei compensi".

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